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Politica
Elezioni 2018: la Lorenzin e la strana coerenza "petalosa". Le mille capriole

Bello e significativo ieri sera il siparietto televisivo a Dalla vostra parte di Maurizio Belpietro tra il ministro Beatrice Lorenzin e Gian Marco Centinaio, Lega Nord.

La Lorenzin, provocatoriamente, accetta l’invito a Rete4 e, come era prevedibile, subisce un giusto fuoco di fila da parte del duo maschile.

L’ “accusa” di Belpietro è stata quella di trasformismo e cioè di essere passata da Forza Italia alla sinistra; la ministra non si scompone e tira in ballo, un classico di questi casi, l’origine riformista della sua famiglia ché alla fine si scopre che gli italiani sono tutti socialisti (e, messi alle strette, fanno uscire sempre fuori il Mussolini socialista direttore de L’Avanti!).

E così, forte di questa sua origine popolare rivendica la sua coerenza politica visto che, dice, che le hanno chiuso un partito (Alleanza Popolare, di Angelino Alfano) e lei si è limitata a farne un altro, che definisce insopportabilmente “petaloso”, di cui rivendica con fastidiosa espressione di essere “il capo” (sempre meglio però di “capessa” come avrebbe forse detto Laura Boldrini).

Inizialmente la Lorenzin c’aveva provato a disegnare il simbolo molto simile alla margherita di Francesco Rutelli che l’aveva prontamente diffidata e da qui la svolta “petalosa” della ministra che si salva in corner.

Beatrice Lorenzin nasce politicamente nel 1999 diventando responsabile nazionale dei giovani di Forza Italia; nel 2013 è Ministro della Sanità con Letta permanendo alla guida del dicastero anche con Renzi e Gentiloni. Insomma, fa notare Belpietro, i capi di governo passano ma lei resta.

Centinaio le chiede un conto di coerenza e lei reagisce stizzita, minacciando anche querela per un gesto non meglio identificato del leghista.

Ma la commedia della coerenza non è finita.

Infatti, fa notare l’arguto Belpietro, la Lorenzin non solo è passata con il centro - sinistra a livello nazionale ma è riuscita anche a complicare la vicenda con un’anomalia locale, e cioè nel Lazio ha litigato con il candidato Pd alla Presidenza e cioè Nicola Zingaretti e con nuova piroetta ha detto di presentarsi da sola.

I veri motivi di questa decisione non sono noti, però lo sono quelli “ufficiali” che sanno di ennesima beffa dell’incoerenza. Infatti la Lorenzin non sta nel Lazio con il centro - sinistra perché Zingaretti ha accettato l’alleanza di Liberi e Uguali che sono proprio comunisti e lei, dice, è vero che si è convertita a livello nazionale al centro - sinistra facendo di necessità virtù, ma con i comunisti proprio no, perché non ha niente a che fare con quella tradizione politica.

E qui la vicenda si fa francamente surreale.

A livello nazionale infatti il Partito Democratico è alleato con LeU e la Lorenzin a livello nazionale è in coalizione, mentre nel Lazio, dove vige la stessa identica situazione, va invece da sola.

Dunque, da un facile ragionamento si deduce che il “comunismo” laziale possiede doti e qualità ben diverse da quelle nazionali in cui la Lorenzin si trova in perfetto agio.

Un vero mistero politico che rende però l’idea del perché poi i cosiddetti partiti populisti facciano man bassa di voti.

 

 

 

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beatrice lorenzingian marco centinamaurizio belpietro





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