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Politica
Di Maio sfida Renzi con tweet: duello in tv il 7 da Floris

"Ok, Di Maio, accolgo la tua sfida. Mi va bene martedì 7 novembre. Decidiamo se farlo in Rai o su altra rete televisiva. Io ci sono. #Avanti" scrive Matteo Renzi su Twitter. E replica così a Luigi Di Maio che aveva chiesto un confronto tv con il segretario del Pd. "Non è una fake news: @matteorenzi ha un accordo per spartirsi la Sicilia e l'Italia con Berlusconi Voglio un confronto tv dopo il 5. Ci stai?", aveva cinguettato Di Maio. Il duello è fissato, e non sarà all'alba.

"Il candidato premier del Movimento Cinque Stelle, Luigi Di Maio, mi ha sfidato con un tweet a un confronto pubblico televisivo dopo il 5 novembre. Gli ho risposto di sì, subito. Mi va bene martedì sera, il 7, la prima data utile", aggiunge Renzi su Facebook. "Ci sono trasmissioni di approfondimento politico su Rai1, Rai3, La7: penso che sia giusto non sottrarsi e accettare la sfida. Del resto gli italiani dovranno scegliere a chi consegnare i prossimi cinque anni: dunque è giusto metterci la faccia e confrontarsi in modo civile. A martedì sera, amici. Avanti", conclude.
 
Ma l'ultimo tweet è del candidato 5stelle, lui a scegliere il campo del duello: "Va bene martedì 7 novembre da @diMartedi con Giovanni Floris. È la più vista in prima serata Saluti dalla Sicilia: qui il 5 novembre si vota".

Intanto, come aveva annunciato a settembre, l'avvocato Lorenzo Borrè, il "terrore" dei 5 Stelle -  legale della maggior parte dei dissidenti e dei fuoriusciti che hanno fatto causa al M5S negli ultimi mesi - ha presentato ricorso contro le primarie online che hanno incoronato Luigi Di Maio.

Il ricorso è stato presentato al Tribunale di Roma su mandato dell'iscritto Riccardo Di Martiis. Oggetto dell'impugnazione, spiega Borrè, la presunta "violazione dell'articolo 7 del Non Statuto, che attualmente dispone l'incandidabilita di quanti siano sottoposti a procedimento penale 'qualunque sia la natura del reato ad essi contestato'". Il riferimento è ai procedimenti penali in corso per Luigi Di Maio per presunta diffamazione, dopo le denunce contro di lui di Marika Cassimatis e Giovanni Favia.  Al punto da spingere Beppe Grillo a modificare le regole per poter ambire alla premiership pentastellata, consentendo l'accesso alla candidatura anche agli indagati purché per fatti "non gravi".

"Altri motivi - prosegue l'avvocato Borrè - riguardano l'illegittimità delle regole che hanno limitato la candidabilita ai soli portavoce, in violazione del principio di uguaglianza degli associati; l'esclusione della candidabilita degli espulsi reintegrati dal Tribunale per i quali pende attualmente il giudizio di merito; vizi di omessa comunicazione a diversi associati dell'indizione delle votazioni; conseguente impossibilità di esercizio del voto per mancanza di informazione; disfunzioni del sistema operativo che non hanno consentito il voto ad altri iscritti".

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renzi di maio confronto tv








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