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Politica
Conte incontra la Dc. Il premier fa centro

Intervenendo a “ La Piazza” , l’appuntamento promosso da Affari Italiani a Ceglie Messapica qualche giorno fa – il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è autodefinito un “ cattolico democratico”, dal punto di vista politico – culturale “la tradizione che mi ha colpito di più durante il mio processo di formazione”. Conte ha aggiunto di non essere “interessato a divenire leader di un nuovo partito” ma da un lato “ a dare una testimonianza politica” e dall’altra “ sperare che in prospettiva qualche seme lasciato potesse germogliare”. Una affermazione impegnativa quella di Conte sotto molti profili, che forse pochi hanno colto e che richiede invece una riflessione ed un approfondimento, soprattutto per tentare di analizzare quello che sta succedendo o che potrebbe succedere in termini di assetti politici sul più lungo periodo.

Il cattolicesimo democratico in Italia affonda le sue radici indietro nel tempo, ha i suoi padri in Alessandro Manzoni ed Antonio Rosmini – che di Manzoni influenzò il pensiero – in Luigi Sturzo che ne è stato il fondatore dottrinale sistematizzandone il contenuto concettuale , in Alcide De Gasperi che ne è stato l’attuatore. Personalità apparentemente diverse fra di loro ma legate da un filo comune di pensiero: per il Manzoni la persona deve essere libera e responsabile, illuminata e fortificata dalla fede nella Provvidenza.

La libertà vera è quella che consente di essere cittadino per mezzo di giuste leggi e di stabili istituzioni: giustizia , economia, amministrazione dei beni pubblici nell’opera del grande scrittore troviamo molte lezioni politiche che l’Italia dimostra di non aver ancora imparato. Nessun movimento storico e tantomeno il cattolicesimo democratico può costruire o ricostruire il proprio futuro senza l’umiltà ed il coraggio della memoria: tornare per esempio ad Antonio Rosmini – figura ancora poco conosciuta in Italia ma importante nella storia del Risorgimento italiano - sembra essere un passaggio obbligato per ogni progetto globale di ricostruzione della presenza dei cattolici democratici in Italia : il concetto di libertà nel Rosmini , il tema del contemperare la volontà del singolo con le leggi della società , la convinzione che non possa esistere alcuna forma di ordine – che riguardi l’individuo o la società – che non si identifichi in sostanza con il conseguimento del bene maggiore in relazione tanto all’individuo che alla società stessa. Ecco perché il maggior grado di libertà politica – in Rosmini - non può non corrispondere al maggior grado della libertà personale. Il nome di Rosmini ricorre poi più di una volta negli scritti di Luigi Sturzo, soprattutto su Chiesa e Stato fra il 1946 ed il 1959.

Il Padre Francesco Occhetta, giornalista e scrittore della Civiltà Cattolica, autore di un recentissimo interessante saggio nella necessità di “riscostruire” la politica, a 100 anni dalla costituzione del Partito Popolare Italiano – stella polare per i cattolici impegnati in politica ricorda Luigi Sturzo e ne riassume l’azione politica : conservatori cattolici lo consideravano «un progressista», i cattolici liberali «un intransigente»; per i socialisti egli era «un riformista», per i fascisti “ un prete intrigante”.

Quando viene diffuso l’appello ai liberi e forti la Grande guerra si era appena conclusa, l’Italia stava piangendo i suoi circa 600.000 caduti e curando quasi un milione di feriti. La vita media della popolazione italiana – allora circa 37 milioni di persone – non superava i 31 anni per gli uomini e i 32 anni per le donne, mentre l’analfabetismo toccava punte del 70% della popolazione in regioni come la Basilicata e la Calabria. In quel particolare contesto storico, il colpo d’ala di Sturzo fu quello di creare un partito laico, democratico e di ispirazione cristiana, con una precisa piattaforma programmatica: difesa della famiglia e libertà di insegnamento, lavoro inteso come diritto e referendum locali, centralità delle autonomie territoriali e forme di previdenza sociale, rappresentanza proporzionale e voto alle donne, libertà della Chiesa e costruzione di un ordine mondiale nuovo.

