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Politica
Dj Fabo, Giovanni Negri: ecco perché l'Italia è in ritardo sull'eutanasia

Affaritaliani.it ha intervistato Giovanni Negri, già segretario del partito Radicale e fondatore de “La Marianna”, sul suicidio assistito di Dj Fabio

 

D: Giovanni, che ne pensi del suicidio assistito di Fabiano Antoniani, “Dj Fabo”?

R: Una decisione giusta che riguarda la libertà dell’individuo sul proprio corpo e sulla propria mente come diceva John Stuart Mill del 1859:

Su se stesso, sulla sua mente e sul suo corpo, l'individuo è sovrano"

 

D: Marco Cappato ha annunciato che si autodenuncerà…

R: È una battaglia nobile e meritoria; ricordo a tal proposito anche la battaglia di Maria Antonietta Farina Coscioni ma in generale tutte le battaglie in favore della libertà.

 

D: Queste battaglie sono tipiche della tradizione del partito Radicale

R: C’è un Fiume Carsico di queste battaglie che puntualmente emerge o anzi riemerge in occasione di questi eventi spesso tragici.

È un patrimonio ideale che è sempre a disposizione.

 

D: In Italia in particolare esiste una specie di “culto del dolore” che ha origine antropologica?

R: Certamente l’Italia risente molto dell’influenza della cultura cattolica; già il protestantesimo, ad esempio, riconduce di più verso la responsabilità individuale. Ma non vedo solo il cattolicesimo responsabile di questo, c’è anche l’islam radicale e il giudaesimo ortodosso che produce questa visione.

 

D: Ci sono anche visioni religiose più tolleranti se non favorevoli al “piacere” penso al tantrismo induista e buddista ad esempio…

R: Sì ci sono esempi diversi. Ma il problema finale è che spesso questa visione “religiosa” si scarica spesso sulla donna e sul suo corpo che en paga sicuramente un prezzo alto.

 

D: Ma perché la politica su questo è ferma?

R: C’è stato un divorzio tra scienza e politica e quindi è ovvio che si sconti un ritardo. La scienza può dare un grande contributo all’umanità in termini di sviluppo sociale e civile.

 

D: Auspichi un secondo illuminismo con l’uomo al centro?

R: Sì, una sorta di presa di coscienza del miglioramento che può derivare dall’utilizzo della scienza in questo caso medica sugli individui, sulla società nel suo complesso.

Per me è fondamentale Protagora

 

D: “’L’uomo misura di tutte le cose”…

Sì. Un nuovo umanesimo.

E’ tempo che Scienza e Politica siano chiamate a un confronto in nome della Ricerca che corre come mai prima e di una nuova “Mappa dei Saperi e dei Diritti” tutta da scrivere.

Questo nostro tempo di scoperte scientifiche mi ricorda il periodo che va dal 1815 al 1835 e cioè la nascita del mondo moderno. Dobbiamo fare in modo che questo fermento sia intercettato.

 

 

D: Che rapporto c’è tra libertà e sviluppo di questa consapevolezza del ruolo del progresso?

R: Io credo nella “religione della libertà” e da questa credenza deriva poi tutto l’agire politico e quindi anche l’attenzione al rapporto con tutto quello che può aiutare l’individuo ad autodeterminarsi.

 

D: Tra l’altro, questo è un tema di cui ha parlato anche Silvio Berlusconi e cioè dell’utilizzo della scienza per migliorare la qualità della vita soprattutto la vecchia.

R: Sono battaglie di civiltà e progresso incentrate appunto sul concetto di scienza e tecnologia applicate al miglioramento umano. Ma la politica, come detto, deve dare dei segnali.

 

D: Ci sono organizzazioni private, “think tank” che si occupano di scienza e tecnologia…

R: Sì, ma occorre che anche la politica e quindi il pubblico con i suoi mezzi e le sue potenzialità lo faccia. Per questo La Marianna, il movimento politico che da poco abbiamo costituito, presto farà una iniziativa proprio sul tema del rapporto tra scienza e politica ed anche sull’ Islam laico.

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