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Politica
Elezioni 2018, una sfida titanica ma non impossibile per il M5s

Se il M5S avesse più coraggio e sprint, il 4 marzo 2018 si potrebbe ancora festeggiare il 70esimo della sciupata e derisa Costituzione più bella del mondo che, pur dotata di ottimi principi e valori, non lo fu per l'architettura istituzionale e per il modello elettorale: principi e valori sono restati sulla carta come l'alternanza tra schieramenti progressisti e conservatori, tra destra e sinistra.

Se il M5S avesse più coraggio e sprint, il 4 marzo potrebbe non ripetersi l'esito disastroso di dieci anni fa, 4 aprile 2008, quando, per la deblace elettorale del Pd a vocazione maggioritaria di Valter Veltroni e della Sinistra Arcobaleno, i duri e puri di Fausto Bertinotti, a Palazzo Chigi ritornò dopo il predellino Silvio Berlusconi con le truppe cammellate del centro-destra.

Se il movimento anti-sistema a cinque stelle - non a 50 stelline più 13 strisce rosse e bianche alternate al Yes we can veltroniano -  avesse più coraggio e sprint, potrebbe far saltare il tavolo verde del patto del Nazareno tra il Pd sempre a vocazione maggioritaria di Matteo Renzi e Forza Italia del redivivo Silvio Berlusconi con al seguito le truppe rissose del centro-destra.

Piaccia o non piaccia, quel che traspare dal Kaos messo in scena - come arma di distrazione di massa - dal Circo Barnum della Politica che - come teorizzato da un supposto maitre à penser dell'establishment - pretende la governabilità e non la morale, ossia principi e valori da tradurre in atti concreti, è che l'avversario da battere perchè ingestibile e anomalo è il M5S.

Tocca al così al M5S saper rispondere al malcontento, all'insoddisfazione, al malessere per le diseguaglianze economico e sociali crescenti, diffuse in ampi settori della società civile, soprattutto tra donne e giovani, con un progetto e un modello di società nuovi e alternativi allo status quo, indispensabili anche per riportare la gente al voto.

Il primo passo potrebbe essere quello di adottare la parola dell'anno 2017 che ha messo a soqquadro il Regno Unito: youthquake, il terremoto dei giovani che, secondo Oxford Dictionary, evidenzia la capacità dei giovani di influenzare e, persino, di guidare i cambiamenti politici [...] è una parola di estrazione politica ma che offre una forte nota di speranza 

E con youthquake altre due: antifa, per indicare gruppi di giovani uniti nell'opposizione contro il fascismo e altre ideologie di destra razziste e xenofobe e broflake, per dire di chi resta, è sconvolto, atterrito, paralizzato da proposte e atteggiamenti progressisti che vanno contro-corrente rispetto all'habituè.

La sfida culturale e politica che il M5S ha di fronte è titanica ma non impossibile, come stanno ampiamente dimostrando al mondo due vecchi signori fuori dagli schemi che hanno saputo mobilitare milioni di giovani, donne e adulti: Jeremy Corbyn e Bernie Sanders nel Regno Unito e negli Usa opposti a Theresa May e Donald Trump, numi tutelari dei ricchi sempre più ricchi, con poca o nessuna considerazione per la grande platea di esseri umani che con i loro inalienabili diritti sociali e civili sono parte integrante della società.      

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