Oggi rimane l’eredità di un partito riformatore, interclassista e aconfessionale, un partito «popolare» – antidoto a ogni populismo – basato sulla mediazione politica, il riformismo, l’iniziativa privata e la centralità delle autonomie locali. Secondo Sturzo, «la politica non guasta, ma rivela gli uomini». Dai suoi scritti emerge che tra le cause del fascismo ci sono state proprio la debolezza della classe politica, la corruzione, la statalizzazione e la mortificazione dei princìpi di sussidiarietà e di solidarietà. In un tempo politico in cui l’arroganza del potere sfida i diritti e i doveri riconosciuti dalla legge, l’esperienza politica di 100 anni fa permette al mondo cattolico di ritrovarsi «in questa grave ora» per essere «uniti insieme» come voce dei deboli, garante dei diritti, alternativa alla società dei consumi e protagonista di un «umanesimo co- munale» da cui selezionare una nuova classe dirigente per una nuova stagione politica.

Siamo dunque in questo momento ad un punto fondamentale: qual è il rapporto fra cristianità e politica, o meglio l’interrogativo su quale debba essere – in una fase storica all’interno della quale la crisi della politica appare risolversi in una questione puramente pragmatica – il contributo peculiare che la cristianità è chiamata a fornire all’agire politico e sociale. Un contenuto importante quello contenuto nel pensiero del cattolicesimo democratico in Italia, così come importante è stato – di fatto – il contributo dato dai cattolici al movimento costituente: il momento della firma dei Patti Lateranensi nel 1929 e la stessa importante presenza di Eugenio Pacelli prima in Segreteria di Stato e poi Papa con il nome di Pio XII, un uomo che aveva una autentica vocazione alla visione mondiale dei problemi e una abitudine a confrontarsi con piccoli e grandi rivolgimenti – fornisce uno stimolo importante.

Nel Natale del 1942 il Papa pronunciò un radiomessaggio in cui lanciava un punto di riflessione destinato a rimanere famoso ma anche in questo momento storico attuale: “Non lamento, ma azione è il precetto dell’ora; non lamento su ciò che è e che fu , ma ricostruzione di ciò che sorgerà e deve sorgere a base della società”. Agostino Gemelli e la nascita della Università Cattolica del Sacro Cuore , Giuseppe Dossetti – Padre costituente, professore universitario, combattente della resistenza che scelse poi il silenzio divenendo sacerdote e fondando la Piccola Famiglia dell’Annunziata avendo anche vissuto l’esperienza del Vaticano II al seguito del Cardinale Arcivescovo di Bologna Giacomo Lercaro , Giorgio La Pira , poi al Governo e Sindaco di Firenze, lo stesso Fiorentino Sullo che il Presidente del Consiglio dei Ministri commemora lunedì ad Avellino – sono solo quattro dei nomi importanti di quel momento.

Si rifletteva da una parte sul giudizio da dare alla democrazia politica, intesa come controllo del popolo sull’esercizio dei poteri dello Stato mediante libere elezioni o forme analoghe e dall’altra sul giudizio da dare al regime capitalistico come in concreto esso si attua nei Paesi europei di civiltà industriale, la nascita della Democrazia Cristiana ed il suo ruolo – nella visione di Alcide De Gasperi - di “ partito di centro che guarda a sinistra”. Occorre adesso – nella attuale situazione politica – ricostruire un luogo politico per ritrovarsi, e – riprendendo ancora il Padre Occhetta – riconoscersi senza conoscersi aiuta a rendere vivente una eredità. Questo luogo lo chiamiamo “ centrismo politico”, una sorta di rosa dei venti per la politica, rappresenta l’intersezione dove le politiche di “ destra” e di “sinistra” e le nuove politiche del nord e del sud sono obbligate a passare, con una cultura che possa garantire il gradualismo delle riforme, la moderazione dei linguaggi e dei comportamenti e l’arte della mediazione, tesa a creare punti di equilibrio validi per tutte le parti.

E infine una cultura politica interclassista , che riduce le diseguaglianze fra le classi sociali e seleziona le persone adatte, la classe dirigente senza la quale l’Italia non solo continuerà a non imparare la lezione di Alessandro Manzoni ma è destinato ad avere poco e quanto meno incerto futuro. Un momento, questo, in cui verso il centro politico si affacciano diverse esperienze e nascono diverse proposte. Una è certamente quella di Matteo Renzi con Italia Viva. Vi è poi Carlo Calenda , pentitosi dopo trenta anni del liberismo puro con “ Siamo Europei”, non tralasciando Lorenzo Cesa che prefigura una rinascita della Democrazia Cristiana. Gianfranco Rotondi ancora a Ceglie Messapica lo ha definito “uno di noi, un cattolico democratico”. Ma che cosa ha veramente in testa il Giuseppe Conte che qualche giorno fa ad Assisi si impegnava a “ realizzare un Paese più giusto e solidale”? Sarà proprio vero che non vuole essere il leader di una nuova formazione politica?

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    giuseppe conte





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