A- A+
Politica
Fratoianni (LeU): “Il Pd vuole alleanze larghe? Impari a fare delle rinunce”

I primi segnali arrivati dalla Camera sulla legge elettorale e sulla riforma Fornaro, dopo l’esito dell’ufficio di presidenza in commissione Affari costituzionali ieri e la formalizzazione del calendario dei lavori d’Aula oggi, non hanno minimamente scalfito la posizione di Nicola Fratoianni rispetto al referendum sul taglio dei parlamentari. Il portavoce nazionale di Sinistra italiana e deputato di Liberi e uguali, infatti, come spiega ad Affaritaliani.it, non si sposta di un millimetro dal suo “no” alla riforma.

Fratoianni, qualcosa si muove. Martedì prossimo sarà votato in Commissione il testo base della legge elettorale che arriverà in Aula alla Camera il 28 settembre. Il 29 toccherà anche alla riforma Fornaro sulla modifica del sistema di voto su base regionale del Senato. Non basta per cambiare idea sul referendum?
Questa accelerazione è un passo avanti, come tutto quello che va nella direzione di interventi sui contrappesi costituzionali, ma rimane insufficiente rispetto alle attese che avevano condizionato l’accordo sulla nascita del governo.

Si spieghi.
Il voto sulla riforma del taglio dei parlamentari era contestualmente legato all’approvazione di una legge proporzionale pienamente in grado di garantire la rappresentanza. E su questo restano molti nodi, a cominciare da quello sulla soglia di sbarramento che rimane per noi irragionevolmente alta. Siamo, insomma, a un primo step che, tra l’altro, deve ancora per altro tenersi in Commissione. Per non parlare, poi, dei passaggi in Aula, in un contesto in cui, appare evidente, non sembrano esserci i numeri perché una soluzione positiva possa delinearsi.  

Il Pd, vostro alleato al governo, con il segretario Zingaretti, ha esercitato un forte pressing per avviare le riforme e poter così sostenere il sì al taglio dei parlamentari. Non è escluso, tuttavia, che alla fine i dem lascino libertà di coscienza sul voto. E’ un segno di debolezza?
Vedremo cosa deciderà il Pd. Certamente, nel corpo di quel partito, tra militanti, dirigenti ed elettori, esiste in modo diffuso una posizione critica su questa riforma. Era critica in partenza, come del resto lo era per noi che non l’abbiamo mai votata nei precedenti passaggi parlamentari. E non può che esserlo di più adesso di fronte all’assenza di una serie di contrappesi fondamentali. Argini necessari affinché questa riforma non si trasformi in uno strumento in grado di mutilare la democrazia del Paese.

Zingaretti, ieri, in una lettera a “La Repubblica”, ha sostenuto che dietro tanti no al referendum ci sarebbe anche un tentativo di indebolire il suo partito e il governo. Che ne pensa?
Francamente non mi pare. Non so quale sia la discussione interna al Pd e non voglio entrarci. Dico solo una cosa.
Quale?
E’ naturale che le valutazione sul referendum siano condite di elementi di battaglia politica. Non mi pare una novità neppure il fatto che nella maggioranza ci siano posizioni non sempre sono coerenti con il pieno sostegno al governo. Fa tutto parte della normale dialettica politica.

Non c’è il rischio di una eccessiva politicizzazione di questo referendum, un po’ come avvenne ai tempi della riforma targata Renzi?
Nessun referendum ha mai avuto una caratteristica squisitamente tecnica. Ogni appuntamento referendario ha sempre un impatto politico, rispetto al quadro di maggioranza e opposizione, rispetto al governo, all’idea di Paese che si porta dietro e agli argomenti che lo accompagnano. Quindi, che tale quesito abbia una valenza politica non è né una novità e né un problema.

Il vero problema rimane l’assenza di bilanciamenti.
Il taglio dei parlamentari in sé non è un attentato alla democrazia, ma senza correttivi rappresenta un problema. Così come lo sono, per la qualità della democrazia, gli argomenti, appunto, che accompagnano il sì. Quella dei costi, infatti, è un’argomentazione regressiva che io contesto fino in fondo.

