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Politica
Elezioni 2018: Antonio Di Pietro in Molise?

Antonio Di Pietro ieri da Massimo Giletti su La 7 a Non è l’Arena è tornato al centro dell’attenzione mediatica con la sua proposta di multare i clienti delle prostitute per combattere il mestiere più antico del mondo e questo in contrasto con la proposta di Matteo Salvini di riaprire le case chiuse.

Il ritorno mediatico di Di Pietro non è tuttavia fine a sé stesso.

Infatti l’ex magistrato è sempre più intenzionato a correre nel suo Molise nel maggioritario per il Senato, collegio Campobasso - Termoli, e la questione è giunta allo stesso Matteo Renzi che si è formalmente opposto su basi ideologiche (ma non con molta veemenza), mentre tutto il Pd locale è a suo favore come affermato dalla segretaria Micaela Fanelli, che dovrebbero correre con nel proporzionale.

L’idea dell’ex magistrato simbolo di Mani Pulite è quella di correre come indipendente o per il Pd o per LeU, che non hanno trovato un accordo e potrebbero concorrere in una mirata desistenza o anche appoggio sul suo nome.

Se questo non fosse poi possibile correrebbe da solo prospettando una sorta di “effetto - Pirozzi” che potrebbe far perdere il centro - sinistra.

Questo sul livello strettamente tecnico che però, naturalmente, implica un ragionamento politico sottostante molto più generale che la conquista di un singolo seggio in Parlamento e questo punto e finora sfuggito all’analisi mediatica.

Infatti, il progetto di Di Pietro ha un respiro nazionale e si colloca in una azione di contrapposizione se non di vero e proprio disturbo a Grillo, che pur essendo un amico di Di Pietro sul piano umano, di fatto è un concorrente (il principale) proprio sul piano elettorale perché si rivolge allo stesso elettorato.

Infatti, molti degli attuali voti di Grillo provengono proprio da Italia dei Valori che al massimo del suo fulgore raggiunse il 10% mentre il Movimento Cinque Stelle ha superato il 30% facendo tesoro proprio degli errori commessi in precedenza dall’ex ministro dei governi Prodi anche se guardando i risultati ottenuti dal duo Luigi Di Maio e Virginia Raggi, solo per citare i casi più eclatanti (ma ce ne sono molti altri), sembra che la cosa non gli sia riuscita molto bene.

Attualmente, Antonio Di Pietro non ha più niente a che fare con Italia dei Valori, che senza di lui è precipitata a percentuali zero virgola.

Ma torniamo al progetto politico sotteso.

Ricostruendo un’area “giustizialista” (chiamiamola così semplificando molto) in contrapposizione a quella di Grillo che vuole fare un “governo dei magistrati” e la cui vicinanza a Piercamillo Davigo ne è plastica rappresentazione e fonte di preoccupazione politica, Di Pietro (oltretutto ex collega di Davigo) può contrastare il progetto dei Cinque Stelle.

In effetti, un Di Pietro in Parlamento che riprendesse i suoi temi classici sarebbe molto utile sia al centro - sinistra che al centro - destra in ottica di ridimensionamento o contenimento del giustizialismo grillino.

Questa idea potrebbe solleticare sia Berlusconi che Renzi, tenendo conto che il primo ha detto di voler scendere una seconda volta in campo proprio per fermare il pericolo Cinque Stelle, come nel 1994 scese in campo per fermare i “comunisti” e sarebbe veramente clamoroso per una sorta di karma storico se per fare questo avesse bisogno del suo acerrimo (ex?) nemico.

 

 

Tags:
antonio di pietroelezioni 2018molisegrillogiletti





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