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Politica
Ecco perché l'ingresso di centristi ex Dc rovinerebbe la Lega


Matteo Salvini premier? Perché no? Le condizioni ci sono tutte purché lui lo voglia davvero.
Dal 2011 un'intera area politica è stata messa al bando.
Prima il tecnocrate Mario Monti e poi il Partito Democratico, illudendosi che i valori e le convinzioni della parte maggioritaria del Paese non avessero radici profonde ma coincidessero semplicemente con il berlusconismo, hanno governato in spregio all'effettivo consenso popolare e a quelli che sono i sentimenti più autentici degli italiani.
Ed infatti, soprattutto in questi ultimi anni, anche con la complicità del Movimento 5 Stelle - forza politica calmierante della protesta piuttosto che di reale alternativa - vi è stata un'accelerazione del processo di destrutturazione e di indebolimento della società attraverso leggi, provvedimenti e politiche orientate ideologicamente che hanno favorito: la cessione della sovranità nazionale; l'ulteriore spappolamento del corpo sociale; l'aggressione alla famiglia naturale e tradizionale; l'accoglienza spropositata e irrazionale di migranti; l'anarchia nel mercato del lavoro; la distrazione massiccia di fondi pubblici a banche e a organizzazioni private.
Oggi che la misura è colma, il “paese reale” sta esplodendo.
Da Nord a Sud la maggior parte degli italiani vogliono bloccare l'invasione degli allogeni, riaffermare la sovranità nazionale sia in campo politico sia economico, ristabilire l'ordine pubblico, ribadire la necessarietà dello Stato ridimensionando al contempo una burocrazia sempre più invasiva e corrotta; controbilanciare il potere delle banche e crescere i propri figli in un ambiente scevro da confusioni di genere sessuale e ideologie annichilenti, se non addirittura istiganti al suicidio.
È innegabile che Matteo Salvini sia l'interprete, nonché la cassa di risonanza, del sentimento degli italiani. Ma se a Settentrione c'è la Lega Nord a rappresentare, in termini politici, l'organizzazione del sentimento popolare, nel resto d'Italia vi sono decine di movimenti, gruppi e associazioni che non si riconoscono in alcuno degli attuali partiti politici e che hanno come minimo comune denominatore l'identitarismo .
Di conseguenza se Salvini vuole davvero assumere il ruolo di premier deve trasformare la Lega Nord in una forza nazionale che accolga la galassia identitaria e che garantisca pari dignità ed opportunità a tutti i militanti e rappresentanti dei differenti contesti geografici, quindi le condizioni per un'effettiva rappresentatività nelle istituzioni anche attraverso il momento elettorale.
È indubbio che le elezioni si vincono con i voti. Ma chi vede bene un ingresso di ex (eterni) democristiani e centristi nella nuova formazione di Salvini è proprio sicuro che gli attuali rappresentanti di questa area politica, cosiddetta moderata, siano ancora portatori del consenso che avevano in passato? Agli occhi degli elettori non apparirebbe l'ennesima operazione di riciclaggio di quei politici abituati a salire sempre sul carro del vincitore? E se invece ciò che premiasse Salvini fosse proprio una caratterizzazione identitaria del partito, senza compromessi, così come sta avvenendo per le alleanze elettorali in Sicilia, insieme a Giorgia Meloni, nei confronti di Alfano?
Il progetto, i contenuti ideologici e valoriali di quello che sarà il nuovo soggetto politico devono coincidere con il profilo di rappresentanti, quadri e candidati. Chi porta la bandiera non è meno importante della bandiera. Spesso è stato l'alfiere a incoraggiare e guidare in battaglia i soldati.
Un eventuale carrozzone è destinato a non percorrere molta strada.  
Nonostante la Francia sia differente dall'Italia, tuttavia dei parallelismi si devono fare: Marine Le Pen ha perso perché ha avuto paura di non apparire moderata, ha avuto timore dell'accusa di razzismo, di fascismo e ha iniziato ad inseguire, inutilmente, la legittimità mediatica e dei salotti dei benpensanti pur di garantirsi un gradimento centrista che comunque non solo non è arrivato ma le ha fatto perdere anche il patrimonio identitario e popolare che il Front National aveva raccolto negli anni precedenti.

Quando il 29 gennaio 2015, a votazione iniziata per l'elezione del nuovo presidente della Repubblica, la Lega in Parlamento agitò i cartelli con scritto “Non moriremo democristiani” in molti ci hanno creduto.

Massimo Ciullo
(Ex assessore del comune di Brindisi sotto le insegne di Alleanza Nazionale, ora militante di 1000 patrie, rete di movimenti e di associazioni presenti su tutto il territorio nazionale, da Nord a Sud, che supporta il progetto politico di Matteo Salvini)

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salvini presidente





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