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Politica
Governo, la lealtà di Salvini stana Di Maio e rende il Centrodestra vincente

La seconda giornata di consultazioni del presidente del Senato Elisabetta Casellati si concluderà, certamente, con un nulla di fatto. Le condizioni pregiudiziali e i veti di ieri sono gli stessi di oggi. Pertanto, è difficile che qualcosa muti nelle prossime ore. Tutto il blocco si riassume in due punti nevralgici: l’odio dei 5Stelle contro Silvio Berlusconi e Forza Italia; l’impossibilità politica di frammentare il Centrodestra.

Mentre, tuttavia, la prima premessa appare oggettivamente insensata e fondamentalista, la seconda è garanzia di lealtà e onestà con gli elettori da parte della Lega nei riguardi dei propri parlamentari e di quelli di Forza Italia.

È vero quanto si dice, ossia che tutti devono fare un passo di lato o indietro, mettendo al vertice l’interesse nazionale. È altrettanto certo che il Paese deve avere un Governo, e che impedirlo significa non adempiere bene ai propri doveri di parte.

Ciò nondimeno è da commisurare sempre questa finalità ultima con la propria coerenza di fondo, e, in tal senso, la cosa meno valida o più sbagliata che potrebbe fare Matteo Salvini è proprio quella di rompere la sua coalizione, per altro espressa in deputati e senatori che nella quota maggioritaria sono indistinguibili e in elettori sostanzialmente omogenei.

Di qui l’immoralità partigiana del veto di Luigi Di Maio. Ma come si fa a guidare un partito che avrebbe voluto per se stesso il vincolo di mandato e chiedere agli altri possibili membri di una maggioranza di tradire esattamente il proprio vincolo di mandato? Come si fa a presentarsi in un quadro tripolare con il 32 % dei consensi e continuare a dire che si ha una mistica investitura popolare a governare da soli, per di più solo con la propria leadership personale?

Tutto sommato conviene cominciare a ragionare se abbia realmente senso per tutto il Centrodestra avventurarsi in un Governo con un Movimento che evidentemente non rispetta se stesso, prima ancora di non accettare le regole del sistema democratico. In fin dei conti, se in seconda istanza dovesse esserci un altro mandato esplorativo, magari, come si balena, a Roberto Fico, è probabilmente molto meglio che il Centrodestra si ritagli un ruolo frontale di opposizione.

Chiaramente dispiace abbassare le armi delle riforme promesse in un programma valido ed essenziale, che avrebbe potuto portare il Sud ad essere più competitivo e il Nord ad esserlo ancora di più proprio guardando proprio al meridione, per colpa di fissazioni incomprensibili di un ragazzino.Dispiace, oltretutto, sapere che il FMI ci chiede di alzare IVA e tasse sulla casa senza che questi diritti personali fondamentali della nazione al risparmio non possano avere un forte Governo liberale e conservatore a proteggerne il valore.Ma a tutto c’è un limite. La volontà di Governo di Salvini, manifestata in tutti queste settimane dopo il voto, anche con tante abnegazioni personali, non può essere umiliata da velleità e inesperienze così tanto eccessive e irrazionali.

Se il M5S riesce provi pure a Governare con Matteo Renzi, sempre che quest’ultimo glielo conceda. E dato che Berlusconi sarebbe il vecchio che impedisce la rivoluzione Grillina, chissà che Gentiloni, Del Rio, Padoan e Calenda, verso cui non si è sentito pronunciare alcun veto, siano i migliori alleati riformisti per il Di Maio rivoluzionario. Il Centrodestra, in ogni caso, è e resta il futuro del conservatorismo italiano, e lo è perché sta unito, perché ha ottime soluzioni, una giovane leadership e una qualificata classe dirigente, valida anche e forse di più domani di oggi. Non essere in maggioranza, infatti, toglie potere, ma, a conti fatti, accresce il consenso che verrà dopo una Legislatura che di certo non durerà cinque anni e nella quale difficilmente si può ottenere molto di più che mantenere la propria sostanziale identità politica.

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