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Politica
Governo, Conte c’è. Renzi il “conferenziere” fugge con la palla
Foto LaPresse

L’Italia è attiva al G7 in Canada. Il governo c’è, con il premier Conte fra i protagonisti, atteso adesso con il suo governo del cambiamento alla prova dei fatti.Non c’è nel Paese l’opposizione, con il Pd malconcio e la sinistra out. E non c’è la politica, almeno quella con le basi della prima e della seconda Repubblica. Resta tuttavia il baluardo di una Costituzione che riconosce “attraverso una serie di robuste garanzie l’antagonismo dei gruppi sociali e la possibilità di dargli voce nell’azione politica”. Chi se lo ricorda? La Terza Repubblica s’avvia con propositi di svolta, spinta da partiti che si vantano di essere fuori dalle precedenti tradizioni politico-ideologiche. Il neo premier Conte ha fatto al G7 interventi basati sulla concretezza e sul realismo e prima al Senato un discorso convincente anche se “ignorare” 70 anni di esperienza storica e politica non si sa se è un bene liberandosi di una pesante zavorra o invece un male privandosi di un lume affievolito ma pur sempre utile alla rotta. Adesso, dicevamo, il governo è atteso alla “prova del budino”. Serve il controcanto dell’opposizione. Ma il Partito democratico, a parte qualche scatto di nervosismo, ha staccato la spina della lotta politica in attesa di non si sa chi e che cosa. La lunga pausa sabbatica in Cina, Usa e Sudafrica del “conferenziere” Renzi (“Starò fuori dal giro per qualche mese”) è la fuga dalla realtà italiana, l’abdicazione dalla lotta politica organizzata, la cartina del tornasole di un partito alla deriva, la morte annunciata della sinistra. E’ un atto di irresponsabilità personale e di partito, un errore politico di cui Renzi e il Pd ne pagheranno le conseguenze. C’è un disegno già tracciato da Matteo dove il Partito democratico e la sinistra sono un capitolo chiuso tirandosi fuori dalle responsabilità e dalle colpe di questi ultimi anni per puntare a nuove avventure. Oggi in Italia il potere non è stato preso dai “barbari” e l’alternativa non è la fuga dalla Patria invasa. Dal Colle rimbalza il monito: “C’è una Italia da ricucire”. Invece Renzi lascia ai suoi il compito di demonizzare e irridere gli avversari, mettere zizzania e avvelenare i pozzi, se ne va per una nuova versione della politica del popcorn, puntando tutto sul logoramento e sul fallimento dell’attuale governo e dei partiti che lo sostengono. E’ la riproposizione della linea passiva di chi aspetta lungo il fiume il cadavere del nemico nella certezza che gli attuali governanti si estingueranno per lotte intestine o perché“quegli stolti degli elettori” (Fassino dixit) si saranno ravveduti cacciando questo governo “eversivo”. La fuga di Renzi dal campo, dopo l’esercizio di retorica dell’altro giorno al Senato per il NO alla fiducia, alimenta le ultime fiammelle della lotta intestina nel Pd e nei rimasugli della sinistra a pezzi. Chi vede il fiorire di combattimenti contro il governo “gialloverde” nel Parlamento e nelle piazze si illude, ancora frastornato dalla botta elettorale del 4 marzo. Il premier Conte avrà nei suoi discorsi fatto poca autocritica (specie sul passato dei due partiti che lo sostengono) delineando forse il Paese di Bengodi. Ma è un fatto che chi quel Paese l’ha portato sull’orlo del collasso adesso fugge rubando la palla convinto che la partita finisca qui. Ma la nuova partita è appena cominciata, con nuovi giocatori e nuove regole. Gioca chi c’è, sul mandato popolare e democratico degli elettori. Chi ha perso la battaglia rischia di perdere la guerra. Così non si ricostruisce né un partito, nè la sinistra e né il Paese acuendo invece nuove divisioni e nuovi contrasti.

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