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Politica
Elezioni regionali sondaggi vietati: sensazioni choc dalle ultime impressioni

Ci siamo. Dopo una lunghissima campagna elettorale domenica si aprono le urne per le elezioni regionali in Emilia Romagna e in Calabria. Si tratta di un test importantissimo e che avrà certamente ripercussioni a livello nazionale. Il Pd e il governo sperano nel successo di Stefano Bonaccini per tirare un sospiro di sollievo mentre Matteo Salvini e il Centrodestra puntano alla spallata, soprattutto in Emilia Romagna.

In Calabria gli ultimissimi sentiment registrati al termine della campagna elettorale vedono un Centrodestra praticamente certo della vittoria di Jole Santelli (c'è addirittura chi parla di 20 punti di vantaggio) mentre nel Pd e nel Centrosinistra sono davvero poche le speranza di un successo di Filippo Callipo. Da valutare il risultato del Movimento 5 Stelle, che candida alla presidenza Francesco Aiello, e che nel maggio del 2019 risultò il primo partito con il 26,69%. Un crollo del M5S sotto la doppia cifra, soprattutto all'indomani delle dimissioni da capo politico di Luigi Di Maio, potrebbe terremotare i pentastellati rischiando di destabilizzare l'esecutivo.

Ma la vera sfida è quella dell'Emilia Romagna. Salvini è stato impegnatissimo e ha girato su e giù per l'ex Regione rossa di Don Camillo e Peppone convinto che una vittoria di Lucia Borgonzoni porterebbe alla caduta del governo Conte, mentre in casa Pd e Movimento 5 Stelle cercano di derubricare questo come fatto locale che darà segnali anche a livello nazionale ma che, comunque vada, non influirà sulla tenuta dell'esecutivo.

I principali partiti sono impegnatissimi a studiare la situazione sul territorio e ad analizzare i possibili flussi elettorali in attesa della lunga notte elettorale. Negli ultimi giorni si è registrato un crescente, anche se cauto, ottimismo nel quartier generale di Borgonzoni e tra i leghisti. L'impressione in Via Bellerio è che la vittoria, impensabile solo fino a meno di un anno fa, sia quasi a portata di mano. In particolare nel quartier generale della Lega sono convinti che la candidata della coalizione di Centrodestra sia in testa nella parte occidentale dell'Emilia, quindi Piacenza e Parma, nonché nel cuore della Romagna (Rimini-Cesana-Forlì) e a Ferrara (città e provincia). Non solo. I leghisti parlano anche di "aspettative molto alte" in tutte le zone dell'Appenino e quindi in quella miriade di comuni medio piccoli di cui sono piene le zone di montagna dell'Emilia.

Ci sarebbe poi, sempre stando a quanto raccontano gli esponenti del Carroccio, una profonda differenza tra il voto delle città e delle province. Ad esempio, i fedelissimi di Borgonzoni prevedono qualche difficoltà a Modena città ma una situazione nettamente più favorevole in provincia di Modena, soprattutto nei centri minori. Punto interrogativo invece su Ravenna (anche se qui dovrebbe valere comunque il discorso fatto in precedenza sulla differenza tra città e comuni medio-piccoli della provincia). Cauto ottimismo nella Lega anche su Reggio Emilia.

Restando nel Centrodestra, la Lega è convintissima di risultare il primo partito della Regione, come era già stato alle Europee del 2019, anche perché il Partito Democratico potrebbe subire una flessione a causa di un travaso di voti verso la Lista Civica di Stefano Bonaccini, mentre la Civica di Borgonzoni, meno pubblicizzata durante la campagna elettorale, non dovrebbe sottrarre più di tanto alla lista del Carroccio. Moderato ottimismo anche in casa Fratelli d'Italia, dove, anche se non siamo ai livelli del Centro-Sud, gli uomini di Giorgia Meloni sono sicuri di confermare anche in Emilia Romagna il sorpasso su Forza Italia. Per quanto riguarda gli azzurri la speranza, anche grazie alla candidatura di Vittorio Sgarbi come capolista nel proporzionale, è quella di evitare un tracollo e di reggere.

Nel Centrosinistra e in particolare in casa Pd le speranze sono riposte su due fattori: il voto a Bologna (soprattutto in città e meno in provincia) dove Bonaccini - dicono i Dem - dovrebbe prevalere nettamente su Borgonzoni e sul possibile voto diretto al candidato presidente. La possibilità che il voto disgiunto (ovvero scegliere una lista magari di Centrodestra o minore e poi votare per il Governatore uscente) sia significativa sono davvero poche, come dimostrano tutte le ultime elezioni regionali e comunali e come sostengono i sondaggisti.

Nel Pd la speranza è che, grazie soprattutto alla mobilitazione delle Sardine, ci sia una certa quota - bisognerà vedere quanto consistente - di voto diretto solo al candidato Bonaccini, ovviamente in chiave anti-Lega e anti-Salvini. Tra i 5 Stelle, che candidano Simone Benini, non ci sono grandi aspettative. I pentastellati sanno che la sfida è Borgonzoni-Bonaccini e l'auspicio è quello di non restare troppo al di sotto della doppia cifra per evitare il sorgere di nuove e inevitabili polemiche interne dal 27 gennaio in poi.

Tra i candidati minori e al di fuori delle principali coalizioni ottimismo nel quartier generale del Partito Comunista di Marco Rizzo, che candida alla guida dell'Emilia Romagna Laura Bergamini. La speranza degli eredi di Marx e Lenin, fedelissimi alla falce e martello, è quella di intercettare una parte del malcontento verso il Pd e il Centrosinistra classico che però non voterebbe mai a destra.

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