Politica
Fdi, ecco perché non è un partito personalistico

Alzi la mano chi solo un anno fa avrebbe scommesso un cent sul fatto che Fratelli d'Italia, il piccolo partito nato da una costola di An nel 2013, sarebbe mai riuscito a superare il 5 % dei voti ( nel 2018 aveva ottenuto il 4,35%). Forse nemmeno la Meloni stessa. Invece il piccolo partito della ragazza della Garbatella sembra indicato da quasi tutti i sondaggi ormai ben sopra il 10% dei consensi. Ma come spiegare un simile exploit in poco più di un anno? Certo sicuramente la situazione contingente della politica italiana ha aiutato l'unico partito che coerentemente non ha seguito la brama di potere, rimanendo fermamente ancorata alle sue posizioni. Il fallimento del governo gialloverde e le continue liti di quello giallorosso non possono che favorire chi è rimasta sempre fuori dal teatrino della politica di questi mesi.
Anche la situazione internazionale con la sempre più ingombrante Europa, favorisce chi come Fratelli d'Italia mette la lotta all'austerity e la difesa della identità nazionale come principi fondamentali del suo programma. Ma non ci si può certo limitare a questo per spiegare il successo del partito erede di Alleanza Nazionale. Era dai tempi di Almirante, in situazioni politiche e storiche lontane anni luce rispetto ad ora, che un partito di destra non aveva un simile successo.
Almirante con la sua leadership e il suo carisma era riuscito a creare uno zoccolo duro di voti, che però aveva troppe commistioni con quel mondo di nostalgici di un passato che fu, da cui mai riusci o volle liberarsi fino in fondo e con cui per anni ha dovuto fare i conti anche An. Fdi ha dovuto e saputo superare anche questo scoglio, riuscendo con abilità a smarcarsi da quanti, come per esempio Forza Nuova, ancora rimangono attaccati ad un passato nostalgico che mai fortunatamente potrà tornare, che non trovano spazio a destra, cercano una sponda in altri partiti. Touchè.
Certo qualcuno potrà dire che il partito per ora rimane forse troppo ancorato alla personalità della sua leader, come nel caso dell'Italia dei Valori di Di Pietro, o Scelta civica di Monti per arrivare ai più recenti partiti di Toti, Calenda e Renzi. Ma al contrario di altri la forza di Fratelli di Italia è anche nella sua capacità di creare contenuti forti e non solo fungere da megafono alle mire ambizionistiche di chi magari vede sminuito il proprio ego all'interno di un partito. In FDI chi vale ha lo spazio che si merita e la leader non controlla le leve del partito in maniera autoritaria, ma si avvale di validi collaboratori, nati con lei o cresciuti nel suo stesso humus politico. Perché alla lunga quello che conta in politica come nella vita è la sostanza. Le ambizioni personali non sono al centro della scena, ma è piuttosto un “ tutti per uno e uno per tutti”, come nel celebre romanzo di Alexandre Dumas .
Ed è anche questo che la gente sembra apprezzare. Anche il declino senza sosta di Forza Italia, coincidente con il venire meno della lucidità e della forza del suo leader carismatico, dimostra come senza la costruzione di un progetto chiaro e definito e di una squadra che sappia portarlo avanti, non si va da nessuna parte. In questo caso invece sembra che si sia puntato a costruire con pazienza e costanza un progetto ed una classe dirigente, sia a livello nazionale che locale, intorno alla figura carismatica del suo leader. Siamo certi che la Meloni, come ha affermato, vorrebbe delegare molto delle sue tante comparsate in tv, ma i media cercano sempre e solo lei, perché riconoscono la figura che possa raccogliere audience. E poi esiste forse anche un recondito interesse a derubricare il partito come uno dei tanti fenomeni personalistici, certi forse che, come accaduto in passato, anche Fdi sarà destinato prima o poi a scomparire. Se cosi fosse, forse si starebbe compiendo un grosso errore di sottovalutazione.
