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Politica
Governo Lega-M5S, Salvini deve fare i conti con l'"irritazione" della Meloni
Foto LaPresse

Governo Lega-M5S. "Irritazione" da parte di Giorgia Meloni per come Matteo Salvini è arrivato all'accordo, ancora in via di definizione, con Luigi Di Maio. Fratelli d'Italia ha riunito mercoledì sera a Roma i suoi massimi dirigenti e l'opinione prevalente nel partito è quella dell'astensione, se non addirittura dell'opposizione vera e propria, verso l'esecutivo giallo-verde.

La Meloni, spiegano fonti di Fdi, si sarebbe aspettata un atteggiamento differente da parte del segretario leghista. "Non una telefonata, nulla. Si sono preoccupati di 'sistemare' Berlusconi, ma noi non siamo un partito di Centrodestra?", confida ad Affaritaliani.it una fonte di Fdi. A questo punto la linea è quella del 'wait and see', attendere la definizione del programma e della squadra, in particolare il nome del presidente del Consiglio. "E' evidente che se il premier fosse un leghista, ad esempio Giorgetti, il nostro atteggiamento sarebbe diverso e più aperto", prosegue la fonte di Fdi.

La Meloni non chiederà nulla, anche perché sa perfettamente che Di Maio vuole un contratto a due e non a tre. Ma se arrivasse una richiesta di partecipare direttamente nel governo la risposta non sarebbe un no a priori. E l'uomo di Fratelli d'Italia eventualmente pronto a far parte dell'esecutivo sarebbe Guido Crosetto (Sviluppo Economico). L'ipotesi, almeno per ora, resta comunque remota. Senza novità politiche di rilievo, che potrebbero arrivare solo con un incontro o almeno con una telefonata Salvini-Meloni, Fdi si prepara a seguire l'esempio di Forza Italia: non votare la fiducia al governo giallo-verde e valutare i provvedimenti caso per caso.

Fatto sta che a livello numerico i 18 senatori di Fdi farebbero comodo alla nuova maggioranza, che al Senato è abbastanza risicata e si ferma a quota 167 contro 151 delle varie opposizioni (alla Camera Di Maio e Salvini contano invece su un ampio margine di 347 deputati). Ma politicamente, soprattutto per Salvini, avere un'opposizione a destra sarebbe pericoloso. "Se ad esempio rimpatriassero 998 clandestini anziché 1.000, saremmo lì a farglielo notare tutti i giorni. Per la Lega saremmo una vera spina nel fianco. Non siamo 20 peones scappati di casa", spiega un parlamentare di Fratelli d'Italia. In Via Bellerio lo sanno, anche se probabilmente la Meloni dovrebbe stare tranquilla e lasciar lavorare l'alleato.

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