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Politica
Fioramonti lavora a un gruppo pro Conte. Per la successione favorita Azzolina

Li aveva chiesti ancor prima del giuramento al Quirinale: tre miliardi di euro per sostenere l’istruzione e la ricerca. E anche ora che su Facebook ufficializza di aver comunicato al premier Conte la decisione di lasciare il dicastero di viale Trastevere (perché tutti quei fondi in manovra non ci sono), Lorenzo Fioramonti ribadisce il suo pensiero: senza risorse è impossibile anche “solo tamponare le emergenze”, figurarsi rimettere in moto quello che definisce “il vero motore del Paese”. Da qui la decisione, meditata da tempo, di abbandonare il governo che comunque continuerà a sostenere da deputato, se dai banchi del Movimento 5 stelle o da quelli di un altro gruppo come afferma più di una voce, si vedrà.

L'idea è quella di formare un gruppo autonomo pro Conte, anche se il presidente del Consiglio avrebbe già chiesto di non mettere il suo nome in nuovi progetti politici. Quel che è certo è che la cosa potrebbe portare a strappi o a problemi per il M5s. A candidarsi quale suo sostituto ci sarebbe l'attuale presidente della commissione Antimafia Nicola Morra, già nel totonomi per viale Trastevere lo scorso agosto. In ballo anche la possibile promozione dell'attuale sottosegretaria al Miur Lucia Azzolina, anche se all'interno del Movimento non tutti gradiscono la sua candidatura "troppo vicina alle posizioni del Pd". Sarebbe però lei la favorita, con D'Uva e Gallo alle spalle.

La tassa sulle merendine e il no al crocifisso nelle classi scolastiche: sono due delle proposte lanciate dal 42enne ministro romano che hanno scatenato aspre polemiche. La prima – che aveva l’intento di trovare risorse in favore dei precari della scuola - venne bocciata nel giro di poco tempo dalla sua stessa maggioranza e anche dal leader del Movimento, Luigi Di Maio. Sull’opportunità di togliere dalle aule tutti simboli religiosi, invece, venne criticato anche dal Pd, socio di governo del suo partito. Professore di economia politica all’università di Pretoria in Sud Africa, l’ormai ex ministro dell’Istruzione in un’intervista in tv si è recentemente definito “progressista con una cultura ecologista e ambientalista”. Nel Movimento ha sollevato più di una critica quando si è pronunciato contro il vincolo di mandato, uno dei punti qualificanti del programma grillino. Nella sua lettera aperta pubblicata sui social Fioramonti rivendica con fierezza i successi ottenuti in poco più di cento giorni di mandato al ministero. “Lo stop ai tagli, la rivalutazione degli stipendi degli insegnanti (insufficiente ma importante), la copertura delle borse di studio per tutti gli idonei, un approccio efficiente e partecipato per l’edilizia scolastica, il sostegno ad alcuni enti di ricerca che rischiavano di chiudere e, infine, l’introduzione dell’educazione allo sviluppo sostenibile in tutte le scuole (la prima nazione al mondo a farlo)”. Ma i tre miliardi che chiedeva, nella manovra non ci sono. 

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