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Politica
Elezioni 2018 liste chiuse. Elezioni liste, chi vince-chi perde tra i partiti

Chiuse le liste. Giochi fatti. Tempo di bilanci. Chi vince e chi perde la difficilissima e lacerante partita della scelta delle candidature? Un partita che ha visto esclusioni eccellenti e qualche new entry clamorosa e inattesa. Affaritaliani.it ne ha parlato con Alessandro Amadori, sondaggista e docente di Comunicazione Politca (Laboratorio) all'Università Cattolica di Milano.

"In generale c'era da aspettarsi, vista la legge elettorale, liste ribassiste e difensiviste. Non sono sorpreso perché il Rosatellum 2.0 costringe i partiti ad una logica da Prima Guerra Mondiale, ovvero a liste di trincea. Lo hanno fatto sia Renzi sia Berlusconi, candidando i fedelissimi, e perfino i 5 Stelle, almeno rispetto alle attese, hanno fatto scelte meno sorprendenti, anche se c'è stato un certo elemento di innovazione. La Lega invece ha fatto scelte non banali e per certi versi coraggiose".

Ma vediamo la situazione partito per partito.

PARTITO DEMOCRATICO - "Le liste elettorali di Renzi restringono il potenziale elettorale del Pd e danno l'idea di un partito del segretario, praticamente monocorde. Una scelta consapevole ma che crea tensioni in una formazione politica che ha storicamente una composizione articolata. Una mossa coraggiosa ma anche pericolosa. La scelta di Renzi di blindarsi con i fedelissimi ha disturbato e mi aspetto quindi un flusso di tensioni sul Pd".

FORZA ITALIA - "Vale un po' lo stesso discorso fatto per il Pd, anche se Berlusconi ci rimette di meno perché il suo è un partito del 15% e non del 30% (almeno potenziale). Tutto sommato si sapeva che l'ex Cavaliere avrebbe puntato sui fedelissimi e chi vota FI lo fa perché ama il suo leader, è un partito personale. Di fatto, è la lista Berlusconi e gli altri sono solo di complemento. Renzi, visti gli ultimi ridimensionamenti, avrebbe dovuto puntare sul partito a varie anime, Berlusconi invece aveva meno questa esigenza".

MOVIMENTO 5 STELLE - "Nonostante qualche delusione e qualche polemica, passa una certa idea di selezione aperta delle candidature. Un processo abbastanza partecipato, pur con tutti i limiti, che ha portato ad una varietà di personaggi non disprezzabile (come nel caso della candidatura di Paragone). Credo che il M5S con queste liste mantenga il proprio potenziale elettorale".

LEGA - "Quella di Salvini è stata un'operazione saggia. Ha voluto dire che il suo è un partito che non rinnega le radici e le tradizioni, candidando Umberto Bossi a Varese, da dove il Carroccio è partito, ma allo stesso tempo la Lega di oggi è anche altro. Candida l'avvocatessa romana Bongiorno, l'italo-nigeriano Iwobi e il poliziotto Tonelli. La sua è una destra classica, europea, certamente non di estrema destra e non neo-fascista. Un partito che vuole il rispetto della legge, l'ordine e lo stato di diritto. La candidatura dell'esponente di colore dimostra che la Lega non è contro la varietà culturale ma che vuole un'immigrazione controllata e legale. Con queste liste Salvini può prendere più voti perché copre un'area ampia di Centrodestra, anche classica, che Forza Italia e Berlusconi lasciano scoperta".

LIBERI E UGUALI - "Conferma un posizionamento di sinistra-sinistra con figure di spicco a partire dallo stesso Grasso. Intelligente la scelta di portare a bordo cariche istituzionali di un certo peso. Invariata la potenzialità elettorale dopo la formazione delle liste".

FRATELLI D'ITALIA - "Da segnalare il ritorno di Crosetto, persona capace e stimata. La Meloni con queste candidature conferma la sua nicchia, solida, senza particolari sorprese".

NOI CON L'ITALIA-UDC - "I partiti con una varianza al proprio interno, come i centristi, rischiano di rimetterci con questa legge elettorale. Vale lo stesso discorso fatto per il Pd. Anche se in questo caso le dinamiche di voto sono legate alle persone e ai territori e quindi bisognerà vedere esattamente che impatto avranno le candidature e le scelte nelle singoli Regioni/Province. Difficile una valutazione complessiva".

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