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Politica
Boom CasaPound: "Entriamo in Regione e Parlamento poi ci riprendiamo l'Italia"
Mauro Antonini, candidato presidente della Regione Lazio per CasaPound e Simone Di Stefano, candidato premier per CPI - Foto Antonio Mele

Simone Di Stefano, segretario nazionale di CasaPound e candidato premier alle prossime elezioni politiche, scende da un'utilitaria acclamato da una folla di ragazzi - età media vent'anni. Siamo a Pomezia e si festeggia il primo anniversario dell'apertura della sezione di Viale Dante Alighieri. Simone è reduce dal confronto televisivo a Piazza Pulita con Federica Angeli, e non si parla d'altro fra simpatizzanti, militanti e dirigenti di CP, fra i quali il vicepresidente di CasaPound Andrea Antonini, accorsi a celebrare il primo compleanno della sezione pometina.

Accanto a Simone e Luca Marsella, reduce dall'exploit elettorale di Ostia, ci sono il responsabile della sezione CPI di Pomezia Andrea Cincotta e Mauro Antonini, responsabile di CasaPound e candidato alla presidenza della Regione Lazio, con un lungo passato di militante alle spalle e oggi una delle figure più rappresentative e amate dal popolo della Tartaruga Frecciata.

Alla Tartaruga, nel suo discorso celebrativo, si richiama Simone Di Stefano sottolineando le peculiarità dell'animale simbolo di CPI, che va piano ma che infine arriva sempre a destinazione. E la destinazione di Di Stefano e Antonini, e in primis di CasaPound, sono le istituzioni, il Parlamento per il primo, la Regione Lazio per il secondo. Due traguardi che porterebbero la tartaruga verso nuovi orizzonti fino a qualche tempo inimmaginabili per un movimento che si richiama esplicitamente al fascismo (rifiutandone tuttavia categoricamente le derive).

Di Stefano e Antonini ricompongono il sodalizio il giorno successivo a Montelibretti (Roma) in un incontro organizzato dal giovane vicesindaco Giuseppe Gioia, che a settembre ha aderito a CasaPound. In una sala  consigliare piena in un freddo sabato pomeriggio, Di Stefano e Antonini espongono il loro cavallo di battaglia elettorale: il reddito nazionale di Natalità, ovvero la proposta di legge d'iniziativa popolare promossa a CasaPound, che vuole cinquecento euro al mese per ogni nuovo nato, fino al compimento dei sedici anni di età. Cinquecento euro erogabili tramite una card con un meccanismo intelligente di ricarica mensile che aggira furbetti e profittatori. Un'idea che rottama il bonus bebè del Pd e manda direttamente in pensione quella del reddito di cittadinanza del m5s. Di Stefano e Antonini sono categorici: "I cinquecento euro sono per i bambini, non per gli adulti. Agli adulti va garantito un lavoro stabile, a tempo indeterminato e ben pagato. La nostra idea non è quella di una "paghetta", bensì quella di un contributo effettivo al futuro di questo Paese, ovvero ai bambini italiani. Bambini italiani che non nascono più perché i partiti tradizionali hanno affamato l'Italia rendendola schiava dell'Europa".

A tal proposito, i candidati di CasaPound sottolineano l'importanza dell'uscita dall'Europa e dall'euro "perché ormai decide tutto Bruxelles, a partire dai bilanci statali. Siamo schiavi dei burocrati, della finanza e delle banche, ai quali non interessa affatto il futuro di questo Paese" tuona Di Stefano. "L'Europa è costruita a misura di Francia e Germania, che non hanno il benché minimo interesse a veder prosperare il nostro Paese. A loro interessa produrre a loro vantaggio e stremare l'Italia facendola diventare un'amena località di villeggiatura per tedeschi e francesi, e riducendo gli italiani a sorridenti suonatori di mandolino alla canna del gas".

Di Stefano e Antonini ribattono quindi il loro no categorico allo Ius Soli, e il leitmotiv di CasaPound "prima gli italiani". La sala applaude con entusiasmo, e simpatizzanti, militanti e semplici curiosi si affollano attorno a Di Stefano, Antonini e al giovane vicesindaco Gioia. Selfie di rito, complimenti, strette di mano, abbracci. L'età media è sui venti-trent'anni, ma si avvicina anche qualche signore attempato. Giorgio, ottantottenne ancora arzillo, abbraccia Di Stefano e Antonini. "Mai stato fascista, ma oggi siete gli unici a pensare agli italiani" dice commuovendosi. I candidati di CasaPound lo rincuorano e intanto preparano le prossime raccolte alimentari e di firme per il reddito di Natalità. Non c'è ombra di clan Spada, di mafia, di violenza, di squadrismi, ma tanta alacrità e iniziativa che unisce diciassettenni e ottuagenari. C'è fermento, insomma, fuoco ardente che si appresta a divampare. Di Stefano e Antonini risalgono in macchina per tornare a Roma, l'indomani li aspettano altri incontri con i cittadini. La tartaruga di CasaPound è partita e piano piano, continuando così, arriverà a destinazione. 

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