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Elezioni 2018, M5S al 51%? Ecco l'Italia guidata da Di Maio

Un film americano del 2003, dal titolo: “Una settimana da Dio”, senza essere un capolavoro, pone un interrogativo interessante: “Ammesso che siate scontenti di come Dio governa il mondo, al suo posto come lo governereste?”

Ovviamente, non tutti credono che un Dio governi il mondo. E molti, se lo credessero, aggiungerebbero che evidentemente non sta facendo un grande lavoro. Nondimeno l’interrogativo del film serve egregiamente a ricordarci che quasi ogni decisione ha delle conseguenze impreviste. A volte l’opposto di ciò che si desiderava. Tanto che le conseguenze collaterali ci fanno rimpiangere di avere intrapreso quell’azione.

Avvenne in Australia, dove dei “farmers” si accorsero che il territorio si prestava egregiamente ad allevare dei conigli, ne importarono una dozzina e qualche anno dopo i conigli erano diventati tanti milioni da trasformarsi in un flagello nazionale. Ecco che cosa può succedere quando uno si dice: “Qui sarebbe facile allevare qualche coniglio”. La realtà è più complessa di quanto non si pensi.

Questo genere di esperienza l’abbiamo fatto un po’ tutti. E tuttavia, in materia di politica, quasi nessuno riesce a trattenersi dal giocare con l’onnipotenza: “Se ne avessi il potere, saprei io come risolvere la questione. Farei questo e quest’altro”. E giù ipotesi che farebbero rizzare i capelli in testa ai competenti.

Probabilmente Giulio Andreotti non si sarà mai posto quell’interrogativo. Essendo una delle poche persone che l’esperienza di governo l’hanno effettivamente avuta, e nel suo caso per molti decenni, magari una certa idea di ciò che sarebbe stato bello fare, durante il successivo governo, l’aveva: ma la contemplava con distacco, senza farsi la minima illusione. Sapeva che la realtà spesso ci impedisce di fare ciò che avevamo progettato e ci costringe a fare ciò che non avremmo voluto.

In Italia il Movimento 5 Stelle ci pone pressoché quotidianamente un problema simile a quello del film “Una settimana da Dio”. La sua teoria/speranza/pretesa è quella di andare al governo da solo, per poi realizzare senza impedimenti il proprio programma. Bellissimo. Ma qual è questo programma? In che senso sarà differente da ciò che s’è fatto fino ad ora? E come reagiranno, questi dilettanti, quando si accorgeranno che tutto costa soldi, che i soldi non ci sono e che le nozze non si fanno coi fichisecchi?

Al riguardo, le ipotesi sono fondamentalmente due. Una volta al volante, i grillini potrebbero avere il buon senso di chiedere a chi ha più esperienza: “Come si guida questa macchina?” E in questo caso non dovremmo aspettarci grandi novità, salvo, ovviamente, la delusione degli elettori. Infatti il governo di un Paese è determinato in larga misura da una situazione obiettiva che non cambia certo da un giorno all’altro. Anche per chi sembra onnipotente, come politicamente lo sono i dittatori, lo spazio di manovra è più ridotto di quanto non si pensi. Pietro Nenni disse una volta che lui aveva aspettato di entrare nella “stanza dei bottoni” (i pulsanti con cui si ottiene senza sforzo ciò che si vuole) e quando ci riuscì si accorse che non c’erano i bottoni.

Ma si può fare anche una seconda ipotesi. Immaginiamo che il “grillino”, proiettato dal mondo della fantasia a quello della realtà al più alto livello, una volta al volante rimanga seriamente convinto che chi l’ha preceduto fosse soltanto un cretino. Tanto che sarà facile fare meglio di lui, raddrizzare la baracca e ottenere l’entusiastico applauso della folla. Così potrebbe azzardare qualche manovra che lui reputa brillante e provocare un disastro. Ovviamente l’esperienza gli servirebbe da insegnamento, ma il costo della lezione lo pagheremmo noi e, benché Beppe Grillo sia un comico, in quell’occasione non avremmo voglia di ridere.

Berlusconi sostiene che di gran lunga la maggior parte dei “grillini” non ha mai compilato una dichiarazione dei redditi e dunque “non ha né arte né parte”. Non so in che misura ciò sia vero e personalmente non penso che potrei incappare nell’accusa di Berlusconi. Tuttavia, se mi chiedessero: “Sei disposto a guidare l’Italia?” risponderei, come nei quiz televisivi: “Qual è la domanda di riserva?”

giannipardo@libero.it
 

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