Governo Gentiloni: non se ne vogliono andare.
Gentiloni non molla e continua senza alcuna maggioranza.
Il governo Gentiloni è stato ed è tutt’ora un’anomalia non nel senso politico del termine, ma in quello istituzionale e questo perché non si è ancora dimesso.
Ci sono stati dei precedenti di “prolungamento” analitico, ma si trattava di governi dediti veramente a svolgere l’ordinaria amministrazione, come si suol dire, e non a continuare a fare nomine ed atti.
La norma prevede che il governo si dimetta finita la legislatura o anche qualche giorno prima, come fece, ad esempio, Mario Monti nel 2015, alla fine della XVI legislatura.
Qualche giorno fa Gentiloni ha fatto, assai poco elegantemente, le nomine dei consiglieri del Cnel, che il suo mentore Renzi aveva cercato di abolire (come del resto il Senato dove è stato invece eletto).
Non si tratta di questioni di lana caprina, ma di nomine di un ente costituzionale e relativi stipendi, anche se da anni fa ormai ben poco.
Oltretutto, i tempi di sbaraccamento del governo Gentiloni -che non è retto più da alcuna maggioranza parlamentare- si allungano istituzionalmente almeno fino alla presentazione del Def, Documento di economia e finanza, che è previsto per legge il 10 aprile e che deve essere poi inviato entro il 30 dello stesso mese Bruxelles.
Questo perché i tempi di formazione del nuovo governo saranno molto lunghi, data l’attuale empasse sulle alleanze scatenate dalla diabolica legge elettorale, il Rosatellum, sponsorizzata da Gentiloni stesso.
Paolo Gentiloni sta utilizzando la sua permanenza in carico per “tranquillizzare l’Ue sulla stabilità dell’Italia”, come ha detto, in cambio dell’appoggio all’Ue contro la Russia.
Dunque Gentiloni sta agendo con governo in due direzioni principali: il Def la cui composizione da parte del ministro dell’Economia sarà semplicemente ortogonale (nei diabolici dettagli, naturalmente) a quello che pensano Lega e Cinque Stelle, cioè i vincitori delle elezioni, e contro la Russia, alleato naturale di Salvini e Di Maio.
Tutto questo senza entrare nel merito di quello che il Conte (è nobile) Gentiloni ha prodotto in questo periodo in termini di grigiore istituzionale.
Consola solo il fatto che il piattino che si era preparato Gentiloni in caso di vittoria o di sconfitta non eccessiva del duo Renzi Berlusconi, non se lo mangerà. Infatti il Conte puntava sornionamente a farsi dare un mandato ulteriore da Mattarella e invece sia dentro il Pd (in cui ha parecchi nemici) sia all’esterno è partito un gigantesco “ciaone” che però non deve far abbassare la guardia su quello che sta ancora facendo per non riproporre più fatti come l’incredibile nomina del Cnel.
Una piccola nota riguarda poi il ministro dell’Ambiente Galletti: non ha trovato il tempo di rinnovare (è scaduta da anni) la Commissione di Valutazione di impatto Ambientale (VIA), in cui c’è stato anche un arresto e numerosi membri hanno un conflitto di interessi. La Via, pochi l o sanno, è uno dei gangli vitali del sistema delle grandi opere italiane ben più importante, operativamente, del Cnel, ma evidentemente va bene che si continui così nonostante le proteste dei media: