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Politica
Forza Italia, dopo il voto comandano i ministri filo-Draghi? No, ecco perché
SILVIO BERLUSCONI Lapresse

Nella Lega, un tempo quasi partito leninista, la resa dei conti è iniziata già prima dell’esito del voto. Anche se adesso, archiviate malamente le amministrative, via Bellerio prova in qualche modo a serrare i ranghi. Nel Movimento cinque stelle, altro grande sconfitto nei seggi del 3 e 4 ottobre, cominciano ad affiorare i primi malumori. E in Forza Italia, che pure ha poco da festeggiare di fronte ai risultati elettorali, che accade? Siamo al tutto va bene madama la marchesa oppure no?

Affaritaliani.it ha raccolto diverse riflessioni in casa azzurra. Il partito che può gloriarsi della vittoria in Calabria, con Roberto Occhiuto nuovo presidente della Regione, aspetta Silvio Berlusconi a Roma, ma all’orizzonte non si intravede alcuna resa dei conti interna. “Nessuno, leggendo i risultati del voto – racconta un’autorevole fonte parlamentare di FI –, può puntare l’indice contro qualcuno”. Di sicuro non possono alzare la testa i forzisti più vicini a Salvini, “ma neppure i più governisti, ministri in testa”. Chi si aspettava insomma che l’ala pro-Draghi potesse in qualche modo guadagnare la golden share nel partito non può che battere ritirata. “Alla fine, hanno perso tutti. Il ministro Renato Brunetta, tra i più calorosi fan dell’ex presidente della Bce, ha poco da esultare. E lo stesso vale per le ministre Mara Carfagna e Mariastella Gelmini”.

Partiamo da Napoli, capoluogo della Regione di origine del ministro per il Sud Carfagna: qui Forza Italia, che ha appoggiato il magistrato Catello Maresca, si è fermata al 6,6 per cento dei voti. Non è andata meglio al ministro per gli Affari regionali Gelmini, ex coordinatrice regionale di FI in Lombardia. Sotto la Madonnina, il suo partito, col 7,1 per cento dei consensi, è arrivato terzo, raggranellando solo 3 seggi.
E Brunetta? Il ministro per la Pa ha votato a Roma dove il candidato del centrodestra è ancora in gara e dove si è fatto vivo in campagna elettorale. Sue queste dichiarazioni: “Roma è la capitale d’Italia, d'Europa e del mondo e deve avere l'ambizione di avere tra i candidati sindaco il papabile per la presidenza della Repubblica”. Un auspicio o più una bacchettata? Di sicuro, poi, il titolare del dicastero di Palazzo Vidoni non ha fatto mancare la sua presenza in Calabria a sostegno di Occhiuto. “Gli piace vincere facile”, ironizzano ‘voci di dentro’.

Tirando le somme, insomma, Forza Italia per ora rimane sottocoperta. Tutto congelato. Persino chi aveva in animo di abbandonare il partito per ora aspetta. “Anzi - rivela un insider azzurro -, non è da escludere neppure qualche ritorno tra le fila di FI. Molto dipenderà anche dalla partita che si aprirà per il Quirinale”. Partita che solletica non poco proprio Berlusconi. Ed è lui che attendono i forzisti a Roma. “Forse verrà nella prossima settimana”, dicono al nostro giornale. Sul tavolo, tra l’altro, c’è pure l’elezione del nuovo capogruppo di FI alla Camera, posto lasciato vuoto dal neo governatore della Calabria. E qui la fila dei pretendenti è abbastanza lunga: “Sono in tanti che stanno giocando ciascuno la propria partita, ma alla fine sarà il presidente a tracciare una linea”.

In pole, come racconta un parlamentare di FI ad Affari, al momento ci sarebbero “Simone Baldelli, che ha dalla sua una lunga esperienza d’Aula ed è stato vicepresidente della Camera”, ma pure Paolo Barelli, “vicino a Tajani”.  Valentino Valentini, uomo vicino sia alla famiglia che all’azienda Berlusconi, rientra nella rosa. Così come Sestino Giacomoni, attuale presidente della Commissione di vigilanza su Cassa depositi e prestiti. Più in salita, invece, la strada per le parlamentari azzurre in lizza e cioè Annagrazia Calabria, Stefania Prestigiacomo e Claudia Porchietto: “E’ vero che conta la vicinanza a Berlusconi, ma poi serve anche l’apprezzamento dei deputati - conclude l’esponente di FI -. Occorre una capacità di mediare e di farsi concavi e convessi, qualità che non hanno né Calabria e né Prestigiacomo”. E Porchietto? “Potrebbe scontare il fatto di essere troppo vicina al ministro Gelmini”.

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