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Politica
Governo Di Maio: "Ogni discorso con la Lega è chiuso"

La prima condizione che il Pd ha posto ai 5 Stelle è stata accettata. Luigi Di Maio esordisce dichiarando chiusa ogni trattativa con la Lega. L'aveva chiesto Maurizio Martina. "Se i 5Stelle confermano la fine di qualsiasi tentativo di un accordo con la Lega - aveva detto - siamo disponibili a valutare questo nuovo e importante scenario". Martina aveva poi assunto l'impegno "ad approfondire questo percorso di novità con tutto il partito, coinvolgendo in primo luogo i nostri gruppi  dirigenti. E la direzione nazionale deve essere chiamata a valutare ed eventualmente deliberare un percorso nuovo".

Di Maio è stato tranchant. "Se fallisce con Pd per noi ritorno al voto - dice - decide Mattarella". In sostanza, si dice contrario sia ad andare all'opposizione che a sostenere un governo alternativo, tecnico, del presidente, di scopo "o chi più ne ha...".

Il segretario reggente del Pd aveva parlato al termine della consultazione con il presidente della Camera Roberto Fico, incaricato di sondare l'ipotesi di un governo M5s-Pd. Un faccia a faccia durato poco meno di un'ora e finito alle 15,30. Alle 18 è iniziato l'altro incontro istituzionale della giornata, con i 5 Stelle.

Martina ha detto anche altro, delineando i paletti dell'eventuale azione comune: "Abbiamo ribadito al presidente Fico che l'asse di riferimento fondamentale gira attorno ai 100 punti del programma del Pd, e in particolare nelle tre sfide essenziali richiamate durante le consultazioni al Quirinale", quindi "l'Italia è chiamata a scegliere se contribuire a un stagione europeista o se ripiegare sul sovranismo. Noi siamo per un lavoro deciso perché l'Italia contribuisca, assieme alla Francia e alla Germania, a una nuova agenda europea; il rinnovamento della democrazia, al di là della deriva plebiscitaria; le politiche del lavoro e di contrasto alla povertà e alle diseguaglianze" rispettando "gli equilibri di finanza pubblica".

Nella delegazione dem oltre a Martina, il presidente del Pd, Matteo Orfini e i capigruppo al Senato e alla Camera Andrea Marcucci e Graziano Delrio. Marcucci e Orfini, renziani, avevano più volte manifestato perplessità sul dialogo con il M5s; Martina aveva chiesto un dialogo, ma senza ambiguità, mentre il ministro Delrio - considerato un renziano moderato - non aveva chiuso a priori: nei giorni scorsi aveva anche auspicato un referendum tra gli iscritti sulle possibili soluzioni di governo.

Prima dell'incontro con Fico, si erano tutti riuniti al Nazareno: un vertice che alcune fonti dem raccontano assai vivace. Marcucci e Orfini avrebbero sostenuto la necessità di tenere una linea più cauta e ferma, mentre Martina caldeggiava l'apertura al dialogo con i Cinque stelle, a patto della chiusura del forno con la Lega.

Alla fine, con Delrio e Guerini mediatori, si è giunti a una sintesi su tre punti: stop chiaro al "forno" tra M5s e Lega, far partire la discussione dai cento punti del programma elettorale del Pd (che vuol dire non 'abiurare' quanto fatto dai governi di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni) e far passare la scelta con un voto della direzione Pd. Direzione di cui si ipotizzano anche i possibili giorni di convocazione: mercoledì 2 maggio o, più presto, il 30 aprile. Agli antipodi le prime dichiarazioni di altri esponenti dem: dal renziano Michele Anzaldi che dice: "Così passa un messaggio incomprensibile e umiliante per i nostri elettori", a Gianni Cuperlo che, come la ministra Marianna Madia, appoggia la linea Martina. Possibilista anche il Guardasigilli. "Se si è davvero irreversibilmente consumata la possibilità di un accordo tra M5s e Lega - dichiara Andrea Orlando - saremmo di fronte a un fatto nuovo di cui dovremmo tenere debita considerazione". In mattinata si era espresso anche il ministro uscente dello Sviluppo economico Carlo Calenda, con una battuta: "Vedo il serio rischio che il Pd sia troppo antisistema per allearsi con il M5s attuale", aveva scritto su Twitter.

Governo, Salvini a Di Maio: io leale ancora pronto a dialogo

"Di Maio mi accusa di essere 'irrilevante'? Forse voleva dire 'coerente' e leale, visto che lavoro da 40 giorni per formare un governo fedele al voto degli italiani. Amoreggiare con Renzi e col Pd, pur di andare al potere, mi sembra invece irrispettoso nei confronti degli italiani e dei propri elettori. Se vuole smettere di polemizzare e aiutarmi a ricostruire questo Paese io, come leader del centrodestra, sono pronto". Cosi il segretario leghista Matteo Salvini in una nota.

Governo, Gelmini: Salvini corretto nei confronti di elettori e Cav

"Salvini è stato corretto nei confronti degli elettori prima ancora di Berlusconi". Lo dice la capogruppo alla Camera di Forza Italia, Mariastella Gelmini, a Porta a Porta su Rai1. "Di Maio ha cercato di dividere il centrodestra ed indebolire Salvini ma la furbata non è andata in porto".

 

 

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governo marcucci pd m5sconsultazioni fico m5s pd





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