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Politica
M5S, Luigi Di Maio ha davanti a sé praterie

L'ultima intervista che Luigi Di Maio, il più vicepresidente della Camera repubblicana, ha rilasciato a Vanity Fair (contestata, tra l'altro, dal collega Roberto Fico) lascia presagire che il più scaltro tra i piccoli leader grillini punti in alto.
E non perché abbia espresso concetti e dottrine politiche raffinate che per un 29 -enne non potrebbe comunque essere ma piuttosto per il contrario: leggerezza da soft opera, banalità erotiche di provincia, tronfia auto - esaltazione di chi si è trovato miracolato "a sua insaputa".
In effetti, la ragnatela informatica dei M5S, come l'aveva ideata Casaleggio ha fatto breccia nella debole impalcatura mentale dell' italiano medio.
"C'è scritto su internet" ha preso il posto del tam tam "c'è scritto sul giornale" che se provocava "orgasmi di verità" nei neofiti del mondo strappava un sorrisetto di chi la sapeva lunga su come vanno le cose.
Grillo, che all'inizio distruggeva i computer in scena, dapprima ha tentato coni l Pd, poi Italia dei Valori di Di Pietro e poi si è "messo in proprio" facendo leva sull'eterno populismo enotrico (per la cronaca, l'ex magistrato di Mani pulite sono anni che bussa alla porta del movimento ricevendone divertiti e sonori dinieghi).
Il M5S è caratterizzato, come noto, da discorsi da bar, su "tutti ladri", conditi da ipersalivazione ed improperi, ricordando fedelmente il copione rivoluzionario francese che portò al periodo storico noto come Terrore e che si concluse con una bella tagliata di teste generalizzata tra i capi dei vari movimenti rivoluzionari e che vide nell'esecuzione di Robespierre il suo atto finale.
Ma torniamo a volare basso.
Di Maio è un ragazzo pigro che semplicemente non ha voluto studiare e si è accorto che la Rete era meglio nel bar; ha capito che carpire il consenso su un gruppetto di discussione gli poteva aprire un futuro diverso e luminoso e così si è buttato in politica.
Infatti dopo aver iniziati Ingegneria a Napoli è passato a Giurisprudenza per approdare alla mecca del M5S e cioè il "webmasterato" che spesso nasconde nessuna professione vera e una serie infinita di lavoretti più o meno retribuiti col papà che sgancia  pane e companatico.
Del 2007 è l'incontro salvifico con il "profeta del bit"; nel 2010 si candida nel suo comune prendendo la miseria di 59 preferenze (questa, tra l'altro, è una costante di questo tipo di percorso).
Singolare poi che in un movimento che viene percepito in patria (ma non in Europa) come di sinistra il padre  di Luigi Di Maio, Antonio, sia stato un fascistissimo dirigente di Alleanza Nazionale (come del resto il padre di Alessandro Di Battista, Vittorio, transitato pure per le fila di IdV).
Miracolato dal meccanismo del Web con pochi click entra in Parlamento il resto è noto.
L'intervista a Vanity Fair colpisce per la frivolezza colpevole e la manifesta piacioneria di ritorno di un ragazzo presuntuoso per cui "il sesso è importante" e per questo sta con una ragazza appariscente, Silvia Virgulti, "fidanzata sexy", denotando oltretutto una squallida visione del corpo femminile come elemento da esibire.
Le proposte del M5S sono spesso bizzarre; la Raggi, candidata sindaco di Roma, parla di improbabili teleferiche, pannolini riciclabili e leninisti richiami al baratto al posto del denaro. A leggere i propositi c'è da avere paura come cittadini dato che se è  difficile gestire un condominio figuriamoci gestire una città come Roma.
Di Maio è più scaltro; di quella furbizia da bar degna di una maggiore età ma il ragazzo "promette bene" e in una Italia sempre più alle deriva ha davanti a sé praterie.
Speriamo che qualcuno riesca a vedere non solo che il "Re è nudo" ma che anche la sua immagine è fatta di inconsistenti bit retorici…

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di maio m5s





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