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Politica
Coop, stop finanziamenti ai partiti. Una tempesta in un bicchier d'acqua
Ieri a sorpresa è passato alla Camera un emendamento al ddl Anticorruzione che secondo il proponente, Giovanni Donzelli di Fratelli d’Italia spezzerebbe la relazione coop-sinistra, quel “rapporto morboso e poco trasparente” (ora la legge verrà vagliata dal Senato). Ma basta fare un semplice fact-checking per capire che non è proprio così.

 

Va dato merito a FdI e a Donzelli, nel deserto dei tartari, di aver posto il problema delle cooperative, un'economia di cui non si vuole mai parlare ma da 151 miliardi di euro, più grande del Pil dell'Ungheria o di Slovenia, Croazia e Bulgaria messe insieme, che paga pochissime tasse o non ne paga affatto, fa concorrenza sleale a chi le paga, si controllano da sole, giocano in Borsa anche se svolgono attività mutualistiche, raccolgono il denaro a vista anche se non potrebbero farlo e paradossalmente possono anche chiedere denaro al socio lavoratore per farlo lavorare. Così come va dato merito a Fratelli d'Italia dell'emendamento nel “capitolato Minniti” del 2017 che obbliga le cooperative sociali a rendicontare tutte le spese sostenute nella gestione dei centri di accoglienza per gli immigrati.

 

Ma dopo l'emendamento di ieri temo che le coop si faranno una grassa risata. Sugli aspetti rileventi sopra elencati invece il governo non è ancora intervenuto.

 

Da tempo le cooperative non finanziano i partiti di sinistra anche perchè i soldi sono finiti. E nel “sistema emiliano”, che è il modello esteso a tutto il Paese di scambio e connessione “senza delinquere” tra sinistra e istituzioni varie, non c'è neanche bisogno del finanziamento diretto. Dai mega appalti Consip fino alla sagra di paese c'è una rete capillare di relazioni e potere che tiene in piedi un mondo fatto di migliaia di persone ed economie. Quella del finanziamento delle cooperative ai partiti è davvero una connection da poco.

 

L'emendamento passato ieri equipara le cooperative sociali (e solo quelle) e i loro consorzi alle partecipate pubbliche, e similari, a cui è vietato finanziare partiti e candidati, perché questi tipi di coop dovrebbero svolgere prevalentemente attività senza scopo di lucro. Giusto, ma secondo il rapporto Eurisce 2016 le cooperative sociali muovono un fatturato annuo di 12 miliardi di euro che rappresenta l'8% dell'intero fatturato italiano del settore coop che consiste, come dicevamo, in 151 miliardi di euro. E se escludiamo le coop sociali legate al ras Salvatore Buzzi, che a macchia di leopardo distribuiva “in chiaro” cifre dai 5.000 ai 10.000 euro ai candidati (ben poca cosa quindi), la mole di finanziamenti che questo tipo di coop erogano alla politica sono poco consistenti. Buzzi fatturava ben altro e dai suoi “libri neri” contabili risultano tipi di pagamenti su cui il ddl Anticorruzione non incide.

In più dal 2000 al 2015, nell'arco di 15 anni, le coop che hanno finanziano le campagne elettorali dei partiti, delle coalizioni o dei candidati lo hanno fatto per complessivi 3 milioni 200.000 euro. Una cifra complessiva limitata e per somme relativamente piccole per ogni singolo finanziamento. Le coop che hanno finanziato la politica e in modo lecito non sono principalmente coop sociali ma di produzione lavoro, servizi, edilizia o coop di consumo o società controllate che hanno cioè altri tipi tassazioni e caratteristiche societarie, come Consorzio Emiliano Romagnolo o Cpl Concordia, Manutencoop, Lega Regionale Cooperative e Mutue della Lombardia insieme a tante altre. 

 

* questo il testo dell'emendamento

Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:2-bis. All'articolo 7, primo comma, della legge 2 maggio 1974, n. 195, al primo periodo, dopo le parole: «natura privatistica,» sono aggiunte le seguenti: «nonché delle cooperative sociali e dei consorzi disciplinati dalla legge 8 novembre 1991, n. 381,». 11. 43. Donzelli, Maschio, Varchi, Prisco, Zucconi, Silvestroni.

 

 

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