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Politica
Elezioni 2018 Pd, Boschi è un problema. Renzi non sa dove candidarla


Maria Elena Boschi è ufficialmente un problema. L'audizione di Federico Ghizzoni in Commissione banche non ha fatto altro che cristallizzare le posizioni. I renziani la difendono, i 5 Stelle e la sinistra di Liberi e Uguali ne chiedono le testa. Tutto come prima, insomma. A differenza della Lega che, schierandosi con Forza Italia, non chiede direttamente le dimissioni della Boschi ('A noi fa comodo se sta lì fino alla fine', confida un leghista della prima ora ad Affaritaliani.it). E infatti Salvini su Twitter sposta il tiro su Carrai: "Audizione Ghizzoni, questa è una comica! Marco Carrai, che Renzi voleva mettere a capo della struttura di cybersecurity nazionale, avrebbe mandato a Ghizzoni un'email in cui lo sollecitava a dare una risposta per Banca Etruria! Tutti a casa".

Fatto sta che nel Partito Democratico ormai il caso Boschi sta terremotando il Nazareno. Matteo Renzi la vuole assolutamente in lista alle prossime politiche, anche perché scaricarla significherebbe sconfessare completamente la propria linea da quando ha preso in mano il Pd. Ma a non volerla ormai non c'è solo Andrea Orlando; anche fette rilevanti del partito - da Martina a Franceschini - stanno ufficiosamente e dietro le quinte chiedendo al segretario un supplemento di riflessione. Il guaio, per il Pd, è che a prescindere da come sono andati i fatti e dalle parole di Ghizzoni, ormai la Boschi agli occhi dell'opinione pubblica è politicamente colpevole e quindi fa perdere voti.

"Diamo l'idea di difendere i potenti e le loro poltrone proprio mentre tra i 5 Stelle Di Battista fa un passo indietro, così sarà un bagno di sangue nelle urne", confida un deputato dem lontano dal giglio magico. In Toscana l'ex ministro delle Riforme non la vogliono proprio e visto la bufera su Banca Etruria meglio trovarle un altro collegio, sia nel proporzionale sia nell'uninominale. A Bolzano hanno addirittura raccolto le firme contro l'ipotesi di catapultare la Boschi nel Sud Tirolo e la Svp, da sempre alleata del Pd, ha già fatto sapere che "non se ne parla". Restano in campo altre ipotesi: una candidatura a Napoli o in Sardegna nel proporzionale e una in Umbria o in Toscana nel maggioritario. O addirittura in Valle d'Aosta. Insomma, l'importante è tenere la sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio il più lontano possibile dai riflettori e dalla ribalta. I renziani assicurano che il segretario non la lascerà fuori, nonostante le crescenti pressioni interne, ma si cerca di depotenziare la 'bomba' politica.

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