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Politica
Governo, la crisi si allontana. Tra compromessi e contropartite...

Tanto tuonò che non piovve. Una tempesta in un bicchier d'acqua. Si sprecano i modi di dire per descrivere quanto potrebbe, condizionale d'obbligo, accadere nei prossimi giorni attorno alla tormentata, divisa, litigiosa ma al momento unica possibile maggioranza giallo-rossa. Il primo segnale che fa pensare a una riappacificazione, proprio nel giorno dell'atteso vertice tra il premier e Matteo Renzi, è il can can scatenato in Senato dalla Lega sui Decreti Sicurezza, tema sul quale nel governo - tranne qualche singolo pentastellato dubbioso - trova tutti d'accordo nel cancellare la linea dura dell'ex ministro dell'Interno. Più le opposizioni si scatenano, con il ministro D'Incà addirittura strattonato mentre poneva la questione di fiducia in Aula, più i partiti di maggioranza ritrovano l'amalgama.

Resta il tema del Meccanismo europeo di stabilità a tormentare il sonno del presidente del Consiglio. L'utilizzo del Mes è stato posto come condizione da Renzi per non ritirare le ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti e il Pd lo ha inserito nelle proposte della campagna "Le cose da fare. Ora" appena lanciata con tanto di pdf. Ma, come è noto, Giuseppe Conte è sempre stato molto freddo sui 36-37 miliardi per la sanità e il M5S, che ha già mal digerito il via libera alla riforma del Mes, non potrà mai dire sì, pena l'autoestinzione e la rivolta della base grillina, oltre alla scissione dell'ala Di Battista-Lezzi. Una rottura sull'Europa comunque sembra al momento lontana.

Tanto Renzi quanto Zingaretti sanno perfettamente che non ci sono i numeri per un esecutivo filo-Ue in questo Parlamento e che, in caso di voto, stando ai sondaggi, Lega e Fratelli d'Italia insieme potrebbero superare il 40%, ottenendo la maggioranza (insieme a Silvio Berlusconi)...e buonanotte Mes. La soluzione, quindi, non è la crisi, visto che da sola Forza Italia, da sempre pro-Mes, non basta per trovare un'altra maggioranza filo-Bruxelles. La soluzione potrebbe quindi essere un compromesso siglato dal premier nel quale non si esclude a priori l'utilizzo del Mes, per accontentare Dem e Italia Viva, rimandando la decisione finale alle prossime settimane, anche in base all'andamento della pandemia (con lo spettro della terza ondata).

L'altro punto sul quale si lavora è quello di raddoppiare (almeno) i fondi del Recovery Fund a favore del sistema sanitario nazionale, sottraendoli alle altre voci (soprattutto il green), in modo tale da cercare di ottenere lo stesso risultato senza provocare un terremoto politico. In questo modo verrebbe anche accontentato il ministro della Salute Roberto Speranza, che aveva protestato per le esigue risorse messe in cantiere. Politicamente la quadra verrebbe poi trovata anche su altri fronti, come ad esempio il ridimensionamento della contestata cabina di regia sul Recovery e un ruolo importante anche per la Bellanova.

Conte sarebbe innanzitutto pronto a cedere la delega sui Servizi Segreti, altra richiesta di Renzi ma anche del Pd, nominando sottosegretario o Emanuele Fiano (Pd) o Ettore Rosato (Iv), più il primo del secondo. Non solo, verrebbe anche accantonata definitivamente la Fondazione sulla Cybersecurity che Dem e Italia Viva hanno già tolto dalla Legge di Bilancio 2021 con l'ok di Luigi Di Maio e di una fetta importante del Movimento 5 Stelle.

Altra contropartita sarebbero le poltrone, non quelle di governo (rimpasto quantomeno rinviato a dopo le feste per non aprire una partita dagli esiti incerti e pericolosi) bensì quelle delle aziende partecipate dallo Stato. E in questo pacchetto di potere Italia Viva, stando alle indiscrezioni che circolano nei Palazzi romani, verrebbe "ampiamente" rappresentata.

Infine le riforme istituzionali e la legge elettorale, tema caro soprattutto al Pd. Conte, dopo aver lasciato che a trattare fossero i partiti della maggioranza (a seguito del referendum sul taglio dei parlamentari), arenandosi, prenderà in mano la situazione dando un'accelerata alla riforma del Titolo V della Costituzione, viste le storture nel rapporto Stato-Regioni e alla revisione dei regolamenti parlamentari. Il tutto cercando anche di inserire qualche correttivo maggioritario (come chiede Italia Viva) nel progetto di legge di elettorale proporzionale alla tedesca messo a punto da M5S e Dem.

Infine, ciliegina sulla torta per Renzi, sarebbe la nomina di Ivan Scallfarotto a un ruolo importante e prestigioso al WTO (la decisione verrà presa nelle prossime settimane). Scelta che libererebbe anche una casella di sottosegretario agli Esteri che probabilmente verrebbe tenuta dalla stessa Italia Viva permettendo così a Renzi di raddoppiare il 'bottino'.

Insomma, tutto lascia pensare che a pochi giorni dal Natale e con l'iter della manovra economica ancora tutto da completare non ci sarà alcuna crisi di governo. "Andrebbero a prenderli sotto casa quelli di Italia Viva", ironizza un deputato Pd. Resta lo scoglio del Mes, vero, ma le basi ci sono per andare avanti. Senza dimenticare che in estate scatta il semestre bianco del presidente della Repubblica levando così di torno l'ipotesi del voto anticipato. D'altronde Conte ha appena portato a casa un successo d'immagine, la liberazione dei 18 pescatori sequestrati 107 giorni fa in Libia, e questo aiuta la soluzione dei problemi politici nella maggioranza e la ricerca di un compromesso.

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