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Politica
Elezioni 2018, "Renzi? Solo capricci. L'accordo con M5S e Leu si può fare"
"Siamo a una svolta epocale: quella della Seconda Repubblica perchè il sistema politico è in dissoluzione irreversibile".
 
Lapidario e sintetico, per una formazione e competenza di alto profilo, il politologo e storico novantenne Giorgio Galli fa così l'analisi del voto e degli scenari post-elezioni.
 
Non intravvede alcun "salto nel vuoto: il Paese ha gli anticorpi giusti, indispensabili", nè c'è un 'Hannibal ad portas', che è una delle tante fake news, anzi rimarca: "questa svolta epocale può essere l'occasione d'oro per ricostruire la sinistra che, va sempre tenuto bene a mente, è nata per fronteggiare il capitalismo, e il neoliberismo, con il riformismo, non certo con la rivoluzione leninista".
 
Il vecchio sistema politico, insomma, è in dissoluzione, forse è già morto, ma il nuovo non c'è ancora, va progettato e costruito.
 
"Certamente: il nuovo va progettato e costruito hic et nunc. E lo si può fare a partire da un accordo tra M5S, Pd e LeU con l'elezione dei Presidenti di Camera e Senato: è la via maestra, intelligente e corretta, a disposizione di quanti vogliono il cambiamento radicale richiesto da milioni e milioni di elettori. Sono ottimista per natura e lo sono ancora di più riguardo a questa svolta epocale".
 
Giorgio Galli ape
 
Certo tutto e' nelle mani del M5S ma ancor di più nelle mani del Pd e di LeU: però Matteo Renzi parla di opposizione.  
 
"L'intenzione di Matteo Renzi di tenere il Pd all'opposizione? Mah, sono i capricci di chi ha perso, di un perdente che ha in pochi anni dimezzato i voti del Pd: e con i capricci non si fa politica e non si va da nessuna parte".
 
C'è un dato, secondo Lei, su cui a sinistra non si è abbastanza riflettuto?
 
"Sì, il successo del M5S, che in gran parte è strettamente connesso alla crisi d'identità della sinistra che risale alla fine degli '80, agli anni immeditamente successivi al crollo del Muro di Berlino quando nella cultura della sinistra è prevalsa l’idea che il crollo dell’impero sovietico equivaleva al crollo del grande prodotto culturale che è stato il marxismo. Il marxismo ha studiato il capitalismo meglio dei grandi studiosi liberali, Marx è meglio di Keynes e Schumpeter".
 
E' allora questo il punto centrale, la questione prioritaria?
 
"Bisogna battere su questo tasto: la sinistra può esistere, esiste, nella misura in cui è ben attrezzata per fronteggiare il capitalismo che, a differenza del passato, oggi poggia sulle 500 multinazionali che governano il mondo: la sinistra deve anche saper rispondere adeguatamente al flagello del neoliberismo. Sta qui il punto di saldatura con il movimento anti-sistema dei pentastellati".
 
Insomma Lei è fiducioso e ottimista per l'immediato futuro?
 
"Fiducioso e ottimista lo sono per natura. Il fatto che il M5S si sia rivolto a bravi, giovani e competenti economisti, giuristi, sociologi che ha proposto come possibili ministri, non dice nulla? Per me è un valore aggiunto enorme: molti di questi la pensano così, ossia che bisogna saper rispondere adeguatamente alle diseguaglianze prodotte dalle politiche neoliberiste di austerità". 
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