Se vincesse il no, c’é il rischio che il percorso delle riforme faticosamente avviato si arresti?
Intanto, siamo sinceri fino in fondo: il percorso non è seriamente avviato, non siamo neanche alla meta del primo passo. Alcune di queste riforme sono strettamente legate al taglio dei parlamentari e, quindi, non avrebbero più ragion d’essere. Ma altre sono decisamente necessarie. Mi riferisco a una riforma elettorale proporzionale, strutturale, capace di durare nel tempo e che non arrivi nell’anno prima delle elezioni. Questa sì che sarebbe un bene per la qualità della democrazia del Paese, trasformato in un palcoscenico di slogan e propaganda da anni di maggioritario.

Il prossimo 20 e 21 settembre si terranno anche le Regionali. In tre delle Regioni al voto si è trovato un accordo per un’alleanza larga. Il pressing del Pd per raggiungere il maggior numero di intese è stato fortissimo, ma il bottino rimane magro. Non le pare?
Condivido questo pressing, è giusto lavorare per costruire coalizioni larghe contro le destre che rimangono il nostro avversario anche lì dove non siamo riusciti a dar vita a delle alleanze. Ma aggiungerei anche una considerazione.

Prego
Al Pd dico che per costruire alleanze larghe occorre lavoro, discussione e anche la capacità di mettere eventualmente in discussione proprie scelte o candidati. In Campania, per esempio, si poteva costruire un’alleanza larga, ci stavamo lavorando, ma il Pd a un certo punto ha detto: o De Luca o niente…

Quanto peserà il voto delle Regionali sulla tenuta del governo?
Ogni voto pesa sempre sul quadro politico complessivo, non ci sono voti neutri. Tuttavia, quasi mai si pesa nel modo in cui era stato previsto, quasi mai le conseguenze sono quelle immaginate alla vigilia. Proprio sulle conseguenze, quindi, ci andrei cauto. Vedremo quello che accadrà. Io mi auguro, naturalmente, che il centrodestra venga sconfitto nel maggior numero di Regioni al voto. Comunque, a urne chiuse, faremo i conti con il risultato, ma anche con le esigenze e priorità del Paese.

Il premier, insomma, non rischia?
Io diffiderei dagli scenari che prevedano automatismi schematici tra un pallottoliere più o meno spostato su un lato e le conseguenze di questo pallottoliere sul governo.

Commenti
    Tags:
    referendumlegge elettoraleregionalipdleuzingaretti





    in evidenza
    Annalisa ieri e oggi: da Amici nel 2010 a bomba sexy della musica italiana

    Le foto

    Annalisa ieri e oggi: da Amici nel 2010 a bomba sexy della musica italiana

    
    in vetrina
    Nuovo "re dei vini", la bottiglia di rosso da 15 mila euro è tutta italiana

    Nuovo "re dei vini", la bottiglia di rosso da 15 mila euro è tutta italiana


    motori
    Ripresa del Mercato Auto in italia, Aprile segna un +7,5%

    Ripresa del Mercato Auto in italia, Aprile segna un +7,5%

    Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Angelo Maria Perrino - Reg. Trib. di Milano n° 210 dell'11 aprile 1996 - P.I. 11321290154

    © 1996 - 2021 Uomini & Affari S.r.l. Tutti i diritti sono riservati

    Per la tua pubblicità sul sito: Clicca qui

    Contatti

    Cookie Policy Privacy Policy

    Cambia il consenso

    Affaritaliani, prima di pubblicare foto, video o testi da internet, compie tutte le opportune verifiche al fine di accertarne il libero regime di circolazione e non violare i diritti di autore o altri diritti esclusivi di terzi. Per segnalare alla redazione eventuali errori nell'uso del materiale riservato, scriveteci a segnalafoto@affaritaliani.it: provvederemo prontamente alla rimozione del materiale lesivo di diritti di terzi.