Elezioni 2018: centrosinistra scomparso; il polo si è ristretto ad un puntino
Elezioni 2018: si torna al bipolarismo
L’Italia bipolare (senza litio) nasce nel 1994 con il Mattarellum ed è figlia incestuosa della stagione di Mani Pulite e del suo carico di populismo.
Dopo l’inchiesta della Procura di Milano tutto deve cambiare e soprattutto, dopo l’uccisone di Falcone e Borsellino occorre che la politica riacquisti legittimità e quindi il maggioritario e i collegi uninominali vanno esattamente in quella direzione.
La prova politica delle politiche è fatta l’anno prima nel 1993 con l’elezione diretta dei sindaci e funziona ed inoltre sdogana anche la destra di Fini.
L’anno dopo vince Berlusconi e dura poco, ma l’edificio bipolare è comunque sorto. Ci abitano il centrodestra e il centrosinistra e non vogliono altri tra i piedi ed infatti nessuno c’entra grazie alla moda bipolare che significa stabilità.
Nel 2012 si cerca di fare il Terzo Polo; i costruttori sono Casini-Rutelli-Fini. La collocazione è centrista (perché un nuovo polo si immagine geometricamente a metà dagli altri due estremi), nonostante la presenza dell’ex missino e ex leader di Alleanza Nazionale.
L’iniziativa fallisce clamorosamente e non porta bene a Fini e Rutelli che scompaiono dalla scena politica, mentre l’ex DC Casini sopravvive benissimo. Ed infine veniamo al 2013 quando comincia a delinearsi una configurazione tripolare con il Porcellum come sistema elettorale: sulla scena politica oltre i tradizionali centrodestra e centrosinistra si appalesa il Movimento Cinque Stelle.
La consacrazione del nuovo modello avviene con le elezioni del 2018 pronube il Rosatellum 2.0.
Ma i risultati ci restituiscono una immagine diversa da quella che ci si aspettava: si era detto che i poli sarebbero stati tre, più o meno intorno al 30%, ma a guardare bene non è così.
Di poli “veri” ce ne sono solo due, l’altro si è ristretto, anzi si è ridotto a qualcosa che non può più competere con gli altri due: è un “polino” a geometria variabile e coincide con il centrosinistra.
Nel 2014 si era espanso quasi al 41% con Matteo Renzi, lo stesso che lo ha fatto crollare ieri a circa il 20% (e il Pd addirittura sotto).
Ma un rapido sguardo alle percentuali è assai esplicativo: centrodestra al 37%, M5S al 32% e centrosinistra al 22%.
A considerare così le cose neppure i due poli principali sono poi molto simmetrici essendo il cdx più grosso di circa il 5%, ma quello che colpisce è che il centrosinistra non è più un polo.
Dunque, dopo tante chiacchiere sul bipolarismo finito, in realtà è tornato, solo in una forma che nessuno si aspettava: i poli sono due centrodestra e M5S, il centrosinistra (e la sinistra) non pervenuti.