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Politica
Governo Conte-Di Maio- Salvini... resistere, resistere, resistere
Foto LaPresse

Volete sapere la verità? L’Unione Europea teme il successo della manovra finanziaria del governo Giallo-Verde il governo del cambiamento. È da qualche anno che abbiamo imparato la parola spread ed ora ci angoscia e non ci fa dormire più sonni tranquilli. Si proprio lui: lo spread ovvero il differenziale tra gli omologhi titoli decennali a tasso fisso tedeschi e italiani. Questo era un elemento sconosciuto per i non addetti ai lavori, almeno fino alla cosiddetta crisi estiva del governo Berlusconi.

Oggi capisco che i media gli diano un’importanza rilevante, ma bisogna riflettere su un dato: se vogliamo prendere lo spread come cartina al tornasole per determinare la bontà delle scelte economiche, dovremmo dire che Letta, Renzi, Gentiloni e lo stesso Conte sono considerati dai mercati molto più affidabili di Monti. Dopo la sua famosa manovra lacrime e sangue, che andava nella direzione voluta da Bruxelles, lo spread salì comunque a un massimo di 538 nell’estate del 2012.  L’interpretazione dello spread viene fatta a uso e consumo dell’interlocutore.

Nel concreto in Unione Europea, lo spread oscilla in funzione di quanto la Banca centrale europea sostiene le economie nazionali con operazioni straordinarie, come è stata quella del quantitative easing. A mio modesto avviso la chiave di lettura  del perchè lo spread sia ultimamente salito, è perché  con il 2018 il quantitative easing terminerà e, da ottobre, l’acquisto di titoli di stato italiani è passato da 80 miliardi a 15. Quindi restiamo con i piedi per terra e non facciamoci ingannare da chi vuole mantenerci un popolo e un paese di schiavi gestiti dalle lobby finanziarie europee spaventandoci con parole come lo spread.

Qua nessun baratro  è vicino perché se i mercati pensassero che l’Italia sia sull’orlo del baratro o voglia lasciare l’euro, lo spread non starebbe a 292 ma almeno a 10 volte tanto. Matteo Salvini ha detto pochi giorni fa una grandissima verità: che i commissari europei sono dei burocrati non eletti e in quanto tali dovrebbero moderare i termini, visto e considerato che parlano dall’alto di una carica di un certo prestigio. Non si sono mai sentite esternazioni del genere prima d’ora. A voler pensare male, sarebbe ipotizzabile che gli stessi commissari, che già hanno le valige pronte perché a maggio andranno via, ora abbiamo bisogno di trovare successive collocazioni.

C’è sicuramente qualcuno che vuole penalizzerà la nostra economia per poi magri comprare le nostre aziende strategiche sottocosto e questo non possiamo assolutamente  permetterlo. Anche  se purtroppo  già da molti anni l’Italia è diventata un outlet a cielo aperto, perché da noi non sono mai stati attivati i meccanismi di protezione per le aziende di interesse strategico nazionale, come invece hanno fatto molti altri stati europei. La questione, però, secondo me andrebbe ribaltata. Con questa manovra, l’attuale governo ha voluto sovvertire il Sistema  fino ad ora imposto dalla governance europea, con l’obiettivo di puntare su crescita, occupazione e contrasto alla povertà.

Se ci riuscirà, sarà uno smacco enorme per chi fino ad oggi ha professato politiche diverse e c’è chi non vuole accettarlo. Fino ad oggi le politiche volute da Bruxelles non hanno dato risultati se non negatici per la nostra economia. Se questo governo ci riuscisse, per di più ribaltando i loro paradigmi economici, sarebbe una sconfitta per l’Europa e avrebbe un’enorme conseguenza: anche altri paesi potrebbero sentirsi più che legittimati a seguire le orme dell’Italia. Ecco cosa spaventa realmente  l’Unione Europea, oggi. Tria ha accettato di fare il ministro dell’Economia dopo aver letto e condiviso il contratto di governo, in cui erano scritte le misure che ora si stanno concretizzando.

Sapeva che era necessario trovare le coperture e sapeva anche che c’erano da disinnescare 12,4 miliardi per le clausole di salvaguardia sull’iva, pari allo 0,7 della manovra. Per questo si è dovuti arrivare al 2,4%, che io personalmente considero il minimo sindacale. L’Italia ha provato a sue spese cosa succede se si seguono le ricette europee: il nostro paese è fanalino di coda in tutti i parametri. Ci siamo affidati a un dottore che per anni ci ha curato male a modo suo senza risultati e ora il governo vuole giustamente cambiare la terapia. Anche perchè peggio di cosi non si può arrivare.

Questo governo vuole  rivedere l’impianto della governance Ue, con criteri di equità e sostenibilità. Questo vento di critica nei confronti dell’Ue soffia in tutta Europa, non si tratta di un problema solo italiano ma è una presa di coscienza di largo respiro. Diciamoci la verità: se l’Italia uscisse dall’euro  sarebbe uno svantaggio in primis per i tedeschi. Loro si avvalgono di un surplus commerciale superiore a quello della Cina, sforando tutte le regole Ue, perchè traggono vantaggio da una moneta che per loro è notevolmente sottovalutata grazie proprio alla presenza di paesi come l’italia.

In parole povere: se avessero ancora il marco, non esporterebbero nemmeno un pacchetto di patatine. Se noi uscissimo dall’euro, determineremmo un crollo dell’economia tedesca e aggiungo che per l’Italia corrisponderebbe solo ad un grande vantaggio uscire dall’Europa.  l’Italia riconquisterebbe la propria  autonomia e la propria sovranità e sopratutto la propria dignità che le cancellerie europee per mano di governi di sinistra lori schiavi ci hanno sottratto con l’inganno. 

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