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Politica
Di Maio e Speranza, peggio il tacòn del buso

Di Gianni De Felice

Ho seguito con grande imbarazzo la conferenza stampa dei ministri Di Maio e Speranza alla sala stampa estera. Mi è parso più puerile che penoso il loro tentativo di annullare la drammatica sceneggiata del Paese in grave emergenza, con le città deserte, le attività sospese, i luoghi di ospitalità e attrazione turistica chiusi, un grottesco coprifuoco per i bar, i piantonamenti in armi di vaste zone  di provincia.

 

I due ministri sembravano davanti a una lavagna con i cancellini in mano affannati a tirar via ogni traccia di un teorema sbagliato, di una dimostrazione sbadatamente autolesionistica, di una rappresentazione allarmistica e angosciosa allestita non si sa se per stupidità, smania di protagonismo o dilettantistica inesperienza di gestione pubblica di un Paese.  Mi sono reso conto che quei due signori erano clamorosamente fuori ruolo. Provavano a riportare a terra un quadrireattore fatto decollare, per incauta presunzione, con un equipaggetto di pilotini da Piper.

 

Quella conferenza stampa era essa stessa un errore. Non andava fatta. Non si corregge un tiro sbagliato,  rimangiandosi le dichiarazioni, i provvedimenti, gli appelli di quarantotto ore prima, con il disastroso effetto di indurre la domanda: una balla la drammatizzazione di prima o la minimizzazione di adesso? La persuasione occulta è quella che distrae l’informazione con nuovi argomenti. Occorrono provvedimenti di apertura e promozione: annuncio di sconti e di nuovi viaggi, programmi straordinari ed eventi speciali, documentari televisivi e telegiornali con la vita quotidiana nelle nostre città, un concentrato di allegria e spensieratezza che dissipi l’angoscia.

 

Invece, nell’infantile tentativo di minimizzare, Di Maio ha detto che in fondo in fondo il coronavirus interessa appena lo 0.1% della popolazione. Non so se la stampa internazionale presente gli abbia creduto. Ma sono certo che molti avranno pensato: e allora perché avete messo in ginocchio un Paese per così poco? Di Maio ha fatto anche una lezione sulla “credibilità”. E lui pensa di avere reso più credibile l’Italia, con una così spericolata inversione di marcia a U: da Paese chiuso per epidemia al venite pure tanto non c’è nulla di pericoloso?

 

Ritenendosi già un maestro nell’arte di governare, Di Maio voluto aggiungere un piccolo seminario sulla “trasparenza”, sostenendo che i governanti devono dire tutto ai cittadini e devono essere trasparenti. Insensata affermazione di follia teorica, come quella dell’Uno vale Uno. Non è per nulla vero che i cittadini devono sapere tutto. Ci sono tantissime cose che è bene, opportuno, necessario che i cittadini non sappiano: si chiamano “Segreti di Stato” e sono costituzionalmente protetti nell’interesse del Paese.

 

I giornalisti stranieri in Italia si sono comportati con grande educazione, astenendosi dal ridere di fronte a tante plateali baggianate. Da giornalista italiano, io devo astenermi dal piangere nel constatare che troppi nostri ministri non sanno nulla di marketing, di promozione, di comunicazione e neppure come si fa il ministro. La conferenza stampa di Speranza e Di Maio? Peggio il tacòn del buso.

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