D'Alemoni parla di Renzoloni
D'Alema in una intervista al Corriere della Sera parla di Renzi
Abbastanza surreale l’intervista uscita oggi sul Corriere della Sera a Massimo D’Alema, a firma di Aldo Cazzullo.
L’immagine che ne emerge è quella di un ex leader scissionista e rancoroso, incapace di arginare il suo disprezzo e la sua invidia per chi gli ha tolto il giocattolo - Pd e cioè Matteo Renzi.
D’Alema fa il surf in un prato di sogni iniziando con un mitico “partito della sinistra” presente in Italia, ma solo sulla carta, dai tempi dei Tribuni della plebe e che si ricostruisce -sempre sulla carta- ad ogni nuova scissione e viene agitato come spauracchio per amici e nemici.
D’Alema strologa su improbabili (data la stellare litigiosità della sinistra) ammucchiate di Vendola e Pisapia con gli scissionisti Pd al 3% (e sarebbe già un miracolo se lo prendessero).
Ma quello che colpisce della intervista è che D’Alema, in pratica, si rimangia tutto quello che lui è stato e che ha fatto (due volte Presidente del Consiglio nel 1998 e nel 2000) a partire dalle privatizzazioni e le liberalizzazioni del mercato del lavoro e che provocarono acerrime dispute con i sindacati, compresa la vicina Cgil.
D’Alema allora chiedeva il dialogo con Berlusconi per fare la Bicamerale (poi fallita perché Berlusconi non abboccò all’ultimo momento) tanto che venne coniato un nuovo termine “l’inciucio” e una nuova figura mitologica: il famoso Dalemoni ed ora rovescia tutto questo su Renzi in una sorta di meccanismo proiettivo con cui vorrebbe esorcizzare il suo passato ma che sortisce, in realtà, l’effetto opposto: fa capire come la sua manovra sia solo opportunistica e miri a produrre invidia politica, umana e sociale contro chi gli ha preso la cadrega.
D’Alema, come noto, ce l’ha con Renzi perché il fiorentino non gli ha dato il posto di “ministro” degli Esteri europeo preferendogli Federica Mogherini.
Nell’intervista di Cazzullo, il giornalista fa qualche domandina appena un po’ più scomoda al quale D’Alema replica sempre piccato che lui non c’entra niente ad esempio con l’acquisto di Banca 121 mentre la Boschi ha commesso cose turpi per salvare l’Etruria (questo il senso).
D’Alema che parla di trasformismo di Renzi e cita Agostino Depretis provoca una certa ilarità, come la foto che lo ritrae sofferente sotto il sole a Milano alla marcia pro migranti.
È un dannato mestiere la politica e veramente fa quasi compassione D’Alema che deve ora recitare il ruolo “de sinistra” proprio lui che per anni ha incarnato il prototipo di quella “nuova sinistra” galluzzosa e blairista la cui eredità storica e stata presa direttamente proprio da quel Renzi che ora attacca.
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