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Politica
Ecco il perché della stasi M5S-PD. Mannaia Renzi ed elezioni Quirinale
LaPresse

 

Ormai lo hanno capito anche i muri: gli ambienti Pd sono spaccati in due. Semplificando, una parte largamente maggioritaria del partito, capitanata dalle truppe di Matteo Renzi e dai suoi satelliti, è disposta a qualsiasi accordo con i 5Stelle, una parte invece minoritaria, vicina al neosegretario Nicola Zingaretti, pretende una discontinuità con il passato governo. Ma perché tutto questo?

 

Giuseppe Conte premier sarebbe un finto problema.

Al di là della tattica del momento, la condizione posta da Luigi Di Maio, cioè un governo con premier Giuseppe Conte, non rappresenterebbe un limite alla nascita del nuovo governo giallo-rosso e potrebbe alla fin fine anche essere ingoiata da tutto il Pd. Ciò che invece appare inaccettabile per Zingaretti e company è il mancato coinvolgimento nella nuova avventura di Matteo Renzi e delle sue truppe. L’ex segretario, fautore dell’accordo con i 5Stelle senza condizioni, ne resterebbe fuori ma controllando con la maggioranza dei parlamentari Camera e Senato, pronti quindi in qualsiasi momento a mettere in minoranza il governo, al primo provvedimento non condivisibile: una sorta di “Stai sereno 2” (ricordate il colpo di mano nei confronti di Enrico Letta?).

In questo caso l’unico a rimetterci sarebbe Zingaretti, che con un governo costantemente sotto schiaffo di Renzi, che pianifica il proprio ritorno in sella alla segreteria, si assumerebbe in toto e senza garanzie le responsabilità di un possibile disastro.

 

Con “due Pd”, uno guidato da Zingaretti e l'altro in pugno a Renzi, il nuovo governo non potrà mai reggere a lungo.

E l’allarme lanciato dall’ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari, che ha sintetizzato l’accordo M5S-Pd come "un pateracchio indecente", ha messo ancor più in agitazione Zingaretti.

Cacciari: "La gente non è scema. O fai un governo con personalità di altissimo profilo, un governo di spessore costituente, oppure tutte le debolezze emergeranno prepotentemente. E il centro-destra vincerà per una generazione e mezza, perché un disastro simile non verrà mai perdonato… i 5 Stelle non vogliono il voto perché verrebbero divisi per tre (prendendo l’11% una volta al voto, visto che comunque il governo vi sarebbe costretto, ndr). L'hanno capito tutti, anche le pietre". Quindi l'avvertimento finale per un governo che risulterebbe “dei perdenti”: "Temo un pateracchio che sarà pagato con il sangue", appena ci saranno nuove elezioni.

 

In alternativa Zingaretti potrebbe ripiegare lui stesso su elezioni anticipate, spazzando via tutta la truppa renziana, imponendo da segretario nelle nuove liste del Pd solo i suoi uomini, e cercando così di costruire un nuovo partito, mai nato davvero dalla sua fondazione; stando così all’opposizione di una possibile maggioranza di centro-destra ma pianificando un’idea di sinistra nuova, vicina alle istanze sociali dei ceti più umili e non ai radicalchic.

A tutto questo c’è un però. Il nodo fondamentale di tutta la partita resta l’elezione del presidente della Repubblica che si terrà 2022. “Volete davvero che Salvini o una maggioranza di centro-destra eleggano il nuovo capo dello Stato?”, hanno rivelato ad Affaritaliani alcuni parlamentari Pd che in queste ore stanno trattando con il M5S. Sia che il parlamento resti quello attuale sia che si andasse al voto (scenario ancora peggiore) il peso della Lega diverrebbe determinante per la scelta del nuovo capo dello Stato.

 

Dato questo quadro, così intricato, Zingaretti è costretto a fare il pesce in barile. Cercando cioè di cucinarsi i 5Stelle, imponendo un suo controllo politico sul governo, coinvolgendo Renzi e la sua ciurma nelle responsabilità della nuova compagine ed evitando la presa del colle più alto del Paese al centro destra.

Ma non si sa quanto il tentativo possa andare a segno visti i diversi attori in campo. Di fatto Renzi resta sull’Aventino, in attesa di pianificare un nuovo attacco alla segreteria del partito, operazione più semplice una volta crollata, alla prima difficoltà del governo giallo-rosso, la leadership di Zingaretti.

 

 

 

 

 

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