A- A+
Politica
Elezioni/ Votare per i 5 Stelle è come astenersi


Secondo le previsioni di tutti, in campo nazionale il M5s non ha nessuna possibilità di ottenere il 51% dei voti. Nel frattempo è noto che il Movimento rifiuta qualunque apparentamento, alleanza o coalizione con gli altri partiti. Si direbbe che l’unica via prevista per arrivare al governo sia per esso l’ottenimento di quella quota percentuale che tutti reputano impossibile. Naturalmente questa impossibilità è nota anche ai dirigenti del Movimento e ciò malgrado essi continuano a proclamare: “Noi non ci alleeremo con nessuno”. Sono matti?

Non sono matti. Sono acutamente coscienti che il voto che va a loro non è un voto “per” ma un voto “contro”. Il fenomeno, dal punto di vista politico, è stato la spina dorsale della politica italiana dalla fine della Seconda Guerra Mondiale fino all’implosione dell’U.r.s.s. Per tutti quei decenni chi aveva un’ideologia votava per il Partito Comunista Italiano, chi era contro quell’ideologia votava per la Democrazia o i suoi alleati minori. E ciò quand’anche avesse reputato la Democrazia Cristiana e i suoi alleati minori un’accozzaglia di bigotti, di incapaci e perfino di corrotti. Memorabile l’invito di Montanelli, prima delle elezioni del 1976: “Turatevi il naso e votate Dc”.

Oggi tuttavia abbiamo un’importante novità. Mentre prima chi votava per la Dc votava contro il Pci, e chi votava per il Pci votava contro la Dc (si chiamò “bipolarismo imperfetto”, nel senso che un partito stava sempre al potere e l’altro stava sempre all’opposizione) oggi il Movimente 5 Stelle è contro, ma non contro un partito soltanto: è contro tutti i partiti. Se i “grillini” si alleassero con qualche partito, perderebbero questa loro caratteristica, diventerebbero loro stessi un partito fra gli altri, e forse correrebbero il rischio di perdere gran parte dei loro elettori. Indurli a a votare “per” qualcosa è fin troppo rischioso. Ma se le cose stanno così, il voto per il M5s – che di fatto viene conservato in frigorifero e non utilizzato mai, come è avvenuto in Parlamento dalle elezioni del 2013 – corrisponde ad un voto non dato. Cioè all’astensione. E questo rivoluziona il nostro punto di vista sui risultati elettorali.

Secondo calcoli che, per non annoiare il lettore, riporto in nota(1), se aggiungiamo all’astensione ufficiale il voto dato al M5s, in Sicilia l’astensione è stata del 69,46% e ad Ostia del 73,53%. E questi sono dati impressionanti. Simili percentuali implicano un rigetto pressoché totale della politica. Solo tre italiani su dieci, in media, si scomodano per partecipare alla vita politica. Dunque i “rappresentanti del popolo” non sono più i “rappresentanti del popolo”, sono i rappresentanti dei meno pigri, dei meno scoraggiati, o dei più personalmente interessati.

Naturalmente tutti deprecano questo stato di cose e tutti sanno che vincerebbe qualunque tornata di elezioni chi riuscisse a portare alle urne anche solo la metà o un terzo degli astensionisti. Ma questa impresa non riesce a nessuno. La ragione di questo immobilismo, a mio parere, nasce dall’impossibilità di apportare grandi cambiamenti al modello politico ed economico dell’Italia. Un po’ per gli impegni internazionali e molto per la sostanziale volontà degli italiani di non cambiare niente di fondamentale. Ma anche se la causa fosse un’altra, il fatto rimane e bisogna prenderne atto. Il disinteresse per la politica è “here to stay”, è qui per rimanere.

Così può anche dirsi che il nostro sistema non è tripolare. Malgrado ogni discussione, il nostro è ancora un sistema bipolare. E se fosse tripolare sarebbe destra-sinistra-astensione.

Per completezza di esposizione bisogna fare l’ipotesi che, nella disperazione generale, non riuscendo i partiti a costituire un governo nel 2018, si sia obbligati a tornato al voto e finalmente il M5s ottenga il quel 51% o più di cui parla da sempre. Ebbene, a quel punto il Movimento sarebbe costretto a governare, a sporcarsi le man,  a fare politica positiva, probabilmente con gli stessi risultati (disastrosi) che ha avuto a Roma. E ciò non tanto per la sua (abbondante) incapacità ed inesperienza, quanto perché, anche ad avere la capacità e l’esperienza, non c’è modo di raddrizzare l’Italia. Come dimostrato dai grandi partiti che l’hanno governata fino ad ora. Ma poiché gli italiani questo non lo sanno, sarebbero molto delusi, e quello sarebbe il momento in cui il partito di Grillo sparirebbe per sempre.

