Crisi di governo: nel mirino c’è Salvini - Affaritaliani.it

Politica

Crisi di governo: nel mirino c’è Salvini

Massimo Falcioni

 E adesso, dopo la decisione di Salvini di staccare la spina al governo giallo-verde del cambiamento e di mettere all’ordine del giorno una mozione di sfiducia al premier Conte con il probabile sbocco del voto anticipato in autunno? Tecnicamente, la crisi può avere diverse soluzioni ma, oltre il voto, c’è il rischio di infilarsi in un ginepraio di palazzo, un inconcludente e rischioso gioco dell’oca. Il popolo è sovrano ed è il popolo a dover dire la sua, alle urne. La realtà è quella che è.

Con la vittoria sulla Tav il leader della Lega non solo ha risolto a modo suo le beghe con Di Maio e Conte ma, facendo saltare il banco, ha dimostrato di saper interpretare il sentimento profondo della maggioranza degli italiani che volevano chiarezza, fatti, riforme, la fine del teatrino delle liti quotidiane “da comari”. Parliamo degli italiani che credono, a ragione o a torto, che il governo M5S-Lega non ha prodotto il cambiamento annunciato soprattutto per gli “stop and go” del movimento 5Stelle diviso, con una leadership inadeguata e una linea politica inficiata per lo più di estremismo, da sempre malattia infantile delle rivoluzioni mancate.

Di quegli italiani che 25 anni fa hanno sostenuto la trionfale discesa in campo di Berlusconi baluardo dell’anti politica e del fronte anti ex Pci confluiti nella “gioiosa macchina da guerra” di Occhetto e che oggi avversano l’establishment nazionale ed europeo, la politica del Palazzo, le Istituzioni asservite ai partiti a loro volta macchine di potere in mano a consorterie, correnti, signori delle tessere ecc. Soprattutto di quegli italiani che non credono in una sinistra salvifica e che anzi, dopo i ripetuti fallimenti dei governi definiti di centrosinistra, ritengono il fiacco, confuso e sempre turbolento Pd e le litigiose ideologizzate frange limitrofe una delle cause, se non la causa principale, dei mali dell’Italia.

C’è, insomma, una Italia che, pur anti Pd-sinistra e al contempo anti berlusconiana, voleva la fine di questa “anomala” e “forzata” alleanza giallo-verde frutto del voto del 4 marzo 2018, punendo Di Maio e il M5S considerati alla fine un ostacolo al cambiamento o addirittura un possibile cavallo di Troia per una parte del Pd e premiando Salvini e la Lega, intesi come baluardo per il rilancio del Paese, non solo capaci di fermare l’immigrazione clandestina e riportare dignità e sicurezza agli italiani. Ecco perché, capita l’antifona e visti i ripetuti sondaggi-boom, Salvini ha deciso di “varcare il Rubicone” gridando il suo: “alea iacta est”.

Se la crisi di governo sfociasse nel voto anticipato fra due mesi (ottobre) la Lega vincerebbe alla grande con qualsiasi combinazione, addirittura con l’attuale legge elettorale sarebbe autosufficiente in Parlamento. Ciò stando ai sondaggi. Secondo YouTrend per Agi: Carroccio al 36,8% (da solo); 43% insieme con FdI quindi sufficiente per ottenere la maggioranza; altresì maggioranza schiacciante nei due rami del Parlamento, con oltre i due terzi dei seggi in caso della formula centrodestra unito. Secondo Mannheimer per Affaritaliani: Lega sul 37-40% dei voti; tonfo M5S al 13-15%; FdI 7-8%; FI e centristi de “L’altra Italia” 6-8%.

Sull’altro fronte, Pd 24-25%e + Europa 1,5-2,5%., quindi sinistra condannata all’opposizione. Questa è oggi l’aria che tira. Contrastarla con il leitmotiv: “a ottobre arriva il fascismo” o “ad agosto la fine del governo, a ottobre la fine della libertà” significa, oltre che invocare il peggio, commettere un errore politico di cui poi sarà il Paese a pagarne le conseguenze. Come detto sopra, anche se la fine della legislatura e il ricorso alle urne in autunno restano le ipotesi più probabili, non è però vero che l’unico sbocco immediato possibile sia quello delle elezioni politiche anticipate.

Al di là della moral suasion che può esercitare il capo dello Stato e al di là di un iter della crisi tutt’altro che semplice e scontato (chi sale al Colle? Con quali motivazioni? Quale esito un eventuale nuovo voto di fiducia in un Parlamento? Ecc.) c’è già chi punta a un “governo ponte”, un “governo di scopo” a tempo (per i nomi serve solo la fantasia: governo della non sfiducia, balneare, elettorale ecc. tutte ipotesi – compresa quella di un esecutivo Conte col M5S - che comunque devono poi ottenere il voto in Parlamento con ripercussioni sugli italiani) capace di dare in pasto il regalino populista della sforbiciata dei parlamentari e far passare una manovra tutt’altro che indolore e scontata. Qualunque ipotesi è legittima ma nessuna soluzione può prescindere dalla realtà con i pesi politici ed elettorali ben diversi da quelli delle ultime elezioni politiche, oggi con la Lega non lontana dal 40% dei voti e con il suo leader che continua ad accrescere il feeling con gli italiani “in carne e ossa”.

Per il “Capitano” più consenso significa più avversari e più nemici. L’obiettivo principale, per questi ultimi, è di guadagnare tempo lasciando Salvini cuocere nel proprio brodo, magari con “aiutini” esterni, quali quelli delle procure. Quel che è certo, ancor più di prima, adesso nel mirino di tutti gli esponenti dell’ancien régime e di tutte le forze contrarie al cambiamento c’è Matteo Salvini. Per chi vuole tentare di spostare indietro le lancette della politica italiana dando un forte segnale in Europa la crisi di governo aperta è l’occasione per tentare di fermare Salvini prima che le elezioni politiche anticipate possano aprirgli le porte di Palazzo Chigi, dandogli di fatto in mano l’Italia. Per Salvini, questa è la prova del fuoco. Serve, anche per lui, il cambio di passo, il salto di qualità. In gioco non c’è solo il futuro di un politico e di un partito ma quello di un popolo e di una nazione.