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Politica
Governatore Liguria. Sorpresa a Sinistra: Sansa in lizza. Grillo/M5S contrari

“A me basterebbe imparare a perdere”, spiegava Fantozzi col suo maestro di biliardo. La gag del comico genovese Paolo Villaggio sembra iscriversi nel filone tematico sentimentale della compagine governativa giallo rossa.

Perdere appare un’attività gradita, visti i risultati raccolti nelle ultime tornate elettorali dalle due forze politiche (Pd e M5S) che si siano presentate alleate o divise, tanto più visto quanto sta accadendo in Liguria negli ultimi mesi.

 

Si vota per le regionali a maggio del 2020 e i 5 anni di governo Giovanni Toti sembrano passati invano per le opposizioni. La regione ha un tasso di disoccupazione del 9,4%, i soliti problemi ambientali e infrastrutturali, aggravati da disastri nuovi (vedi il crollo del ponte Morandi di Genova), si ritrova i gruppi dirigenti della sinistra locale quasi rasi al suolo, un Toti leader nazionale all’8° posto nelle classifica de Il Sole 24 Ore dei governatori più apprezzati del Belpaese e un elettorato smarrito (alle ultime regionali su 1.357.540 elettori si sono recati al voto solo 688.014 persone, la metà).

Così... Ecce homo! Qualcuno a sinistra si inventa il candidato: Ferruccio Sansa, il giornalista de Il Fatto Quotidiano, genovese di nascita, esperto di questioni liguri e di cementificazioni selvagge. Uno che nella sua carriera non ha certo risparmiato inchieste alla sinistra locale o a quella nazionale. Dopo alcune, fecero scalpore le pressioni indebite, al limite dell’intimidazione, di cui fu vittima nel 2011 a cura di parte dell’establishment locale. “Altre volte si è fatto il suo nome ma questa volta è un'idea seria. Non lo ammetteremo neanche sotto tortura ma sia da Leu che dal Pd e Italia Viva nulla osta”, spiega ad Affaritaliani un dirigente del Pd che preferisce non si scriva il suo nome. “Facciamo un bagno di umiltà. Nelle tre forze politiche nessuno è contrario alla candidatura, a livello locale come nazionale. Anzi, in tanti la auspichiamo vedendoci la possibilità di un colpo di reni delle forze sane di questa regione. Si potrebbe davvero cambiare qualcosa, una volta tanto, o almeno provarci”, spiega.

 

Il centro sinistra ha bisogno di cambiare davvero in territori come la Liguria in cui ha perso il consenso profondo e scegliere candidati che portino voti. E gli elettori scelgono sempre più le persone, al di là dei pastrocchi delle forze politiche. La crisi del centro sinistra è profonda e contrastare l’avanzata sovranista appare sempre più arduo, vista anche la notorietà acquisita negli ultimi anni da Toti al di là dei risultati amministrativi e la forza sempre più ampia della Lega.

Per battere il centro-destra che vinse nel 2015 di quasi 7 punti percentuali sul centro-sinistra occorrerebbe una coalizione ampia fatta da Pd, Italia Viva, Leu e M5S. Il gioco sarebbe agile.

 

In termini percentuali l’alleanza potrebbe sovrastare la compagine di centro-destra. “Ma per fare cosa?”, insiste il dirigente, “non vogliamo certo ripetere i governi Burlando”.

Tutto questo favorito dal fatto che Sansa è un battitore libero, stimato da ampi strati della società locale e considerato per anni culturalmente vicino al M5S e a Grillo. I due si conoscono da sempre, abitando anche nello stesso rione, Sant'Ilario, nel levante genovese (il giornalista era di fianco al comico alla nascita del movimento, ospite 10 anni fa sui palchi dei primi Vday).

“Ma c’è un veto”, spiega ancora ad Affari il dirigente. Paradosso dei paradossi sembrerebbe essere tassativo il “no” proprio dei vertici regionali del M5S e di Beppe Grillo in persona, contrari alla candidatura del cronista. “I più pensano per motivi relativi alle critiche che ha sollevato sul M5S ligure, ma non è così”, spiega ancora il dirigente.

Nel 2017 per un caso locale Sansa paragonò il M5S alla vecchia Dc degli anni ‘80. Ma non sembra questa la questione.

 

“Il problema, come sempre nel M5S, è il controllo sulle persone”, si lascia sfuggire il dirigente amareggiato. In parole povere Sansa non sarebbe un candidato controllabile e che si può gestire nei ranghi, farsa politica più farsa politica meno, tanto più da Beppe Grillo in casa sua, in Liguria.

Il bagno di umiltà del centro sinistra non basta. La logica della coalizione sembra quella di presentare l’ennesimo candidato di pezza, con un curriculum improvvisato o di andare divisi. Il paradosso è che questa scelta arrivi proprio dal partito del cambiamento che fino ad oggi sembra aver cambiato ben poco. Il centro-destra ringrazia e se la ride.

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