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Politica
Elezioni il 4 marzo. Ok del Quirinale. Ecco il patto a 4 Pd-Fi-Lega-Ap


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Domenica 4 marzo 2018. Italiani alle urne per le elezioni politiche. Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, l'accordo a quattro Partito Democratico-Forza Italia-Lega-Alternativa Popolare, che ha portato alla stesura del Rosatellum 2.0 blindato dalla fiducia posta dal governo, prevede anche tempi accelerati per tornare alle urne. Non solo, ci sarebbe anche un ok informale e preventivo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella al quale, Costituzione alla mano, spetta il compito di sciogliere le Camere.

Entro trenta giorni dall'entrata in vigore della nuova legge elettorale l'esecutivo, e in particolare il ministero dell'Interno, dovrà disegnare i collegi uninominale e plurinominali. Intanto il Parlamento esaminerà la Legge di Bilancio che, presumibilmente, otterrà il via libera definitivo intorno alla metà di dicembre. E prima di Natale, o al massimo tra il 25 dicembre e Capodanno, il Capo dello Stato scioglierà il Parlamento. La tabella di marcia, al di là degli appelli e degli scioperi della fame, prevede anche che la contestata legge sullo ius soli, la cittadinanza ai figli degli stranieri nati in Italia, non venga calendarizzata e quindi finisca su un binario morto.

D'altronde gli alfaniani di Ap hanno già ribadito in tutte le salse che non intendono votare la fiducia e Matteo Renzi sa perfettamente che si tratta di un tema divisivo e che rischia di fargli perdere voti a pochi mesi dalle cruciali elezioni politiche. Piaccia o no, nonostante le vibranti proteste di piazza del Movimento 5 Stelle e della sinistra di Articolo 1-Mdp, l'Italia corre alle urne con il Rosatellum 2.0, un misto tra proporzionale e maggioritario che rischia però di non garantire la governbilità. O, quantomeno, di lasciare a dopo il voto la formazione di una maggioranza parlamentare e di un esecutivo.

Ecco il Rosatellum 2.0, che prende il nome dal capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato, approvato dalla commissione Affari costituzionali della Camera. È una sorta di Mattarellum “rovesciato”, un mix tra maggioritario e proporzionale ma dove la quota di proporzionale la fa da padrona:

- COLLEGI MAGGIORITARI: saranno 231 collegi, pari al 36% dei Seggi della Camera. I partiti si potranno coalizzare per sostenere un comune candidato.

- PROPORZIONALE: dei restanti 399 deputati, 12 continueranno ad essere eletti nelle Circoscrizioni Estere, con metodo proporzionale. In Italia un deputato è eletto in Valle d’Aosta in un collegio uninominale; i restanti 386 deputati saranno eletti con metodo proporzionale in listini bloccati di 2-4 nomi. Il testo delega il governo a definire questi collegi plurinominali, che potrebbero essere circa 65. Le Circoscrizioni, importanti per il recupero dei resti, saranno 28. In Senato saranno 20.

- SOGLIA: nella parte proporzionale la soglia sarà al 3% sia alla Camera che al Senato.

- UNA SCHEDA, VOTO UNICO: diversamente dal Mattarellum, in cui c’erano due schede (una per il collegio ed una per il listino proporzionale, con la possibilità di un voto disgiunto), con il ’Rosatellum 2.0’ ci sarà una scheda unica. In essa il nome del candidato nel collegio sarà affiancato dai simboli dei partiti che lo sostengono. Barrando sul simbolo del partito il voto andrà al candidato del collegio e al partito per la parte proporzionale.

- VOTO DISPERSO: I voti degli elettori che avranno barrato il nome del solo candidato del collegio uninominale saranno distribuiti proporzionalmente ai partiti che sostengono il candidato del collegio

- SCORPORO: non è previsto lo scorporo come accadeva invece nel Mattarellum.

- TRENTINO ALTO ADIGE: rimane il testo come modificato dall’emendamento Fraccaro-Biancofiore votato a scrutinio segreto l’8 giugno: Sei collegi uninominali e cinque proporzionali.

- LE FIRME: Viene dimezzato rispetto al testo originario il numero delle firme da raccogliere per tutti quei partiti o nuove formazioni che non sono in Parlamento o non hanno un proprio gruppo. Il numero di firme da raccogliere passa, dunque, da 1.500-2.000 a circa 750. Pure in questo caso solo per le prossime elezioni, anche gli avvocati abilitati al patrocinio in Cassazione potranno autenticare le firme per la presentazione delle liste elettorali.

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