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Politica
Forza Italia, dalla Puglia parte la contestazione a Berlusconi

Parte dalla Puglia, e in particolare dalla provincia di Lecce, la contestazione a Silvio Berlusconi dentro Forza Italia. L'ex Cavaliere è finito nel mirino per aver imposto candidature dall'alto, in particolare quella dell'onorevole Elio Vito, campano con otto legislature alle spalle, per lasciar fuori esponenti azzurri radicati nel territorio pugliese che per anni si erano battuti portando avanti le istanze dei cittadini. Tra gli esclusi spiaccano i nomi di Paolo Pagliaro, Federica De Benedetto e del sindaco di Carmiano Giancarlo Mazzotta. Tutto ciò ha causato il calo di consensi di FI e l'exploit del Movimento 5 Stelle e della Lega.

Durante l'assemblea provinciale di Forza Italia di Lecce (guarda il video all'interno dell'articolo) è andato in scena il processo a Berlusconi. Gli azzurri leccesi hanno chiesto conto di quanto accaduto con le elezioni del 4 marzo al segretario regionale Luigi Vitali, di casa ad Arcore e che ha preso parte al tavolo nazionale per decidere i candidati per le ultime elezioni politiche. Proprio Vitali evidenzia l’ingiustizia subita dal territorio leccese e scarica la responsabilità sul "partito leaderistico". Quindi su Berlusconi.

Le parole di Vitali a margine dell'assemblea azzurra leccese sono inequivocabili: "Sulle liste bloccate e sul proporzionale è un problema che riguarda Forza Italia come tutti i partiti. O prendiamo atto che bisogna cambiare registro e bisogna mettere candidati radicati sul territorio o saremo continuamente travolti dalla marea del Movimento 5 Stelle. Sulle liste bloccate - spiega Vitali - sono sempre stato leale e corretto nei confronti degli amici di tutte le province e ho detto che decideva il presidente Berlusconi. Ci sono esigenze di partite che a volte sfuggono ai più ma che comunque, quando si sta in un partito, bisogna accettare. Il nostro è un partito leaderistico dove decide Berlusconi. E' chiaro che se i voti ce li ha Berlusconi decide lui come fare le liste", chiosa Vitali.

Anche il leccese Paolo Pagliaro, componente dell’Ufficio di Presidenza Nazionale di Forza Italia, che si era speso moltissimo per Forza Italia nella sua terra prima del voto, usa parole non tenere: "La mancanza di rappresentatività territoriale è un elemento che ci ha penalizzato tantissimo perché avremmo potuto ottenere risultati straordinari dopo una lunga riconcorsa di militanza e di vicinanza ai problemi del territorio. Oggi dobbiamo prendere atto che non c'è nessuno che possa rappresentare in pieno questo territorio (Lecce, ndr) nel nostro partito ed è una nota di rammarico", afferma Pagliaro. "Andiamo avanti siamo fiduciosi, bisognerà tornare a riordinare un po' le cose. Sono convinto che Lecce e provincia avrebbero potuto regalare il risultato più importante d'Italia se ci fossero state altre scelte. I cittadini volevano poter votare chi si è speso per loro sul territorio e ha un alto tasso di credibilità", conclude.

Insomma, dalla Puglia ex feudo di Raffaele Fitto, anche lui annientato dal voto del 4 marzo, parte una sorta di rivolta interna in Forza Italia contro Berlusconi e le scelte calate dall'alto. Anzi, da Arcore.
 

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