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Politica
Di Battista sbaglia piazza e viene fischiato

 

Alessandro Di Battista è forse il meno peggio tra i personaggi della galassia grillina.

Laureato, attivo nella cooperazione internazionale, condivide però con Luigi Di Maio la passionaccia per storpiare i congiuntivi, del resto vero pons asinorum dell’italiano medio.

Resta mitico il suo fantozzianissimo  “lei non mi interrompi” alla trasmissione Piazza Pulita rivolto ad un giustamente perplesso  Gennaro Migliore.

E condivide anche -a dire il vero- quell’atteggiamento di estrema superficialità che rasenta la faciloneria per cui non si prepara bene quello che deve dire e soprattutto quello che deve fare. Ecco, in un periodo storico politico differente si parlerebbe di “mancanza di analisi”, mentre il popolo la definirebbe in maniera assai più colorita ed efficace.

Ieri, Dibba, come ormai viene chiamato, ne ha combinata un’altra in puro stile grillino e sentito odor di contestazione popolare contro la odiata casta -di cui ora fa parte a pieno titolo-  si è precipitato fuori dal Palazzo per antonomasia e cioè Montecitorio, per arringare il sempre mitico popolo (in seguito, smp) che urlava “ladri e onestà”.

Queste parole, come noto, hanno effetto magico sul grillino medio e risveglia in lui atavici istinti archetipali su cui lo scaltro comico genovese c’ha costruito una fortuna, economica e politica.

Dicevamo dunque che Dibba ha levitato giù per le marmoree scale ed è uscito, quasi volando, ad arringare il popolo.

Si è tolto la giacca ed è rimasto in camicia a maniche lunghe, nonostante l’impietoso sole modello estate che manco in Africa.

Ma dopo un po’ e dopo i soliti cambi di megafoni che in queste manifestazioni non funzionano misteriosamente mai dal lontano ‘68, il smp lo ha preso a pernacchie e fischi, soprattutto dopo che aveva incautamente citato i nomi di De Gasperi e Mussolini che avevano posto la fiducia sulla “legge truffa” di Scelba e sulla legge Acerbo (ah, Santa Wikipedia, salvezza del grillino!) e qualcuno ha pure gridato “arrestatelo”.

Uno dei più coreografici contestatori in prima fila e giacca e cravatta gli urla impietosamente ogni tre secondi: “che cazzo dici?” fino a quando il grillino finalmente capisce che non si tratta dei suoi.

Cosa era successo? Dibba, sempre da bravo grillino, aveva sbagliato piazza ed era finito a concionare il Generale Pappalardo e i suoi seguaci forconi e no vax che vogliono cacciare i parlamentari “abusivi” da Montecitorio e quindi pure lo stesso “dipendente” Di Battista che, vista la mala parata, se l’è data rapidamente a gambe rifugiandosi -per nemesi storica- nel mitico Palazzo che una volta contestava.

Per concludere caro Di Battista: c’è sempre un populista più populista di te che ti popula…

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