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Politica
Elezioni 2018, la sindrome di Stoccolma e il voto ai pentastellati

‘Se saremo sotto il 40% non lasceremo il Paese senza Governo’ ha affermato Luigi Di Maio in varie dichiarazioni, durante il primo giorno di campagna elettorale nel nord del Paese.

E aggiunge ‘Triplicheremo il numero dei nostri parlamentari, che saranno quelli che candideremo e che la gente avrà’ votato, il nostro non sarà’ un governo a scatola chiusa’ facendo intendere che il ‘modus operandi’ di altri partiti in altre elezioni non e’ previsto dal codice grillino. Voti Rossi e Rossi (e non un altro) verra’ eletto.

Difende a spada tratta , oltre che la resuscitata Orietta Berti ( colpevole verso altri di avergli dato un endorsment) l’operato della sindaca di Torino, Chiara Appendino e soprattutto della numero uno di Roma, Virginia Raggi.
 ‘Fumo buttato negli occhi da altri per nascondere ben altri problemi', il senso delle diverse dichiarazioni sia di Pierluigi Battista, il compagno storico, che dello stesso Di Maio.

Elezioni 2018.Di Maio schiva i siluri di Renzi
Si destreggia, il giovane premier in pectore, come un bravo surfista attraverso i siluri di Matteo Renzi che gli butta in faccia i risultati non proprio entusiasmanti ottenuti nelle due città’ dirette da loro rappresentanti e li definisce, in pratica,‘incompetenti’.

Ma, aldilà’ delle schermate tra contendenti sul campo di battaglia, nulla sembrerebbe poter fermare la valanga pentastellata.
Nemmeno gli inciampi sui congiuntivi ( in fondo peccati veniali ) del suo elegante, incravattato e infaticabile premier.

Nemmeno il riscontro oggettivo di una Capitale che, al momento, sembra non essere più’ in grado di rialzarsi.
Niente, nulla sembra scalfire la voglia di una buona parte di elettorato di ribaltare e mandare 'a quel paese' tutto del paese nelle elezioni di primavera dando il voto al M5S.

Ma cosa sta portando molti elettori, almeno nei sondaggi, a mantenere inalterata l’idea del voto ai pentastellati qualsiasi siano i loro risultati sul campo?
In fondo, nonostante la grande buona volontà’ degli stessi, pare davvero evidente che l’inesperienza ( comprensibile) sia un comune denominatore di molti degli uomini/donne del Movimento.

Elezioni 2018. Più’ tempo per fare esperienza
Possibile che a nessuno venga il sano pensiero che sarebbe più’ opportuno e utile se i giovani( ora quasi orfani di Beppe Grillo) potessero entrare progressivamente nell’arena politica. All’inizio in posizioni non apicali ma utili a fare esperienza. Un training che li irrobustirebbe fino a permettere loro di prendere le redini di quello che, in fondo, e’ ancora il sesto paese industrializzato del mondo.

Con tutto il rispetto per l'impegno di Virginia Raggi e per tutti i romani come si può’, dopo una simile amministrazione, votare il partito che ha espresso un sindaco bollato da uno dei migliori premier che l’Italia abbia avuto, Paolo Gentiloni, come carente di esperienza.
Senza contare i commenti di un altro pilastro del Governo, il Ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda.

Forse soltanto un virus latente o una sindrome. La più’ famosa che potrebbe essere coerente con un simile comportamento sarebbe quella cosiddetta ‘ di Stoccolma’.  
Il soggetto affetto da questa ‘Sindrome' infatti dopo i ‘maltrattamenti’ subiti prova un sentimento positivo nei confronti del proprio ‘gestore’. Un sentimento che può’ spingersi fino all’amore e alla totale volontaria sottomissione. Si instaura in questo modo un senso di alleanza tra vittima e ‘carnefice’.

Elezioni 2018. La sindrome di Stoccolma


Eccessivo?
Forse si, pero’gli attuali sondaggi presentano chiaramente questa voglia di votare comunque il Movimento.

Magari succederà’ questo e l’Italia andrà’ bene ugualmente ma la sensazione che alberga in molti e’ la medesima di quando ti invitano a fare un giro in moto.
All’inizio sei contento, immagini l’avventura, il vento sulla pelle poi quando ti accorgi che alla guida c’e’ un ragazzino, che fatica a tenere in piedi il mezzo e per di più’ nemmeno porta il casco, ecco qualche preoccupazione ti viene spontanea.
Meno male che alla fine, il senso di sopravvivenza ha la meglio ed allora ringrazi, saluti e riprendi l’autobus che sta arrivando, forse non nuovissimo ma decisamente più’ sicuro.

 

Tags:
elezioni 4 marzo m5s





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