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Politica
Elezioni 2018, svolta M5S: rifondazione politica o artificio elettorale?

Al di là dei sondaggi e delle previsioni, non è detto che le elezioni politiche del 4 marzo siano “inutili” rispetto alla governabilità del Paese e insignificanti rispetto al quadro politico. La campagna elettorale è già nella spirale del Truman Show, in una caccia senza quartiere, all’ultimo voto. E’ vero che per governare non basta vincere le elezioni ma, intanto, le elezioni bisogna vincerle assumendosene poi, onori ed oneri. Obiettivo tutt’altro che facile per i partiti – nessuno escluso – logori e distanti dalle istanze della gente comune, in crisi di identità, di leadership, di partecipazione, di idee, di progetti e anche di soldi. Per l’elettore la scelta è fra l’astensione alle urne (il 70% dei ragazzi del ’99 non andrà a votare!) nella logica del “me ne frego”, alias “tanto peggio tanto meglio” o, tappandosi il naso, votare il “meno peggio”.

Già. C’è oggi un partito “meno peggio”? A sinistra e zone limitrofe tira brutta aria ma non si attenua l’esercizio preferito dell’azzannarsi reciprocamente, fedeli al detto: “Mors tua vita mea” con l’aggiunta: “La tua sconfitta è la mia vittoria”. A destra e dintorni Berlusconi punta sulla memoria corta degli italiani, tiene insieme col cerotto, per fini elettorali, Salvini e Meloni e la solita compagnia da strapuntino degli zero virgola, ben sapendo che o la coalizione stravince e fa il governo da sola o si squaglia dopo il responso delle urne. Con un possibile risultato “nullo” dove anche i primi non vincono, ai due rais di Forza Italia da una parte e del Pd dall’altra (di fatto due DC mignon raffazzonate prive di ideali, cultura e sintesi e capacità politica e di governo della Balena bianca) sconfitti nel voto ma “spendibili” nel gioco parlamentare, non resta che il “forzato abbraccio” per un inedito governissimo/governicchio, numeri e Colle permettendo.

Chi resta? Il M5S che, in barba a chi lo inchioda nel proprio dorato isolamento e nel recinto della destra-destra può mietere ancora più voti a sinistra, nella prateria degli scontenti vecchi e nuovi, addirittura aprendosi al gioco delle alleanze. Una mossa – spinta da Di Maio con l’ok di Grillo - che cancella vincoli statutari evidentemente … pro tempore che fa saltare l’obbligo di non permettere alleanze con altri partiti e di non consentire candidature agli indagati. Per i grillini è un passo importante per consolidare il loro processo di estensione non solo elettorale, ridefinire la “diversità”, oramai un fardello più che un valore aggiunto, contribuendo così ad una nuova identità. Il M5S cambia stile e modulo di gioco, entra in campo per giocare con gli altri e battersi nelle urne del 4 marzo, una vittoria che vale un campionato. Restano, è vero, la negativa “prova del budino” con il flop del governo di due città quali Roma e Torino. Restano concezioni di partito e della politica poco gradite agli italiani: il partito “liquido”, la democrazia diretta via web, della selezione dei candidati (di scarsa qualità) con la “sbornia” delle Parlamentarie, ma presto anche aperti alla “società civile” ecc.

Dettagli, più per non perdere la faccia e i voti che per convinzione ideologica. Comunque, quella annunciata, è una novità da non sottovalutare perché un partito del 30% può diventare il pietrone che muove dal fondo lo stagno fino a provocare uno tsunami. I più attenti a cogliere la nuova aria che tira in casa grillina sono – a sorpresa? - la Lega e soprattutto la sinistra di Grasso&Bersani, partiti apparentemente distanti da Di Maio&C ma evidentemente non così incompatibili su un programma su quel che si può e si deve fare subito dimostrando la propria disponibilità per il “buongoverno” in nome della stabilità politica. Una alleanza – non più impossibile – M5S e Liberi e Uguali (minori le chances M5S-Lega) potrebbe addirittura togliere al centrodestra il primato dei sondaggi quale coalizione più votata, rivoluzionando – se davvero realizzata - l’intero assetto politico-istituzionale. A breve, il 4 marzo, e ancor più il dopo voto, si vedrà se quello del M5S è l’avvio di un nuovo processo per trasformare il partito contribuendo alla rifondazione della politica o solo un artificio, l’ennesimo trucco acchiappa voti.

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m5sluigi di maiomovimento 5 stelle





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