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Politica
Autonomia non prima dell'autunno. Fisco e scuola, tutti i dubbi del M5S
Attilio Fontana e Luca Zaia

Di Alberto Maggi

L'autonomia alle Regioni del Nord? "Provvedimento delicatissimo. Si farà con molta, molta calma". Dai vertici parlamentari del M5S arriva molto più di un freno alla riforma cara alla Lega, anche se più ai Governatori Luca Zaia e Attilio Fontana che non al vicepremier Matteo Salvini. D'altronde il ministro dell'Interno, che ha appena preso quasi il 30% in Abruzzo, non è più il leader di un movimento nordista e padano ma è il segretario di un partito che sta, con successo, trovando consensi forse perfino inattesi anche al Centro-Sud. Ed ecco che il "verrà approvata entro la fine dell'inverno", parlando dell'autonomia, nelle parole di Salvini è diventato "nessuna fretta, facciamo le cose per bene".

D'altronde i 5 Stelle, che nel Mezzogiorno prendono il doppio se non il triplo dei voti che ottengono al Nord, non hanno alcuna intenzione di cedere. Prima di tutto, anche se formalmente non necessario, ci sarà un coinvolgimento "diretto" e "importante" del Parlamento. Su questo punto il presidente Fico, appoggiato dalla numero uno del Senato Casellati, è stato chiarissimo. In secondo luogo - spiegano fonti qualificate del M5S - "non verranno concesse tutte le 23 materie concorrenti (importante base articolo 117 del Titolo V della Costituzione) a Veneto e Lombardia, come richiesto dai Governatori leghisti. Se per la sanità (che è già quasi tutta su base regionale) ci sono pochi problemi, così come sulle infrastrutture, il vero nodo è quello della scuola. "Si scordino i professori veneti in Veneto e lombardi in Lombardia", taglia corto un deputato grillino. Altro punto centrale per l'autonomia differenziata è quello delle risorse finanziare.

E anche qui arriva il muro pentastellato. "Va bene trasferire competenze ma deve essere a saldo zero", spiegano dal M5S. In sostanza l'Irpef regionale in Lombardia e in Veneto (le richieste dell'Emilia Romagna sono più blande) non dovrà aumentare nemmeno dello 0.1% ai danni della tassazione che va allo Stato centrale. Un punto dirimente sul quale i 5 Stelle non intendono fare dietrofront. Politicamente per la nuova Lega sovranista e nazionale di Salvini il tema del federalismo non è più la bandiera da sventolare (che oggi è ad esempio la legittima difesa e in generale la sicurezza) anche se nel Carroccio serpeggia il malumore per il possibile malessere tra la base dei duri e puri lombardi e veneti. Fatto sta che sui tempi i 5 Stelle non hanno dubbi, "fino alle Europee non se ne parla. Poi c'è l'estate, si andrà all'autunno. Se va bene...". Con buona pace di Zaia, Fontana e dei (pochi) nostalgici della Padania.

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