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Politica
Governo Lega: tutta la verità sulla cena a casa di Salvini. Clamoroso Lega


Martedì 9 aprile. Cena nell'abitazione romana del vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini. Presente tutto lo stato maggiore del Carroccio, dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti ai ministri ex padani (Giulia Bongiorno, Erika Stefani, Lorenzo Fontana, Gian Marco Centinaio, Marco Bussetti), dai Governatori delle Regioni (Attilio Fontana, Luca Zaia, Massimiliano Fedriga e Christian Solinas) fino ai due capigruppo al Senato e alla Camera, Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari. I vertici della Lega hanno analizzato la situazione politica ed elaborato vari scenari. Su un punto non ci sono dubbi: fino alle Europee del 26 maggio non succederà nulla all'esecutivo del premier Giuseppe Conte. Dopo la chiusura delle urne, invece, si apriranno diverse strade.

La prima è quella di continuare nell'esperienza di governo con i 5 Stelle. Anche se i problemi non mancano. In cima alla lista c'è la Giustizia e i difficilissimi rapporti con il ministro pentastellato Alfonso Bonafede, come si è palesato nel caso del Codice Rosso e dell'emendamento, poi accantonato, sulla castrazione chimica per gli stupratori. Il ministro Giulia Bongiorno ha spiegato durante la cena quanto sia complicato dialogare con il Guardasigilli sulla riforma della Giustizia e anche i capigruppo hanno espresso il loro disappunto per l'atteggiamento di chiusura che Bonafede tiene in Aula nei confronti della Lega ("I nostri emendamenti non li guarda nemmeno e si comporta come se il governo fosse un monocolore M5S", lamentano).

La Giustizia, quindi, ovvero tempi e modi della riforma (considerando anche che dal primo gennaio 2020 verrà cancellata la prescrizione), sarà il primo punto di discussione con il M5S dopo le Europee. Altro tema è quello delle opere pubbliche e delle infrastrutture. Lo sblocca cantieri - nonostante l'annuncio di Luigi Di Maio ("A ore sarà in Gazzetta Ufficiale") - ancora deve essere "sistemato e rivisto" e su questo fronte Giorgetti ha particolarmente messo l'accento assieme ai presidenti delle Regioni del Nord. "Va corretta la lista dei cantieri da sbloccare, per ora quasi tutti al Sud, prima del 26 maggio superando i dubbi dei ministri Toninelli e Costa", spiega una fonte presente alla cena. Altro tema al centro del dibattito è stata l'autonomia regionale. Zaia e Fontana hanno spiegato che i tempi sono maturi e che non è possibile aspettare ancora, pena il rischio di perdere consensi nelle due Regioni chiave e bacino elettorale della Lega.

In particolare il Governatore del Veneto ha ricordato che nel 2020 ci saranno le elezioni nella sua Regione e che quindi l'autonomia "dovrà essere una realtà da tempo per la primavera del prossimo anno, con buona pace dei 5 Stelle". Il federalismo differenziato, quindi, sarà il secondo argomento sul quale la Lega premerà l'acceleratore dopo il 26 maggio. Quando alla flat tax, Salvini ha spiegato che "un segnale dal primo gennaio va dato assolutamente", anche se fosse solo un primo step di una riforma più complessa. E ancora il ministro dell'Interno ha insistito sul messaggio chiaro da recapitare al titolare dell'Economia Giovanni Tria: nessun aumento dell'Iva. Su questo punto Giorgetti ha usato toni più pacati e prudenti rispetto a quelli del vicepremier, confermando l'impegno a tagliare le tasse per il ceto medio, ma "senza mettere a rischio i conti pubblici, visto il contesto internazionale e considerando anche l'aumento del debito" certificato proprio dall'esecutivo nel Def.

Polticamente, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, nessuno ha proposto di ritornare con Berlusconi mollando Di Maio e Conte, anche se sono stati esaminati tutti gli scenari, compresa un'eventuale caduta dell'esecutivo dopo le Europee. Ipotesi - spiega un partecipante alla cena - legata al possibile flop dei 5 Stelle e ad una loro implosione. La cosa più sorprendente è che praticamente tutti i partecipanti alla cena leghista - dal duo Salvini-Giorgetti agli altri ministri, dai capigruppo fino ai presidente di Regione - hanno spiegato senza mezzi termini che "è nettamente peggio Fratelli d'Italia di Forza Italia". Clamoroso per certi versi.

La Lega, in caso di nuove elezioni politiche a breve (autunno o primavera del prossimo anno), ha come prima ipotesi quella di correre da sola e senza alleati (che semmai arriverebbero solo dopo il voto in Parlamento per la formazione del governo). "Il partito della Meloni è quello che ci rompe di più i coglioni sui nostri temi, immigrazione in testa (ma non solo), e anche sui territori da Nord a Sud è quello che maggiormente cerca di metterci in difficoltà", spiega una fonte che ha partecipato alla cena del Carroccio. Che conclude lapidaria: "Scordatevi un'alleanza tra noi e la Meloni come blocco sovranista, non se ne parla. Questa ipotesi che valeva qualche mese fa è tramontata del tutto".

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