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Politica
Dress code alla Camera: lite sulle sneakers. Pomicino: "Peggio di Cicciolina"

Passa il dress code (soft) alla Camera, protestano Pd e M5s

Una cravatta e un paio di scarpe da ginnastica possono infiammare il dibattito politico (quasi) come il salario minimo o il reddito di cittadinanza. E' successo ieri nell’Aula di Montecitorio dove è stato esaminato un ordine del giorno presentato da Fratelli d’Italia – primo firmatario Salvatore Caiata - per introdurre un dress code alla Camera.

Il testo ha incassato il sì dell’Assemblea dopo essere stato ammorbidito. Nessun riferimento – nella versione riformulata – infatti, al divieto "indistinto per chiunque parlamentare, collaboratore, dipendente o visitatore dell'utilizzo di scarpe da ginnastica ogni qualvolta acceda nelle sedi della Camera" o "all'obbligo per i deputati, collaboratori, dipendenti e visitatori di sesso maschile di indossare sempre la cravatta" come era scritto nella prima versione.    

Il testo soft (è stato accorpato anche l’odg presentato da Martina Semenzato di Noi Moderati) è stato approvato con 181 voti favorevoli e 100 contrari ed impegna la Camera "a valutare l'opportunità di introdurre specifiche disposizioni volte a prevedere che l'abbigliamento dei deputati, dei dipendenti e di tutti gli altri frequentatori delle sedi della Camera sia consono alle esigenze di rispetto della dignità e del decoro dell'Istituzione”. Contro la 'stretta' (seppur attenuata) Pd, M5s e Avs.

Dunque nessuna menzione a cravatte o scarpe da ginnastica che almeno per ora escono dal dibattito pronte però (forse) a rientrarvi quando sarà definito il concetto di decoro. Ed è proprio su questo tema che si sono scaldati gli animi con un mix di argomenti a cavallo tra l’abbigliamento e l’agenda di attualità politica. L’affondo principe è targato 5 Stelle che ritorna sul reddito di cittadinanza sospeso dal governo. "Se il decoro - tuona in Aula Riccardo Ricciardi, vicepresidente M5s - è mettersi la cravatta e non avere paura a togliere a 169mila famiglie il reddito con un sms, io penso che siamo fuori dal mondo. Se in giacca e cravatta riuscite a sputare sulle istituzioni come fate allora potete venire pure in smoking ma il decoro non lo acquisterete mai perche' il decoro e' nella forma e nella sostanza".   

Il capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra in Commissione affari costituzionali della Camera Filiberto Zaratti, rivendica: “si vestono tutti in modo consono. Abbiamo l’abitudine ad autofustigarci. Non vorrei che andasse in voga il concetto che i deputati si vestono male, non credo sia così”.    

Vestiti ‘da sera’ e braccia al vento. Cravatte variopinte o colli senza nodo. Mocassini o sneakers. Colori che spaziano dal rosa confetto al classico marrone scuro: in Transatlantico la ‘moda’ sovrasta le bandiere di partito. Ma in Aula gli schieramenti sono ben definiti. La deputata della Lega Simonetta Matone chiede una stretta sul guardaroba anche per le donne a Montecitorio. “Il rispetto per chi ci ha eletto – dice annunciando il suo sì all’odg di Fratelli d’Italia – passa anche attraverso l’abbigliamento che è come un codice di comportamento. Ritendo non rispettoso che si venga qui in abbigliamento da spiaggia o vestiti sportivi con le scarpe da ginnastica. Non stiamo facendo footing".

Pomicino: "In aula vestiti come in curva"

Commenta la novità Paolo Cirino Pomicino in un'intervista a La Stampa: "La capacità creativa del parlamentare è legata anche al decoro. La lenta sciatteria nell’abbigliamento dei parlamentari ha corrisposto a una sciatteria legislativa inimmaginabile. Dopo la discesa, il degrado, non si può che risalire".

Pomicino rincara la dose: "A volte sembra che il parlamento sia un condominio o uno stadio con curva sud e curva nord". E ancora: "Ai miei tempi non sarebbe mai stato necessario sollecitare delle disposizioni. Tutti avevano la cravatta e il giusto abbigliamento. Le eccezioni confermavano solo la regola". Tra queste eccezioni, "i radicali" che "erano sciatti nel modo di vestire ma avevano delle idee. Portarono in Parlamento Cicciolina che ovviamente aveva un modo di vestire sui generis rispetto alle altre donne nelle istituzioni".

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