Trade war, la garanzia di Trump a Xi Jinping: "Non mi intrometto su Hong Kong"
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha promesso all'omologo cinese Xi Jinping di mantenere un basso profilo sulle proteste di massa che hanno scosso Hong Kong nelle scorse settimane, per riprendere i negoziati sulla disputa tariffaria con la Cina. L’impegno, scrive il Financial Times che cita diverse fonti al corrente della situazione, è stato preso durante il vertice bilaterale tra i due capi di Stato a margine del recente summit del G20 di Osaka, in Giappone, e avrebbe avuto, come conseguenza, quella di convincere il console statunitense a Hong Kong, Kurt Tong, a rimuovere le frasi più critiche sulla Cina dal suo discorso di termine del mandato, pronunciato il 2 luglio scorso.
La notizia giunge a poche ore dalla conferma di Pechino del primo colloquio telefonico - avvenuto nella serata di ieri, ora locale - tra i negoziatori di Cina e Stati Uniti per la ripresa dei colloqui sulla disputa tariffaria, definito “costruttivo” dal consigliere economico della Casa Bianca, Larry Kudlow. Dopo l’irruzione dei manifestanti al parlamento di Hong Kong, il 1 luglio scorso, Trump si era limitato a dire che chi protestava voleva la democrazia e che “sfortunatamente alcuni governi non vogliono la democrazia”, senza nominare direttamente la Cina: le sue parole aveva attirato forti critiche da Pechino, che nelle ultime settimane, tramite il ministero degli Esteri, ha più volte lamentato le “interferenze” degli Stati Uniti (e della Gran Bretagna) nella questione di Hong Kong.
Il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, il mese scorso aveva segnalato la possibilità che le manifestazioni di Hong Kong potessero rientrare nei colloqui tra Trump e Xi a margine del G20 di Osaka. In precedenza, il Dipartimento di Stato Usa aveva anche avvertito che qualora fossero stati approvati gli emendamenti alla legge sull’estradizione, Hong Kong avrebbe potuto perdere lo status speciale conferitole da una legge del 1992, cinque anni prima del ritorno alla Cina dell’ex colonia britannica. Milioni di persone sono scese per le strade di Hong Kong, a partire dal 9 giugno scorso, per protestare contro i proposti emendamenti alla legge sull’estradizione, che la renderebbe possibile anche in Cina: le forti tensioni sono sfociate anche in scontri con le forze dell’ordine, al culmine delle proteste. Dopo settimane di stallo politico, la leader di Hong Kong, Carrie Lam, ha definito ieri “morta” la legge sull’estradizione, ma senza convincere delle sue intenzioni i manifestanti, che chiedono il ritiro completo degli emendamenti preparandosi a nuove proteste, e neanche gli studenti che hanno rifiutato per due volte in pochi giorni il dialogo con la leader.
Dazi: prima telefonata negoziatori Usa-Cina dopo Trump-Xi a G20
Tornano a parlarsi i capi delle delegazioni incaricate di risolvere la guerra dei dazi tra Cina e Stati Uniti, dopo la decisione di riprendere i colloqui annunciata dal presidente Usa, Donald Trump, e dal presidente cinese, Xi Jinping, a margine del G20 di Osaka, in Giappone.
Il vice primo ministro cinese Liu He, ha avuto un colloquio telefonico con il rappresentante Usa per il Commercio, Robert Lighthizer, e con il segretario al Tesoro, Steve Mnuchin, nella serata di ieri, ora locale, secondo quanto riporta un breve comunicato apparso oggi sul sito web del Ministero del Commercio di Pechino. Alla chiamata era presente anche il ministro del Commercio cinese, Zhong Shan.
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