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Politica
Covid, ma quale modello Italia. Perché la Germania ha gestito meglio il virus

Nei prossimi giorni il governo e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte dovranno decidere su un nuovo Dpcm e sulla proroga dello Stato di Emergenza. Fonti interne al Consiglio dei ministri hanno confermato ad Affaritaliani che è molto probabile si vada verso una conferma della condizione emergenziale (salvo imprevisti davvero clamorosi), vista anche la lenta crescita della curva dei contagi.

Eppure ogni giorno in Italia muoiono 630 persone per malattie del sistema circolatorio cardiovascolare, un po' meno di 500 per tumori, 144 per problemi respiratori. Decessi che non hanno a che fare con il Coronavirus. I dati Istat pubblicati dalla Fondazione De Gasperis mostrano questo quadro impressionante se confrontato ai 17-20 morti che di media si registrano ogni giorno per il Coronavirus.

In Italia i contagi non stanno aumentando al ritmo di Francia, Inghilterra e Spagna (che hanno altri problemi di tenuta delle strutture sanitarie e di modello di gestione con la concentrazione ospedaliera) anche se con l’apertura delle scuole potremmo vedere presto accelerazioni. Ma se è vero che le principali patologie per le quali gli italiani muoiono non sono contagiose e non mettono in crisi il sistema ospedaliero perché non si moltiplicano con accelerazioni esponenziali è anche vero che la nostra gestione del Coronavirus (al pari di altri Paesi) non è stata così brillante come viene dipinta sui grandi media.

Mettendo anche solo a confronto il nostro dato con quello tedesco i numeri appaiono impressionanti. In Italia con 308.104 contagi ci sono stati 35.818 morti mentre in Germania con 285.027 contagiati i morti sono stati 9.463, come riportano gli studi dell’accreditata Johns Hopkins University. La profilassi adottata dal Paese di Angela Merkel, che di fatto non ha “chiuso” la propria economia, fa emergere un sistema di gestione razionale anche nella fase più critica.

Mentre in Italia il carico di responsabilità ricadeva sui singoli presidi ospedalieri e sui singoli operatori, scoprendo anche che l’Italia non aveva un piano pandemico che si potesse chiamare tale, né i reagenti per fare i tamponi, tantomeno forniture di mascherine, in Germania si puntava sui presidi medici decentralizzati, mantenendo rigidamente separata la popolazione a rischio dal resto degli abitanti, intervenendo con terapie preventive o con la plasmaferesi, sostenendo con forza l’economia privata non garantita ordinariamente dallo Stato (questo al fine di evitare che una popolazione contagiata fosse comunque costretta a recarsi al lavoro per necessità, sottacendo il contagio e diffondendo così il virus). In pratica in Germania si è cercato di gestire il fenomeno in modo razionale e non con il terrore.

Ora immaginiamo anche solo per un istante, andando al di là delle simpatie politiche legittime, se i morti sopra menzionati ci fossero stati con un governo Berlusconi, invece che con una compagine a guida Pd-5 Stelle-Leu-Italia Viva. Ci sarebbero state le manifestazioni in piazza, i girotondi, con o senza mascherine, le rampogne dei programmi televisivi stile Michele Santoro-Marco Travaglio, i richiami del presidente della Repubblica!

Invece non è accaduto nulla e non accade nulla. Si plaude alla gestione italiana pensando di poter gestire il Covid sulla falsariga del terrore di marzo o sicuramente non in modo razionale come è accaduto in Germania, dove anche in questo momento i contagi crescono in modo lievi ma i morti restano pochissimi (come nel periodo peggiore della pandemia).

(Segue...)

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