"Così la riforma Bonafede non va". Arriva la bocciatura di Forza Italia
Giustizia, intervista a Francesco Paolo Sisto
"Innazitutto c'è la solita, mai sufficiente, critica sul metodo. Questo governo, da Conte a Bonafede e soci, ragiona per conto suo anche su provvedimenti di grande rilevanza come questo sulla giustizia. Finge di dialogare con le opposizioni. Arriva a questo provvedimento emotivo, fondato solo sulle intercettazioni del caso Palamara, altrimenti non ci sarebbe stata nessuna riforma, e poi nei prossimi giorni incontra i capigruppo delle opposizioni non per presentare il testo ma per imporlo". Il capogruppo di Forza Italia nella commissione Affari costituzionali della Camera, Francesco Paolo Sisto, commenta con Affaritaliani.it il testo della riforma della giustizia del ministro Bonafede - pubblicato in esclusiva da Affaritaliani.it - che assegna più potere a correnti e Csm.
"C'è da dire poi che il governo crede poco in questa riforma della giustizia. Siamo stati abituati a decreti anche sui monopattini, mentre in questo caso si sceglie la strada della legge delega. In questo momento così delicato e drammatico sarebbe stato più appropriato uno strumento maggiormente incisivo. La legge delega impiegherà almeno un anno e con i vari intoppi e le possibile insidie parlamentari questa riforma richiesta a gran voce potrebbe anche subire uno stop".
"Da tempo noi chiediamo che la riforma non sia solo elettorale perché modificare solo il sistema di elezioni senza cambiamenti dall'interno non è sufficiente. Punto fondamentale per noi è poi la separazione delle carriere: serve chiarezza all'interno e all'esterno della Magistratura. Bisogna sapere chi accusa e chi giudica, altrimenti l'imparzialità e la terzietà sono solo ologrammi. Il cittadino, per fare un esempio, deve sapere chi gioca nell'Inter e chi nel Milan, per garantire il giusto assetto previsto dall'articolo 111 della Costituzione, non desueta nonostante Bonafede, non vi siano più confusioni . Il 29 giugno in Aula arriva la proposta di legge sulla separazione delle carriere e io sono ben contento di esserne il relatore".
"Il magistrato che si candida in politica non deve poter tornare a fare il magistrato. La candidatura è una scelta di campo, legittima , più che legittima : ma dopo non deve essere più possibile amministrare la giustizia. E' necessario che la terzietà sia di forma e di sostanza".
"Altro punto è lo stop a tutti gli incarichi extragiudiziari. I magistrati devono esercitare con gioia e dignità il potere giudiziario, che ricordo essere un organo di sola rilevanza costituzionale. Il giudice deve fare il giudice, a protezione dei diritti dei cittadini . Niente più ruoli in ministeri o incarichi extragiudiziari che turbano, come purtroppo accaduto, l’adempimento ai propri compiti come disegnati dalla Carta Costituzionale . L'indipendenza della magistratura dalla politica va rimarcata , senza infingimenti, senza sconti “.
"Per quanto riguarda il Csm occorre incrementare la componente laica, per garantire maggiore indipendenza dalle correnti . Una componente laica qualificata e più numerosa può essere un buon antidoto alle ingerenze dei gruppi. Quanto alla soluzione dei collegi piccoli, premesso che il sorteggio è l’unica certezza di algebrica indipendenza, può essere un buon punto di partenza , tanto è insopportabile il modo scientifico di gestire le elezioni per i membri del Csm. Non esiste , in verità , un sistema elettorale che possa essere miracoloso : è invece, preliminarmente necessario una riforma culturale , e dall’interno.In ultima analisi il giudice deve tornare a fare solo il giudice, con una orgogliosa ripresa di identità della Magistrature, nessuna esclusa. Torniamo a quello che scrive, con la semplicità ordinata della democrazia , la nostra Costituzione: a quello che comunque fanno tanti magistrati “senza potere”, nel silenzio dei loro doveri ", conclude.
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