Di Maio e Pertini, tra storia e attualità
Ma nonno Sandro, bocciato da Montanelli, non fu il precursore di Grillo
Gigino Di Maio, dirigente del M5S in ascesa, ha indicato il socialista Sandro Pertini (1896-1990) come il modello di politico a cui intende ispirarsi.
Nel 1978, fu Giacomo Mancini (1916-2002) a fare, per primo, il nome del vecchio capo partigiano, mentre Craxi avrebbe preferito puntare, per il Quirinale, su Antonio Giolitti (1915-2010).
L'ex segretario del Psi ne parlò ai dirigenti comunisti Enrico Berlinguer(1922-1984) e Paolo Bufalini (1915-2001), che diedero il "disco verde" del PCI a un esponente socialista, già stimato Presidente della Camera, non amato da Pietro Nenni (1891-1980) e molto defilato rispetto al vertice craxiano di via del Corso.
E la Dc, ancora scossa dalla tragica conclusione del sequestro di Aldo Moro (1916-1978), non ebbe la forza di insistere sul suo candidato, l'onesto e lugubre segretario Benigno Zaccagnini (1912-1989)
Memorabili i "J'accuse" pertiniani, sferzanti, sulle responsabilità dei dirigenti della Dc campana, dopo il devastante terremoto dell'Irpinia, nel 1980, e contro gli iscritti alla "P2" di don Licio Gelli (1919-2015).
Di Maio ha indicato Pertini anche per la sua rivendicata, spesso esibita, "diversità" rispetto ai politici dell'epoca. Sandro, irascibile e non controllabile, non fu, tuttavia, un precursore del corregionale Beppe Grillo.
Su questo punto, Indro Montanelli (1909-2001), che non risparmiò le critiche al Capo dello Stato socialista, non era d'accordo : "lo ricordiamo-egli scrisse- come un brav’uomo, pittoresco e un po’ folcloristico, che seppe far credere alla gente di essere un “diverso” dagli uomini politici, mentre invece era sempre stato uno di loro e non aveva mai vissuto d’altro che di politica. Non c’e’ da vergognarsi di avere avuto un Presidente come Pertini. Ma non vedo cosa ci sia da ricordarne".