Comunali/ Giovanni Toti: il simbolo di Forza Italia sarà presente
Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
"E' un'ipotesi di cui si è spesso discusso fin dal 1994 ma, in realtà, non si è mai verificata". Il Governatore della Regione Liguria e consigliere politico di Forza Italia, Giovanni Toti, intervistato da Affaritaliani.it, parla dell'ipotesi che Forza Italia non si presenti alle prossime elezioni amministrative sostenendo soltanto le liste civiche. "Ritengo che nei grandi centri, nei capoluoghi di provincia, Forza Italia sarà senza dubbio presente con il suo simbolo", spiega Toti. "Dopodiché, nei piccoli centri, dove le esperienze civiche in questi anni spesso hanno prevalso, potremmo decidere di appoggiare esperienze squisitamente locali, ma questo riguarda solamente le piccole città. Nelle grandi città, dove il voto è politico, credo che Forza Italia sarà presente in coalizione con i suoi alleati con il proprio simbolo".
Come farà Forza Italia a risalire nei sondaggi? Qual è la strategia vincente? "Non credo che esista la bacchetta magica che con un colpo ti riporta al 20% nei sondaggi. Occorre una strategia ampia e di lungo respiro. Occorre elaborare programmi amministrativi credibili, selezionare una classe dirigente credibile, costruire un'alleanza con i partiti della coalizione che sia una credibile alternativa al governo Renzi. Dopodiché penso che Forza Italia tornerà a crescere e mi auguro che lo faccia anche il complesso della coalizione. L'Italicum al momento prevede che nel 2018 si voti con un premio alla lista e quindi dovremmo cominciare a ragionare sì di singoli partiti della coalizione, ma anche di liste uniche competitive con il Pd. Il percorso è duplice".
Come potrebbe chiamarsi un listone di Centrodestra? "E' largamente prematuro e francamente non sono mai stato un appassionato del toto-nomi. Una lista unica del Centrodestra va tutta costruita. Occorrono convergenze di programma, meccanismi comuni di selezione della classe dirigente, occorre un'insieme di regole perché la coalizione stia insieme e che detrminino il nostro stare uniti, su base federativa o di una unione di partiti alla pari. Francamente poi il nome è l'ultima cosa che mi interessa".
Primarie per la scelta del candidato premier? "Dipende cosa si intende per primarie. Le primarie che ha sperimentato il Pd in questi anni in tutta franchezza non hanno dato dei risultati particolarmente positivi, anzi spesso hanno prodotto delle eterogenesi dei fini negative con candidati strampalati. Se invece per primarie intendiamo un'ampia consultazione delle basi, delle classi dirigenti, dei gruppi parlamentari, degli amministratori e anche degli iscritti e dei militanti dei partiti della coalizione allora immagino di sì. Però con delle regole che vanno tutte scritte".
Sono finite le frizioni Brunetta-Romani che certo non hanno giovato a Forza Italia? "Da un punto di vista della linea politica, in realtà, è stata una tempesta in un bicchier d'acqua. Dal punto di vista della sensibilità le due persone sono molto diverse, lo si sa, ma ritengo questa cosa una ricchezza del nostro partito e non un problema. Il problema sarebbe se esprimessero linee politiche differenti. Siccome la linea politica è una - quella dell'opposizione al governo Renzi e della costruzione dell'alternativa con le forze di Centrodestra - se poi questa linea politica viene portata avanti ed espressa con sensibilità e toni anche diversi questa per me è una ricchezza. Vuol dire che avremo più registri con cui parlare all'elettorato e diverse note nello spartito del Centrodestra".