“Uno non vale uno. Per me la meritocrazia conta. Fratelli d'Italia non è un partito personale. Il mio impegno in questi anni è stato quello di farmi affiancare da una classe dirigente preparata e con esperienza sul campo.” Ha recentemente affermato la leader del partito. E non sono parole di circostanza, ma la rappresentazione di uno stato di fatto. Fratelli d'Italia in Parlamento con una sparuta truppa di parlamentari ( 53) in più occasioni è stata in grado di influenzare con la propria azione i lavori dell'aula. Ma anche in Europa i suoi cinque deputati, guidati da Carlo Fidanza, uno degli enfant prodige della politica anneina ( fu sconfitto proprio dalla Meloni nel 2004 nella corsa alla presidenza di Azione giovani ed è tra i fondatori del partito ), giocano un ruolo fondamentale nel gruppo Ecr ( Conservatori europei) e come a livello nazionale perseguono con coerenza il mandato per il quale sono stati eletti.
Coerenza, impegno e preparazione sembrano essere le qualità che contraddistinguono gli uomini scelti da Giorgia Meloni, che non a caso è una dei pochissimi leader di partito da tempo favorevole al ripristino delle preferenze. Da tempo si accusa i partiti, grazie alla nuova legge elettorale che di fatto porta in parlamento chi viene nominato dalle segreterie dei partiti, di aver creato una classe dirigente di yes man, che in cambio della candidatura sono pronti a tutto per il loro leader. Chi era presente ad Atreju alla convention del partito ha potuto vedere quali e qaunti personalità di peso siano presenti. E dietro a loro già sta nascendo una truppa di giovani pronti a seguirne le orme. E questa è una della altre caratteristiche che rendono il partito una forza ben radicata e piuttosto sicura di avere un futuro davanti a sé.
Al contrario dei piu paludati partiti, come Forza Italia o il Pd, il partito ha un grande seguito proprio fra i giovani, che da sempre rappresentano un serbatoio a cui la Meloni attinge a piene mani, avendo ricoperto la carica di ministro della gioventù sotto il governo Berlusconi. Poi certo anche la inusuale ed inaspettata pubblicità che il cliccatissimo tormentone rap, nato sulle parole del discorso della Meloni a San Giovanni, ha sicuramente contribuito a renderla ancora più famosa fra i teenager. Ma al di là delle note di costume, dietro al fenomeno Meloni c'è un partito che pare destinato a crescere e a contare sempre di più nel panorama politico italiano. Lei sembra mettere d'accordo quasi tutti, anche coloro che non la pensano allo stesso modo. E in un paese patria delle fazioni, del manicheismo e delle contrapposizioni forti, questo non può che essere un' altro dei grandi traguardi che la Meloni può annoverare nella sua bacheca. Quasi tutti concordano sulla sua coerenza, sulla sua fermezza, e sulla sua preparazione.
Altro che idolo dei “coatti” come Repubblica l'ha dipinta in un recente articolo al vetriolo, come se l'essere una persona “popolare” e “verace” a stretto contatto con la gente comune fosse un difetto e non un merito per un politico. Lo stesso Salvini che proprio a questo aspetto “popolare” deve gran parte del suo exploit a livello di consenso, comincia a guardare con sospetto la sua ascesa. Segno chiaro e distintivo del fatto che “la ragazza” non viene più trattata come la figlia di un dio minore, all'interno del suo schieramento politico, ma come qualcuno che minaccia la stessa leadership del segretario leghista.
Perché quando sono i tuoi stessi alleati a guardarti con timore, prima ancora che i tuoi rivali vuol dire che hai proprio colpito nel segno. Se poi si guarda a quello accaduto con Vox in Spagna, partito considerato gemello in Europa dalla stessa Fratelli d'Italia, che ha conquistato il 15%, malgrado i sondaggi pre elettorali lo dessero al 8%, allora le preoccupazioni di Salvini, che è notoriamente uno dei politici dotati di maggior fiuto in circolazione, sembrano assai fondate. Anche perché come dice sempre la stessa Meloni è molto più difficile superare il 5% che arrivare al 10% e superarlo. Forse da qui può cominciare una nuova storia per il partito di destra italiana, per fare sì che questo possa essere un punto di partenza e non certo di arrivo. Le ambizioni non mancano e le premesse sono assai incoraggianti.
vcaccioppoli@gmail.com