Governo Lega, Giorgetti premier? Cresce l'ipotesi. Insight post-consultazioni

Governo di alto profilo e presidente del Consiglio leghista. Al di là dello show imbarazzante di Berlusconi al Quirinale, sono questi i due punti chiave della dichiarazione congiunta letta da Matteo Salvini a nome di tutto il Centrodestra, oltre al riconoscimento del leader leghista dell'appartenenza dell'Italia all'Alleanza Atlantica (nonostante il no all'azione militare contro la Siria di Assad). Da notare che il segretario della Lega, ancora una volta, non ha fatto il proprio nome per Palazzo Chigi. E, come ha più volte scritto Affaritaliani.it, l'unico leghista che ha lo standing per poter ricoprire il ruolo di premier è Giancarlo Giorgetti.

Che, non a caso, malgrado i rumor della vigilia, non è stato eletto alla guida della Commissione speciale della Camera per far posto al suo fedelissimo Nicola Molteni e, probabilmente, per tenersi le mani libere. Giorgetti, mente del Carroccio, vice-segretario federale e capogruppo a Montecitorio, ha accompagnato Salvini in tutti gli incontri chiave con gli alleati, sia prima delle elezioni, sia dopo, ad Arcore o a Palazzo Grazioli, sia per l'elezione dei presidenti di Montecitorio e Palazzo Madama. Nonostante la delusione per la quasi certa retrocessione nella Serie B inglese del suo Southampton, dopo la sconfitta risicata (3-2) a Londra contro l'Arsenal, Giorgetti non si scompone e resta con i piedi per terra.

A chi gli chiede se a breve riceverà l'incarico dal Capo dello Stato per formare il nuovo esecutivo risponde ironicamente "ma sei pazzo", intanto continua a muoversi (come sempre) con grande dimestichezza nei Palazzi romani del potere (non solo politico). Giorgetti potrebbe essere davvero l'uomo giusto per tenere insieme il Centrodestra e cercare di trovare in Parlamento i numeri che mancano. Stimato e apprezzato anche da Berlusconi, che lo considera uno stratega, il capogruppo leghista alla Camera ha moltissimi amici nel Partito Democratico, primo fra tutti il vice-presidente di Montecitorio Ettore Rosato, padre della legge elettorale con la quale abbiamo votato il 4 marzo. Giorgetti è cresciuto al fianco di Umberto Bossi e dal Senatùr ha imparato le armi della strategia e della tattica politica.

Ha poi attraversato indenne la segreteria di Roberto Maroni diventando infine l'uomo di fiducia di Salvini. Non solo. L'ex presidente della Commissione Bilancio della Camera, bocconiano, è stimato anche dal Capo dello Stato che lo considera un moderato e un leghista quasi anomalo ed è stato un 'saggio' dell'ex Capo dello Stato Giorgio Napolitano dopo l'empasse uscita dalle urne nel 2013. Giorgetti potrebbe tentare due strade (ma non subito, prima ci sono passaggi importanti come l'Assemblea Dem e le Regionali in Molise e in Friuli Venezia Giulia): o l'accordo diretto con il M5S facendo fare un passo indietro a Berlusconi, magari con l'appoggio esterno di Forza Italia al governo, come chiede Salvini, o convincere un buon numero di parlamentari presi sia dal Pd sia dai pentastellati e da gruppi minori a sostenere l'esecutivo anche con lo spauracchio del ritorno alle urne e della perdita dei privilegi appena conquistati. Anche se la 'carta di riserva' dell'ex Cavaliere sembra essere il Pd, che questa volta Salvini non ha escluso come alleato (anche se non ha citato).

La strada non è in discesa, ma da oggi l'ipotesi di Giorgetti premier è sicuramente più forte.