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Politica
Contributi al Pd, Grasso condannato. Dovrà pagare 82 mila euro al partito
Foto La Presse

Pietro Grasso, il candidato premier di Liberi e Uguali alle ultime elezioni politiche, deve restituire 82.000 euro al suo ex partito.Il Tribunale di Roma ha emesso un decreto ingiuntivo nei riguardi dell’ex presidente del Senato nel quale gli si ingiunge di pagare le quote che i parlamentari dem si erano impegnati a versare mensilmente al partito.

Lo ha confermato il tesoriere del Pd, Francesco Bonifazi, contattato telefonicamente. “Il mio unico commento - ha affermato Bonifazi - è che le regole vanno rispettate, specie se si decide di stare in una comunità”. Grasso, in risposta, ha dichiarato di non aver ricevuto ancora nulla ma avverte: "Quando arriverà il decreto, farò opposizione".

La linea dura contro i parlamentari morosi è stata adottata durante l'approvazione dell'ultimo bilancio dem, dopo numerosi solleciti caduti nel vuoto, per far quadrare i conti di un partito in sofferenza, con i dipendenti in cassa integrazione.

A giugno, presentando un bilancio 2017 in utile di oltre mezzo milioni di euro dopo il "rosso" dell'anno precedente, il tesoriere (renziano di ferro) ha infatti spiegato d’aver fatto partire i decreti ingiuntivi nei confronti dei 63 parlamentari, molti dei quali passati a Mdp, che non hanno versato i 1.500 euro mensili dovuti al partito.

L’ex presidente del Senato, dunque, è solo il primo a dover pagare. A confermarlo lo stesso Bonifazi spiegando che il giudice ha emesso quasi tutti i 63 decreti ingiuntivi richiesti dal Pd. “Noi abbiamo preso l’impegno, durante l’approvazione del bilancio, di destinare tutti questi soldi a sostegno dei nostri lavoratori in cassa integrazione. Poi è chiaro che tra l’emissione del decreto e la percezione effettiva del denaro, ahimè, passerà del tempo” ha concluso il tesoriere. In ballo, in totale, ci sono un milione e 600mila euro di arretrati

Grasso è in cima alla lista dei morosi perché, da quando è stato eletto nel 2013 nelle file del Pd, non ha mai girato alle casse del partito i 1.500 euro. Tra gli altri parlamentari "colpiti" dalla richiesta di decreto ingiuntivo ci sarebbero anche Marco Meloni con circa 10 mila euro di arretrati, Simona Valiante con 53 mila e Guglielmo Vaccaro con 43 mila.

L'ex presidente del Senato, comunque, in una nota, ha confermato l'intenzione di voler dare battaglia: "Non ho ancora ricevuto alcuna notifica di decreto ingiuntivo, quindi non so su quali basi possa essere stata emessa. Di certo c’è che nessuno mi ha mai chiesto una determinata cifra mensile nel corso di tutta la scorsa legislatura e, da presidente del Senato, come so essere norma, non ho ritenuto di finanziare alcuna attività politica oltre ad aver rinunciato, tra le altre, alla parte di indennità che viene solitamente utilizzata per finanziare i partiti".

Grasso ha anche aggiunto di aver chiesto via mail più di un mese fa un incontro con Bonifazi e i rispettivi legali: "Ho rinnovato la richiesta direttamente a lui due giorni fa per dimostrare, carte alla mano, le mie ragioni ed evitare il contenzioso. Evidentemente il tesoriere del Pd, che ha svuotato le casse con la scriteriata campagna referendaria e con le megaconsulenze ai consiglieri americani, scelte di cui a farne le spese sono stati i dipendenti, ha bisogno di scaricare su altri le colpe della sua pessima gestione e provare a trasformarle in un mezzo strumentale e propagandistico. Quando arriverà il decreto, può star certo che farò opposizione".

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grasso condannato pagare pd





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