Politica
Così ha tolto l'alibi a chi lo attacca. Di Maio lascia e (per ora) non torna

Che cosa c'è dietro le dimissioni da capo politico del M5S
Togliere l'alibi a chi con i suoi continui attacchi personali e diretti alla figura del capo politico stava indebolendo il Movimento 5 Stelle offuscando così i risultati che i pentastalleati stavano ottenendo al governo. E' la motivazione principale che ha portato Luigi Di Maio a lasciare la leadership del Movimento. Una decisione maturata singolarmente negli ultimi 10-15 giorni e che non ha assolutamente alcun legame con le elezioni regionali di questa domenica in Emilia Romagna e in Calabria. Appuntamento che lo stesso Di Maio mesi fa, dopo il voto in Umbria, avrebbe addirittura voluto disertare.
Nessun contrasto dunque con Beppe Grillo e Davide Casaleggio che, anzi, nelle ultime ore gli hanno confermato stima e sostegno per il lavoro svolto come leader. E chi ha parlato nelle ultime ore con Alessandro Di Battista assicura che anche l'ex parlamentare grillino abbia espresso vicinanza a Di Maio, che ovviamente resta ministro degli Esteri e ora potrà dedicarsi a tempo pieno al delicato impegno alla Farnesina. Confermato che la reggenza del M5S viene affidata a Vito Crimi, membro più anziano del direttorio, fino agli stati generali pentastellati di marzo.
Al momento non sembra che Di Maio, abbastanza sereno e tranquillo, voglia arrivare all'appuntamento di inizio primavera con l'intenzione di ripresentarsi per il ruolo di capo politico del M5S. Per quanto riguarda il futuro ci sono una serie di possibilità sul tavolo, anche perché gli stati generali ridisegneranno l'intero assetto del movimento fondato da Beppe Grillo. Sul tema della maggiore collegialità, invocata ad esempio da Carla Ruocco, per ora le decisioni le prenderà Crimi e successivamente, a marzo, si vedrà come deciderà di strutturarsi il Movimento.
Possibile un nuovo leader o anche una gestione plurale. Resta il fatto che nel giorno dell'annuncio del passo indietro molti deputati e senatori pentastellati affermano, parlando nei corridoi di Camera e Senato, che sarà molto difficile sostituire Di Maio per la sua generosità e il suo impegno. Ma così ha deciso, autonomamente, e per togliere l'alibi a chi con i suoi siluri quotidiani faceva il male dei 5 Stelle e dell'esecutivo.