Questo conferma che gli eletti del Movimento non sono matti. Sanno che, finché faranno parte dell’astensionismo, saranno chiamati onorevoli, faranno molto baccano e contribuiranno al folklore in Parlamento. Buon divertimento.  Peccato che votino anche contro chi si rende conto che comunque la baracca va governata. Male, certo. Ma è meglio non governarla affatto?

giannipardo@libero.it


(1)              Esaminando i risultati di una tornata di elezioni bisognerebbe togliere dal novero dei voti quelli cosiddetti “di testimonianza”. Chi vota per  il “Partito degli onesti” o per il “Partito dei cacciatori” dà il suo voto a qualcuno che non andrà mai al governo. Vota soltanto per dire come la pensa, dunque “testimonia la propria opinione”. Questo voto è molto vicino all’astensione. Di fatto conterà soltanto se il piccolo partito si associa ad una coalizione: ma soltanto perché conterà la coalizione.

In Sicilia il “partito dell’astensione” ha avuto il 53,24% dei voti. Ma il 34,70% di quel 46,76%, dato ai “grillini”, se accettiamo il principio dell’equivalenza del voto per il M5s all’astensione, questa sale a  (46,76x0,347=16,22) , un impressionante 53,24+16,22 = 69,46%. Se poi consideriamo che i voti dati a Fava, a La Rosa e perfino a Micari erano assolutamente senza speranza, rimane il voto di Musumeci, che corrisponde al 18,60% degli aventi diritto. Insomma la conclusione del voto in Sicilia non dovrebbe essere che “hanno vinto i moderati guidati da Berlusconi”, ma “hanno perso tutti i politici, perché il partito della non-politica ha ottenuto l’81,40% dei voti.

La riprova si ha ad Ostia, città di duecentocinquantamila abitanti, dunque tutt’altro che insignificante, dove la percentuale dei votanti è stata del 36,1%. Dunque il partito dell’astensione è partito con un 63,9% di consensi. Il centrodestra ha ottenuto 26,68% di quel 36,1, corrispondente al 9,63% degli aventi diritto e dal momento che il resto dei voti si è perso fra M5s e liste che non avevano sostanzialmente alcuna speranza (il 9,08% a Casa Pound, e l’8,6% al partito di un ex parroco), si ha che l’astensione è stata in sostanza del 63,9+9,63 = 73.53% di astenuti.  Non siamo lontani dai risultati siciliani.

La conclusione è che non ha perso questo o quel partito, ma è tutta la politica italiana che ha perso gli elettori e non suscita il loro interesse.

G.P.

Tags:
m5s





in evidenza
Madrina del "Roma Pride" e "Sinceramente' remix con Bob Sinclair

Annalisa fa doppietta

Madrina del "Roma Pride" e "Sinceramente' remix con Bob Sinclair


in vetrina
Premier League, nuova bufera su Tonali: accusato di scommesse anche in Regno Unito

Premier League, nuova bufera su Tonali: accusato di scommesse anche in Regno Unito


motori
Renault 5 E-Tech Electric in tour a Parigi per svelarsi al grande pubblico

Renault 5 E-Tech Electric in tour a Parigi per svelarsi al grande pubblico

Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Angelo Maria Perrino - Reg. Trib. di Milano n° 210 dell'11 aprile 1996 - P.I. 11321290154

© 1996 - 2021 Uomini & Affari S.r.l. Tutti i diritti sono riservati

Per la tua pubblicità sul sito: Clicca qui

Contatti

Cookie Policy Privacy Policy

Cambia il consenso

Affaritaliani, prima di pubblicare foto, video o testi da internet, compie tutte le opportune verifiche al fine di accertarne il libero regime di circolazione e non violare i diritti di autore o altri diritti esclusivi di terzi. Per segnalare alla redazione eventuali errori nell'uso del materiale riservato, scriveteci a segnalafoto@affaritaliani.it: provvederemo prontamente alla rimozione del materiale lesivo di diritti di terzi.