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Politica
Governo Conte bis: Di Maio, Fico, Renzi e Zingaretti. Chi vince, chi perde

4 settembre 2019, nasce il Conte bis. Con qualche ora di ritardo rispetto alle previsioni della vigilia, il presidente del Consiglio è salito al Quirinale per sciogliere la riserva e, pochi minuti dopo, annunciare la lista dei ministri dell'esecutivo M5S-Pd-LeU. E' stato un lavoro certosino, limato fino all'ultimo in mattinata a Palazzo Chigi per sistemare tutte le caselle e non scontentare nessuno.

Luigi Di Maio, il capo politico dei pentastellati che ha dovuto rinunciare alla poltrona di vicepremier, porta a casa un risultato sicuramente importante. Oltre alla poltrona di ministro degli Esteri per se stesso (la Farnesina è lo specchio dell'Italia nel mondo e uno dei dicasteri principali), Di Maio piazza un suo fedelissimo nel ruolo chiave di sottosegretario alla presidenza del Consiglio: Riccardo Fraccaro. Una poltrona - quella ricoperta da Gianni Letta e fino ad oggi da Giancarlo Giorgetti - strategica e chiave per i dossier dell'esecutivo e, soprattutto, Fraccaro è l'unico, a parte Conte, che va a Palazzo Chigi vista l'assenza di vicepremier. Quindi Di Maio, nei giorni scorsi dato troppo presto per sconfitto, ottiene certamente un successo politico rilevante e controllerà tutta l'azione del governo direttamente da Palazzo Chigi.

Da non dimenticare, poi, che anche Stefano Patuanelli (neo ministro dello Sviluppo Economico che lascerà il ruolo di capogruppo al Senato dei 5 Stelle), seppur considerata una figura abbastanza autonoma nel Movimento, non si è mai pronunciato contro Di Maio e quindi, anche se non un fedelissimo come Fraccaro, è sempre un uomo vicino al capo politico. Per Di Maio ottimo risultato anche la nomina di Nunzia Catalfo, senatrice catanese del Movimento 5 stelle, madre del reddito di cittadinanza e del salario minimo, proprio al dicastero, quello del Lavoro, ricoperto fino ad oggi dal capo politico dei pentastellati.

Restando nel Movimento 5 Stelle ottimo risultato anche per il presidente della Camera Roberto Fico, determinante nella scelta di formare un'alleanza con il Pd dopo i contrasti con la Lega e con Matteo Salvini. Il numero uno di Montecitorio piazza due fedelissimi nell'esecutivo: Federico D'Incà ai Rapporti con il Parlamento e Fabiana Dadone alla Pubblica Amministrazione. Nel governo del Cambiamento con il Carroccio Fico non aveva nessuno, ora ha due dicasteri (anche se non di prima fascia), sicuramente un salto di qualità.

Nel Partito Democratico Matteo Renzi ottiene un bel successo personale con la nomina di Teresa Bellanova da Ceglie Messapica (il paese in provincia di Brindisi de La Piazza di Affaritaliani.it) alle Politiche Agricole e con quella di Elena Bonetti alle Pari opportunità e alla Famiglia. Non solo. All'interno del nuovo governo entra anche in un ruolo fondamentale come quello della Difesa (uno dei quattro dicasteri chiave) Lorenzo Guerini da Lodi che fa parte insieme a Luca Lotti di Base Riformista, corrente all'interno del Partito Democratico che si autodefinisce come 'renziani autonomi'. Guerini non fa parte della cerchia ristretta dei fedelissimi dell'ex premier, come Bellanova e Bonetti, ma è sempre molto vicino al senatore di Rignano.

Sempre nel Nazareno c'è poi Dario Franceschini che torna ai Beni Culturali con la delega al Turismo. Franceschini viene considerato un autonomo tra i dem che risponde a se stesso e quindi non catalogabile come renziano o come vicino al segretario. Nicola Zingaretti, che questo accordo non lo voleva ma che alla fine è uno dei più entusiasti, ottiene un risultato non da poco. Il primo colpo del leader dem è sicuramente Paola De Micheli (considerata anche molto affine al presidente del Pd Paolo Gentiloni) che va alla guida di un ministero molto importante come quello delle Infrastrutture e dei Trasporti, casella lasciata vuota dal gaffeur Danilo Toninelli e che dovrà implementare la decisione ormai presa di procedere con i lavori della Tav Torino-Lione.

Zingaretti piazza anche Francesco Boccia agli Affari regionali e alle autonomia, ruolo molto delicato nei rapporti con le regioni del Nord a guida leghista (Veneto e Lombardia). Fedelissimi del segretario dem anche Giuseppe Provenzano, che prende il posto della grillina Barbara Lezzi al ministero per il Mezzogiorno, e soprattutto Enzo Amendola agli Affari europei. Delega molto discussa in mano prima a Paolo Savona e poi al leghista Lorenzo Fontana. Amendola, napoletano che compirà 46 anni il prossimo 22 dicembre, avrà il compito non facile di trattare con la nuova commissione Ue di Ursula von der Leyen strappando un'apertura sui conti e il deficit in vista della Legge di Bilancio e con il mirino puntato dell'opposizione (Salvini in testa) che già parla di esecutivo nato a Berlino e a Parigi.

Insomma, un lavoro certosino quello di Conte che è riuscito a trovare una quadra che non lascia nessuno con l'amaro in bocca.

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